NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle Province

Dopo il sasso gettato nello stagno da Claudio Rizzato del PD, si accende il dibattito sugli enti provinciali

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle

Le Province scricchiolano? Così pare sentendo gran parte dei parlamentari vicentini, certo è che nella guerra agli sprechi della politica e della amministrazione locale, quello degli enti provinciali sembra essere l'anello debole della catena. E a far deflagrare la questione hanno contribuito e non Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)poco le parole decise dell'ex consigliere regionale del PD Claudio Rizzato [a des.], ben deciso a candidarsi alla presidenza della provincia ma per farne da liquidatore. Chiaro che si tratta di una provocazione, anche perché per abolire eventualmente gli enti provinciali non è certamente sufficiente la volontà personale di un politico, ma serve una azione di ben più ampio respiro parlamentare. Però il dado è tratto e a questo punto il dibattito che ne esce a tutti i livelli si fa quanto mai interessante. Tanto interessante che non tutti i politici interpellati se la sono sentita di esprimere un parere, soprattutto tra le fila del PD. Dopo il forfait di Federico Ginato, segretario provinciale del PD da registrare anche i silenzi del cittadino Enrico Peroni e della parlamentare Daniela Sbrollini.

«Le Province sono superate da tempo e devono essere sostituite dall'Assemblea dei Sindaci che coordinano i Comuni con la nomina di un Esecutivo al loro interno. Naturalmente i Sindaci non avranno indennità aggiuntive e sostituiranno Consiglio e Giunta provinciale. Il personale della Provincia resterebbe in servizio ad esaurimento per coadiuvare il personale dei Comuni. Contestualmente si deve avviare la fusione dei Comuni a partire da quelli con meno di 5000 abitanti (80 in provincia di Vicenza). Dalla fusione ci guadagnano i cittadini: più finanziamenti, economie di scala, servizi più efficienti, meno tasse (finanziate con economie di scala). Con la eliminazione dei Consigli e delle Giunte Provinciali e del relativo apparato politico si riducono i costi della politica, con la abolizione delle province si semplifica la vita dei cittadini ora costretti ad estenuanti zig zag burocratici tra enti vari con competenze a volte sovrapposte a volte duplicate». Queste le considerazioni dell'ex consigliere regionale del PD Claudio Rizzato. Secondo lei le Province dovrebbero essere abolite? Sono una spesa inutile?

Giorgio Conte, parlamentare del Fli: «Un paio d'anni fa l’allora candidato premier Silvio Berlusconi annunciò: “Le province non possono essere lasciate in piedi; solo per l'abolizione delle province, pur assorbendo tutto il personale, si risparmiano 10-13 miliardi all’anno”.

La stima era evidentemenParlamentari d'accordo: serve una revisione delle (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)te esagerata, eppure molti italiani si convinsero che era arrivato il momento di eliminare uno dei numerosi, troppi, livelli di governo, i cui costi sono considerati superiori ai benefici. Da allora sono passati più di tre anni, ma di quella promessa non è rimasto nulla, se non il nitido ricordo dei tanti altolà rivolti dalla Lega Nord a chiunque nella maggioranza provasse ad avanzare nuovamente la proposta. Con l'ultimo emendamento della Lega – il partito che all’insegna non si capisce di quale federalismo, intende aprire sedi dei ministeri al Nord duplicandone i costi per lo Stato– la maggioranza mette la parola fine all’ipotesi di abolizione o anche di semplice razionalizzazione dell’ente provincia in questa legislatura. Anzi, di più, si verifica un fatto non del tutto nuovo, ma che va comunque rilevato: la maggioranza, in particolare il PdL, vota espressamente contro un punto qualificante del suo programma elettorale. Se si condivide – e dovrebbe essere almeno auspicabile - l’esigenza di razionalizzare la spesa pubblica, tagliando sprechi ed esuberi, questo disegno di legge sull’abolizione delle Province dovrebbe essere discusso, valutato, approfondito adeguatamente e votato. Dirò di più! Doveva essere fatto nei famosi primi 100 giorni della legislatura, per dare impulso alla capacità riformatrice e costituente promessa in campagna elettorale e permettere quindi di trarne i relativi benefici entro la fine della legislatura. Il governo sta rinunciando a un risparmio, per le casse dello Stato, che a regime può arrivare fino a circa 2 mld di euro. E visto che i palazzi della politica è facile aprirli, ma diventa più difficile o quasi impossibile chiuderli, non c’è Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)da stupirsi che la resistenza all’abolizione delle province, che al Nord in particolare rappresentano un centro nevralgico del sistema di potere locale, si associ alla richiesta di spostare geograficamente anche alcuni pezzi del “potere centrale”. Futuro e Libertà, a differenza della Lega, pensa che la questione settentrionale rappresenti un tema che non può risolversi aumentando il peso e il costo delle istituzioni di governo, bensì liberando la vita economica e sociale, nelle aree più produttive del Paese, dalla cattiva politica invadente e manovriera. Abbiamo discusso a lungo in questi mesi di federalismo fiscale ed ora, se ne stanno accorgendo anche gli elettori, emerge il bluff. Il problema non era dare più libertà di spesa e più potere ai Sindaci “padani”, ma ridurre la pressione fiscale ai cittadini del Nord, che è tutto un altro discorso. Così, l’ossessione si sposta sulla conquista dei Ministeri per il Nord che, lasciatemelo dire, riflette una cultura ben diversa da quella federalista. Per federalismo abbiamo sempre inteso preservare l’autonomia e la responsabilità dei territori dal potere del “centro”, non re-distribuire sul piano territoriale pezzi di potere centrale. Anziché allontanare Roma, così la portereste ancor più vicina, praticamente sotto casa. Torniamo alle province. Noi saremo anche disponibili a discutere ed eventualmente a votare un’ipotesi che rappresenti una soluzione intermedia. Quella che elimina le province sovrapposte alle città metropolitane e le provincie demograficamente più piccole, da accorpare a quelle limitrofe. Un progetto che comprenda anche un piano di alienazione del patrimonio mobiliare e immobiliare delle province che sopravvivono, liberando risorse importanti per l’azione legislativa e amministrativa. Ma chi governa non è disposto nemmeno a questo, perché “le province non si toccano” e, tornati in Commissione proverebbero a riesumare la proposta leghista di “regionalizzazione” delle province, attribuendo, alle Regioni il compito non solo di abolirle, ma anche di istituirle. Tutto ciò accompagnato da una incomprensibile rinuncia alle città metropolitane, che rappresentano invece un fondamentale anello di governo del territorio delle aree più grandi e complesse del Paese».

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