NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Lettere dal fronte russo

Silvino Biscotto ha raccolto e pubblicato le missive che l’artigliere alpino Michelangelo Dal Grande inviava alla famiglia, lui uno dei tanti giovani divenuto dispersi la ritirata del ‘43

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Biscotto

Biscotto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Posta Militare n° 202. Grecia-Albania e Russia 1940-43 è il titolo del libro in cui Silvino Biscotto, ex Sindaco di Zermeghedo, raccoglie le lettere che il zermeghedese Michelangelo Dal Grande ha inviato dal fronte. L’artigliere alpino, zio della moglie dell'autore, è stato dichiarato disperso nella campagna in Russia, in quella tragica ritirata che Mario Rigoni Stern ha raccontato in uno dei romanzi più letti del secolo scorso, Il sergente nella neve. Presentato a Zermeghedo in una serata all’insegna della storia e della cultura alla quale ha partecipato il figlio di Mario Rigoni Stern, Gianbattista, raccontando anche il progetto di solidarietà che sta portando avanti in Bosnia, il libro ha il pregio di far conoscere un artigliere alpino della divisione Julia disperso (si presume morto tragicamente) durante la ritirata di Russia nel gennaio del 1943. Come molti suoi coetanei di allora, non era nato per fare l’eroe, la guerra lo ha colto giovane e pieno di speranze di vita e, nonostante tutto, ha compiuto fino in fondo il dovere che la sua patria gli chiedeva. Non protestava, si preoccupava piuttosto della sua famiglia, cercando in maniera particolare di rassicurare la madre che a casa aspettava il suo ritorno.

Biscotto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Michele, come era conosciuto e come si firmava, era nato a Zermeghedo il 19 settembre 1919. Nel febbraio 1940 venne arruolato presso il comando del 3° Reggimento Artiglieria Alpina con sede a Gorizia, partecipò all’intera campagna di Grecia e, sempre con la Julia, alla campagna di Russia dell’ARMIR. Fu visto l’ultima volta dall’amico di famiglia Enzo Dusi di Verona (allora ufficiale della Julia), a Woltschansk, in condizioni fisiche ancora discrete. Dopo quei tragici avvenimenti non fu più possibile trovare alcuna traccia o notizia di lui. I documenti scritti rimastici, poco più di cinquanta tra lettere e cartoline, indirizzati ai suoi famigliari, sono solo una piccola parte del totale, poiché sono andati distrutti quelli indirizzati ai genitori; quelli rimasti sono quasi sempre indirizzati ai fratelli. Sono sufficienti però a delineare chiaramente la figura di una personalità semplice che sa cogliere, pur nell’asprezza della vita di soldato, i momenti positivi che la vita gli offre. Michele dimostra di avere una religiosità intensa e questa lo aiuta a superare i momenti difficili che deve sopportare, in maniera particolare durante la campagna di Grecia.

Si confida molto con il fratello don Leone, all’epoca cappellano nella parrocchia di San Marco a Gambellara, con la sorella Maria e anche con la sorella suor Beatrice dell’Ordine della Divina Provvidenza. Oggi, se non completamente almeno in parte, si è compreso che la guerra non ha nulla di eroico, ma è solo una tragedia che travolge tutto, anche chi cerca di trarre da essa solo lucro. Dopo una battaglia perduta, disse Wellington cavalcando la sera fra i cadaveri di Waterloo, la cosa più orribile è una battaglia vinta. E commenta lo scrittore e saggista Claudio Magris: ogni Te Deum che glorifica una sconfitta inflitta a un nemico e ringrazia Dio, declassandolo a complice alleato, è blasfemo; l’unica preghiera, in circostanze simili, è il De Profundis.

Biscotto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Per capire il contesto in cui è nata questa corrispondenza - si legge nell'introduzione al libro - si è pensato di fare un quadro storico che ne descriva la genesi e lo svolgimento, almeno per quella parte che in questo caso interessa: la Campagna di Grecia e quella di Russia, con particolare riferimento alla divisione Julia. La Seconda Guerra Mondiale non fu più grande della Prima, ma solo drammaticamente più terribile. Chiaramente, ricostruire la storia italiana ed europea che va dal trattato di Versailles alla campagna italiana di Russia in maniera esauriente, richiederebbe un impegno notevole e sarebbero necessari alcuni volumi per poterla contenere. Ma anche per una semplice contestualizzazione degli scritti del nostro Dal Grande è indispensabile avere una chiara visione degli avvenimenti storici che hanno portato alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, altrimenti non sarebbe facile leggere tra le righe degli scritti la drammaticità degli avvenimenti. A tale proposito, solo un’attenta lettura ci fa percepire l’aspetto drammatico della vicenda umana, poiché non dobbiamo dimenticare che ai soldati era severamente proibito far conoscere alcunché potesse servire come informazione militare per evitare ogni forma d’uso delle stesse da parte degli eserciti nemici. Il rischio che il soldato correva era il sequestro della posta da parte della censura.

Il libro è diviso in tre parti: la prima porta uno sguardo storico all’Italia e all’Europa tra le due guerre, con uno sguardo alle condizioni sociali, politiche ed economiche e uno sguardo particolare all’Italia. La seconda parte si riferisce alle vicende della guerra italo-greca narrandone i vari aspetti: quelli umani, ma in maniera particolare quelli militari dove la Julia, inviata quasi da sola a conquistare la Grecia (grave atto di incoscienza da parte delle autorità politiche e militari italiane) e dove, dopo essere penetrata in profondità fino ad essere in vista di Metsovo nell’Epiro, rischiò la sua totale eliminazione da parte della controffensiva greca che per poco non ributtò gli italiani in mare, quando le truppe greche arrivarono in vista di Valona in Albania. Come è risaputo il rapido intervento tedesco attraverso i Balcani salvò le nostre truppe da uno smacco che poteva diventare irreparabile. La terza parte narra le vicende di Alpini che, al posto dei camion, usavano, nell’immensa steppa russa, i muli per compiere centinaia di chilometri a piedi e gli artiglieri tentavano di usare gli obici totalmente inefficaci contro i carri armati russi. Bestioni che, secondo il modello, andavano dalle 28 alle 32 tonnellate di peso, capaci di paralizzare dal terrore gli inermi Alpini armati di fucile modello 91, che era un ottimo fucile, ma per la guerra precedente.

Sul significato e sulle motivazioni che hanno spinto alla stesura del libro abbiamo dialogato con l'autore.

Biscotto (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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