NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Un festival troppo giovane, salvato dall'effetto nostalgia

Ascolti in calo per San Remo. Colpa di un cast di cantanti poco noti alla platea di Rai Uno. A fare spettacolo Arbore e Carrà. Le canzoni si faranno presto dimenticare

di Fabio Carraro

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San Remo

Anche quest’anno si è consumata la settimana più felice della mia vita, di abbonato RAI si intende, il Festival di San Remo. Gli unici cinque giorni dell’anno in cui sono “utente momentaneamente non raggiungibile” per chiunque. Lo analizziamo questo Festival?

Partiamo dagli ascolti, in caduta libera. La motivazione a mio parere è presto detta, si chiama: talent show. Nel senso che se mancano le Emme, i Mengoni, i Marco Carta e i Valeri Scanu, i milioni di giovani telespettatori cresciuti a pane ed Amici, rigorosamente con la A maiuscola, il Festival lo snobbano e l’ascolto cala.

San Remo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Fazio ha avuto il coraggio di provarci. Un cast fatto di “quasi” sconosciuti spacciati per Campioni (così li chiamava il mitico Pippo), dove la più nota era Antonella Ruggiero che però, per l’età media del pubblico di RAIUNO è ancora: “Quella brava che cantava con i Matia Bazar”. Serva da lezione ai prossimi direttori artistici. Il Festival si può anche provare a cambiarlo, ma “Lentamente” come canta Arisa (peraltro una delle più brave in gara).

Se fai diventare BIG I Perturbazione, Rubino, Sinigaglia, tra uno e l’altro devi infilarci almeno uno straccio di Anna Oxa, una Fiordaliso, ’na mezza Mietta ci accontentiamo anche di un Tozzi tirato fuori dallo scantinato, ma servono.

Questo Festival lo hanno salvato la mitologica Raffella Carrà (più articoli sui giornali per lei che per tutti i cantanti messi insieme), Franca Valeri, Renzo Arbore, Claudio Baglioni. Qualcosa vorrà pur dire, o no?

Pare che il prossimo finirà nelle mani del buon Carlo Conti (ma lo dicono da anni). Lo scrivo per tempo, si rischia di passare dal troppo innovativo al troppo conservatore. Il Festival non è “I migliori anni”, mi raccomando.

Quasi dimenticavo le canzoni. Purtroppo sempre più contorno all’evento, e quest’anno non proprio all’altezza. Salvo la già citata Arisa, la più radiofonica è quella dei Perturbazione, tanto di cappello al giovane Rubino (un Claudio Villa 2.0). Le radio spingeranno Renga e Noemi, si faranno spazio la Ferreri e Sarcina, finiranno presto nel dimenticatoio Palma e Ron. Per il resto credo che continueremo a sentire L’essenziale di Mengoni, che però ha vinto lo scorso anno.

Nel mio bilancio comunque Fabio e Lucianina vanno salvati. Forse hanno sbagliato ad accettare il bis e a non tenersi cari gli ascolti e il successo di critica dello scorso anno. L’Ariston è il palco più difficile e al tempo stesso più affascinante che esista, difficile dire no. Io sono, da sempre, per la “tradizionale messa cantata”. Per intenderci, Baudo la bionda e la mora, l’orchestra di Vessicchio e la canzoncina “perché San Remo è San Remo”. Il vero Festival è questo. Lo so, puzzo di vintage e ammetto che serve il cambiamento, ma per favore… lentamente.

 

nr. 07 anno XIX del 22 febbraio 2014



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