NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Brenta: tanti progetti pochi concretizzati

Sono tanti i soggetti e le associazioni che si interessano del fiume e del territorio attraversato dalle sue acque, tante le idee messe in campo, ma finora poche le promesse mantenute

di Gianni Celi

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Brenta

C’è un intasamento di iniziative lungo l’asta del fiume Brenta con tutta una serie di soggetti desiderosi di far conoscere questo territorio per sfruttarlo sotto l’aspetto turistico, culturale, enogastronomico, ricreativo e quant’altro. Da diversi anni ormai sentiamo parlare di promozione, ma, fino ad ora, i risultati possiamo ben dire che non siano riusciti a soddisfare più di tanto i desideri dei propositori.

Cominciamo a parlare della lanciatissima “Via del Brenta”, nata in pompa magna nel 2009 e presentata ufficialmente, nel luglio di quell’anno, a Marostica, alla presenza nientepopodimeno che degli allora presidenti della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e della Regione Veneto, Giancarlo Galan. Motivo della conferenza di presentazione, alla stampa, dell’iniziativa era quello di sottolineare la valenza di una proposta, partita anni addietro e formalizzata al fine di sfruttare, sotto l’aspetto turistico, un territorio omogeneo, da un lato, e variegato dall’altro, dalle origini del Brenta (i laghi di Levico e Caldonazzo) fino allo sbocco in Laguna.

La Via del Brenta doveva essere un progetto di marketing territoriale nato da un accordo di programma che vedeva protagonisti la Regione del Veneto, la Provincia Autonoma di Trento, tre ambiti territoriali trentini ed altri sedici Comuni nelle province di Trento, Vicenza, Treviso, Padova e Venezia.

Brenta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il progetto in questione, approvato con le delibere di Giunta regionale un paio d’anni prima, aveva tra le principali finalità quella di creare un nuovo prodotto turistico che vedesse coinvolte la Regione del Veneto ed il Trentino, legate da un elemento comune, il fiume Brenta.

Attori e promotori del progetto, come dicevamo, erano la Regione del Veneto e la Provincia Autonoma di Trento, con la collaborazione dei Comuni capofila di Bassano del Grappa, in Veneto, e di Levico Terme, in Trentino.

Il progetto doveva coinvolgere cinque ambiti provinciali, sedici Comuni e tre aree territoriali che avevano aderito alle finalità progettuali e che erano nell’ordine: Trento, Pergine Valsugana, Borgo Valsugana, Levico Terme, i Comuni dell’alta e bassa Valsugana e della Conca del Tesino, Bassano del Grappa, Asolo, Castelfranco Veneto, Possagno, Cittadella, Marostica, Piazzola sul Brenta, Padova, Stra, Mira, Mirano, Dolo.

Da Trento, il progetto si sarebbe dovuto sviluppare lungo il corso del fiume attraverso diverse realtà territoriali: Trento e la Valsugana, le terre dell'Esagono (ecco perché erano inserite anche città lontane dal corso del Brenta), Padova, Piazzola sul Brenta e la Riviera del Brenta. Si trattava di un enorme mosaico di ricchezze storiche, artistiche, ambientali, culturali ed enogastronomiche da sfruttare per una prospettiva ambiziosa: quella di lanciare un nuovo sentiero turistico che potesse affiancare, nel tempo, gli altri grandi percorsi europei come, ad esempio, la Romantische Strasse, il Cammino di Santiago, l'itinerario dei Castelli della Loira.

Le opportunità da mettere in rete erano varie, con un’offerta a 360 gradi per soddisfare le più diverse esigenze del turista, con alcune proposte davvero speciali, quali, in primis, la Ciclopista del Brenta, che attualmente collega Levico Terme alla Piovega di Sotto, in Comune di Enego e che ci si augura tuttora possa proseguire fino a Bassano per svilupparsi, in futuro, in un grande percorso ciclabile che si snoda da Monaco a Venezia. Quest’ultima è una idea che, da tanti anni a questa parte, sta portando avanti, sotto la valida regia di Aldo Perin, il Panathlon di Bassano e che abbisogna di ulteriori sforzi da parte dei politici e degli amministratori per passare dalle parole ai fatti.

Ma che ne è stato di quell’ambizioso progetto? “Non ne ho più sentito parlare”, afferma il sindaco si Bassano, Stefano Cimatti, mentre l’amministratore delegato di Veneto Marketing (la società che s’era aggiudicata la gara d’appalto dell’iniziativa), Claudio Gheller, ci spiega che la nuova Amministrazione non ha voluto portare avanti il progetto.

“Anche l’assessore al turismo della Regione Veneto, Marino Finozzi – aggiunge - ha privilegiato la Pedemontana per cui l’idea di intervenire nel nostro territorio è stata archiviata. Non è stato così per il Trentino, invece, che ha puntato in maniera seria sulla valorizzazione della ciclopista Valsugana a tal punto che, dal 2009 al 2012 si è assistito ad un incremento di passaggi di cicloturisti da 160 mila a 260 mila. Per favorire questo settore poi il Trentino, da aprile ad ottobre, ha messo a disposizione una carrozza portabici, nei treni di sua competenza, e dei bus con vagoncini al seguito”.

Nel 2009 c’è il riconoscimento ufficiale, da parte della Regione di un altro soggetto che prende il nome di “Terre del Brenta” e che è composto da undici realtà fra pubblico (i Comuni di Bassano, Cartigliano, Nove e Pozzoleone) e privato (quartieri ed associazioni).

““Terre del Brenta” persegue l'obiettivo generale di migliorare insieme la qualità della vita e l'ambiente nelle Terre del Brenta con un approccio pluralista, partecipativo ed orientato allo sviluppo sociale ed istituzionale (governance di tipo "bottom-up", cioè dal basso)”, spiegano i promotori ed aggiungono tutta una serie di finalità. Gli enti locali hanno avanzato alcune richieste di finanziamento per la sistemazione di edifici di un certo interesse turistico e, proprio alla fine dello scorso anno, sono stati approvati, con un finanziamento complessivo di circa 500 mila euro, quattro interventi di risanamento di edifici rurali individuati come strategici all’interno del progetto nel suo insieme e accogliendo le istanze presentate dalla popolazione rurale. Gli oggetti dell’intervento, infatti, sono stati richiesti dalla comunità, che vorrebbe restaurarli e renderli nuovamente fruibili, anche in connessione con i percorsi e gli itinerari proposti e con le attività ed i vari eventi. Gli edifici in questione sono la Chiesetta di San Valentino a Pozzoleone, le serre dei Giardini Parolini a Bassano, la casetta del custode a Cartigliano e la casera di Vallerana, in Comune di Bassano sull’Altopiano di Asiago.

L’edificio religioso di Pozzoleone risalente al XIV secolo, che allo stato attuale è sconsacrato e in grave stato di abbandono, verrà restaurato architettonicamente. Devono essere intraprese operazioni di risanamento di muri, fondamenta e tetto, con lo scopo della messa in sicurezza, del restauro conservativo e dell’adeguamento alle norme igieniche-sanitarie, per permettere nuovamente la fruizione dell’edificio. Il sito è legato alla fiera di Pozzoleone giunta ormai alla sua 494^ edizione, che annualmente raccoglie numerose presenze e che storicamente rappresenta uno degli appuntamenti legati al territorio e alla ruralità tra i più rappresentativi. Far rivivere la chiesetta significa non solo lavorare sulla storia civile e religiosa del territorio, ma bensì collegare i nomi ai luoghi e restituire memoria a tutta la comunità. Il restauro e la riqualificazione della chiesa anche internamente, permetterà di trasformare il sito in un’aula polifunzionale, elevando sensibilmente il valore non solo paesaggistico del bene culturale in questione, ma anche il capitale culturale del territorio.

La chiesetta è situata lungo l’ippovia e la ciclopedonale del Brenta (con area di accesso a Friola), da cui affluiranno i turisti e i residenti, in una zona rurale di indubbio pregio paesaggistico e ambientale, ed inoltre si trova presso uno dei maneggi individuati per la sosta e ristorazione dei cavalieri.



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