NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Identità

Museo Diocesano
Piazza duomo
Orario: 10-13 e 15-18. Chiuso il lunedì
Fino al 9 febbraio 2014

di Maria Lucia Ferraguti

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Identità

Identità (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Attraverso le sezioni Labirinti, Maschere, Fantasmi, Autoritratti, Visto da vicino nessuno è perfetto, Il sogno rivela la natura di noi stessi, si snoda la mostra “Identità”, accolta all’interno del Museo Diocesano, e verso la quale si è guardato con il senso della solidarietà e dell’accoglienza. Mostra intensa, che è l’espressione di un rapporto immediato con opere storiche artistiche già selezionate e accolte nello spazio espositivo, dove il tema attuale, già spesse volte ospitato in esposizioni ampie, è vissuto come estensione delle proprie esperienze di vita sofferta, dove gli autori assumono il disagio a base del loro processo creativo. Risalta la sintesi asciutta in contrasto con l’esuberanza cromatica, la frontalità esasperata di molte immagini, il dominio pieno delle forme nella superficie dai contorni precisi, simili a dipinti elementari, l’imperativo di un colore immediato. Tutto qui è dichiarato senza possibilità alternative, visto l’investimento delle energie mirate sull’obiettivo. E sono molte le rivelazioni, ad iniziare, per la sezione Labirinti da Chiara, che dipinge una foresta dagli alberi stilizzati sovrastanti una zona sottostante dominata da occhi dallo sguardo ipnotico; Roberto, nel percorso Maschere, infligge ad una maschera di cartapesta un risalto di rilievo, fra un crescere di tensioni, di colori, di croci, fino all’esito di un’immagine simile ad un ostensorio dal titolo “Il calvario della vita”. “Diabolik” (2013), pari ad un grido di dolore. Per la sezione Fantasmi, Chiara illustra un archetipo di fantasma dal largo sorriso, che emana dalla sintetica figura dalla testa alonata piccole linee d’energia, dipinte a pennarello. Caterina, in Ritratti, domina con la sua bionda figura vestita da un abito blu a pois, un prato in ascesa, chiuso dall’azzurro del cielo e da cipressi posti a quinte di scena. In Visti da vicino nessuno è perfetto, forme irrigidite trasformano i volti in figure oltre la realtà, dai colori accesi, che diffondono allarme ed inquietudine, mentre in Il sogno rivela la natura di noi stessi, Fabio apre ad una visione notturna: dipinge un’alta casa-chiesa affiancata allo slancio di una torre e le unisce, in un cromatismo dalla nomade luminosità, ad un acido quarto di luna.

Mostra a cura di Gino Prandina, Sabina Scattola, Tino Turco. Con la collaborazione di AxA, Consorzio Prisma, coop. Un Segno, coop. Mamre, Museo Diocesano. Catalogo a cura di Gino Prandina e Sabina Scatola, articolo di Anna Ferrata.

Atelier Esprimersi C.A. Gardenia 1-2 a gestione mista – “Parco S. Felice” Dipart. Salute Mentale, Az. Ulss n° 6-Vicenza.

Identità (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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