NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Altaburg, la fiaba che “vive” sull’Altopiano

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Altaburg, la fiaba che “vive” sull’Altopiano

Abbiamo incontrato Paola Martello, che presenterà il libro il 25 marzo alle 16 al Cenacolo del poeti dialettali vicentini alla Biblioteca La Vigna di Vicenza, rivolgendole alcune domande.

Altaburg, la fiaba che “vive” sull’Altopiano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il libro narra della leggenda legata all’Altaburg. Che importanza hanno le leggende nella vita e nelle tradizioni della gente di montagna? E perché una leggenda secondo lei è più facilmente assimilabile a quei luoghi piuttosto che alla pianura o alla città?

«Le leggende non rimangono sempre uguali, ma si modificano secondo la fantasia e l’immaginazione di chi le racconta. Io mi sono ispirata alla leggenda dell’Altaburg, ma l’ho adattata alla storia che volevo narrare. Le leggende, come d'altronde la lingua, l’arte e le altre tradizioni fanno parte della cultura di un territorio. Esse sono ancora importanti, soprattutto sull’Altopiano di Asiago, poiché è la stessa toponomastica cimbra a riportarle alla mente. Il Tanzerloch o Buco della Danza ricorda i sabba delle Streghe, lo Stonhaus o Casa di Pietra è l’abitazione dell’Orco e così via. Inoltre, in montagna molti luoghi sono rimasti quelli di un tempo e ancora adesso trasmettono le suggestioni create dalle antiche storie. Le leggende per la gente di montagna hanno ancora molta importanza. Per fare due esempi dolomitici, cito la storia del Rosengarten o Catinaccio che narra del roseto di Re Laurino. L’arbusto al crepuscolo, secondo la fantasia popolare, colora di rosa la montagna. L’altra leggenda è quella riguardante i Fanes e la loro principessa Dolasilla. Un famoso parco porta il nome di questo popolo mitologico e usa la storia come richiamo turistico. Questi sono solo due esempi fra i molti conosciuti. In pianura, dove i luoghi sono stati spesso stravolti dalla modernità e dall’urbanizzazione, si sono perse molte storie immaginarie, ma alcune ancora resistono».

Perché ha scelto di narrare la storia a metà tra prosa e poesia, arricchendola con immagini?

«L’immagine narra a sua volta la leggenda. Le illustrazioni sono tutte mie. Questa è un’opera dove ho messo assieme riflessioni, poesie e illustrazioni nate in momenti diversi e che sono state attratte, come da una calamita, all’interno della leggenda dell’Altaburg. Parole e disegni si sono ritagliati nel libro gli spazi più congeniali. Il poema non è nato per essere coerente con uno stile. Volevo creare un lavoro diverso dai soliti libri. Altaburg è un puzzle; un insieme di tasselli fatti con le mie esperienze e con il mio lavoro unito in una veste grafica omogenea».

Altaburg, la fiaba che “vive” sull’Altopiano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)La domanda sottesa alla trama è dunque: all’uomo è concesso amare una fata? Esiste un punto d’incontro tra la realtà e l’irrealtà?

«La domanda è propriamente questa! Ovviamente è posta in modo metaforico; l’uomo è alla perenne ricerca dell’amore ideale e della felicità. Zavra il poeta, protagonista del libro, è innamorato di Idra la regina dell’Altaburg e della fantasia. Egli cerca di dare una risposta ai quesiti: Esiste punto d’incontro tra la realtà e l’irrealtà? Potrà mai un uomo mortale amare una fata? Per convincere Nac il nano a lasciarlo attraversare il confine che delimita il mondo dei mortali dall’Altaburg, gli racconta di come la storia dell’uomo è costellata da miti e storie fantastiche. Quando poi finalmente incontra Idra, narra anche a lei alcuni miti. Le racconta delle unioni tra esseri umani e dèi tramandate nei libri di storia, per persuaderla a seguirlo e a lasciare il suo regno. Molti uomini, come lui, vanno alla ricerca di verità difficili da comprovare. Nelle leggende, però, questo punto di contatto tra mondo concreto e regno della fantasia esiste, perché nelle narrazioni tutto è possibile. In esse, ogni mistero trova una spiegazione. Così nascono i miti».

Lei scrive che la storia, pur in forma di fiaba, è adatta ai lettori adulti. Secondo lei oggi gli adulti hanno smarrito il contatto con il lato fiabesco dell’esistenza?

«Le fiabe o leggende nascono dalla fantasia degli adulti per essere narrate ai più piccoli, che dalle storie dovrebbero trarre messaggi e insegnamenti. Nella storia del mio libro invece entrano i difficili rapporti d’amore fra esseri umani. Nella nostra società ci sono Orchi in carne e ossa ben più pericolosi di quelli delle fiabe. Per questo motivo è un libro per adulti. Credo però che gli uomini abbiano ancora bisogno di fantasticare e di raccontare ai bimbi storie immaginarie. Vedi il successo di libri e film fantasy creati per i più piccoli, ma seguiti anche da un pubblico adulto. Tra i miei lavori ci sono dei libri - gioco, come La fiaba dipinta nel gioco delle 40 Carte e Fabulando con le 56 Carte che sono fatti a schede nelle quali illustro i protagonisti delle leggende delle montagne dolomitiche e dell’Altopiano dei Sette Comuni. I libri-gioco servono a inventare storie partendo da leggende antiche e sono stati creati per i ragazzi delle Scuole primarie, ma sono usati anche dagli adulti per scrivere nuove fiabe».

 

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