Conoscenza eguale a libertà
Da qualche tempo un gruppo di persone ha iniziato a raccogliere firme per cercare di far pressione sulla Amministrazione Comunale affinché prenda a cuore il problema delle sedi periferiche della Biblioteca Civica Bertoliana che, purtroppo, rimangono chiuse più volte alla settimana con disagi non indifferenti per l’utenza.
La Consigliera Comunale Valentina Dovigo (“La città respira” e Sel) pone una interrogazione alla Giunta Variati e con questo spera di poter dare voce alla petizione che sta, appunto raccogliendo firme e non poche. Aggiungerei volentieri la mia se ne avessi la opportunità perché il problema esiste, ma esiste da tempo e, per quello che so, ha una radice anche diversa da quelle pur giuste che qui, ma anche per il passato, venivano correttamente enunciate. Scrive la Consigliere Dovigo “La situazione di “arrancamento” in cui versano le succursali citate rappresenta un grave depotenziamento di un servizio pubblico sempre apprezzato dai cittadini, come dimostrato anche da un’indagine di qualche anno fa in cui il servizio offerto dalla Biblioteca Bertoliana è risultata al primo posto per indice di gradimento dai cittadini di Vicenza. Considerando che la biblioteca rappresenta un servizio culturale di notevole importanza, e nelle sue sedi periferiche un servizio culturale diffuso, un punto di aggregazione dal notevole valore anche educativo e sociale, ritenendo che debba mantenere, in quanto servizio pubblico questa sua caratteristica di apertura ai quartieri ed ad ampi strati della popolazione” e penso che abbia scritto cose completamente condivisibili e apprezzabili con una precisazione che è la seguente.
Questa situazione di difficoltà in cui versano le sedi periferiche della Bertoliana, ma anche la stessa sede centrale, ha certamente la maggior motivazione in alcuni aspetti - compreso quello denunciato dalla Consigliera Dovigo - da sempre, o comunque da tanti anni evidenziati da amministratori dell’ente e da utenti e sono riducibili a pochi elementi: carenza di personale, di spazi, di attrezzature e alla fin fine di mezzi finanziari la qual cosa, tra l’altro, significa impossibilità di fare nuovi acquisto di libri. Sono carenze esistenti, come dicevo, da tempo e sono imputabili alle diverse amministrazioni che si sono succedute ma, in definitiva, nessuna ne ha una precisa totale responsabilità. Magari qualche ex amministratore ha anche cercato in qualche modo di affrontare i problemi e, magari si è anche illuso di poterli risolvere, ma a parer mio la vera responsabilità risiede proprio nella città, cioè nella sensibilità complessiva della gente. Gente che ama la sua biblioteca, che ne parla con entusiasmo, che la vive come una propria casa, ma che non riesce mai far si che questi entusiasmi si traducano non tanto in linee programmatiche dei vari partiti che ricercano il consenso elettorale, cosa questa legittima, comprensibile e patrimonio comune a tutti o quasi tutti. Ma non riesce la città a far si che una qualsiasi amministrazione senta la piena necessità di dare la priorità assoluta allo sviluppo culturale. Uno sviluppo che trova la sua maggior leva proprio nelle biblioteche che sono, non solo sedi di conoscenza ma anche motori di democrazia e libertà autentica. Un’ultima considerazione, a margine del problema relativo al personale - a dire il vero su questo tema si potrebbero scrivere dei trattati- per dire che lo spazio delle biblioteche oltre essere occupato da ricchi e importanti depositi, da scaffalature piene di testi e documenti, dovrebbe essere anche uno spazio anche gradevole, bello, da godere da parte dell’utenza. È nella bellezza che cresce l’amore per lo studio, la lettura, la conoscenza in generale. E come ho già accennato tutto questo fa maturare il senso civico, l’identità comune di una società, la democrazia e la libertà cosciente dei diritti e dei doveri.