NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Interventi

Il lungo momento della verità

di Mario Giulianati
1 marzo 2014

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Interventi

Il lungo momento della verità

 

08_renzi-delrio (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Si avvicina il momento della verità. Quella che dovrebbe esprimere il nuovo presidente del governo, cioè il personaggio del giorno Matteo Renzi. Un raccoglitore di consenso a largo raggio e altrettanto un suscitatore di perplessità, di interrogativi anche maligni, di incertezza e di invidie, di malanimo e di delusioni Ma queste arriveranno, se arriveranno, dopo le prime scelte che dovrà fare.

In teoria tutto si è concluso il 25 febbraio con il voto delle Camere ma in realtà è solo l’inizio di un periodo, pressappoco i tradizionali 100 giorni che solitamente i mas media assegnano a ogni nuovo governo prima di trarre una valutazione del fare o del non fare, che in questo frangente indicheranno soprattutto se Matteo Renzi è oppure appare essere un autentico rinnovatore. Il primo scalino, non affidato alle parole ma alle scelte, è quello della compagine governativa. Almeno apparentemente il neo Presidente del Governo questo primo scoglio-scalino l’ha superato bene. Una squadra muova, discretamente giovane ma non troppo da far suscitare il dubbio che manchi assolutamente di esperienza. Una presenza femminile notevole. Equilibrio nella scelte attinenti il PD. Una miscela di gioventù - cosa bellissima ma non sufficiente - di esperienza, di preparazione, di conoscenza. Visto il clima di malaffare che avvolge il mondo politico, e non solo, non citiamo la indispensabilità dell’elemento onestà. Lo diamo per scontato. Dove si rivelasse la disonestà nell’ambito della politica, i preposti, e in primo luogo il premier, dovrebbero attrezzarsi con una ghigliottina, naturalmente virtuale, ma efficace e da mettere in funzione ancor prima della decisione della Magistratura. Sulle 08_DELRIO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)rimanenti qualità qualche perplessità la solleva Emanuele Macaluso che ritiene essere Matteo Renzi privo di conoscenza della macchina statale, della struttura burocratica sia nazionale che europea, e di questa ignorare anche i rapporti politici. Ma per quanto riguarda il presidente del consiglio importante rimane la scelta dei ministri, e in questo non poteva non tener conto degli indispensabili, alla sua sopravvivenza, equilibri interni al PD e poi rispetto alle alleanze. Quelle politiche e quelle personali Ma dopo la nomina dei ministri (che all’inizio dovevano essere solamente una dozzina e ora sono 16 ai quali si aggiunge il premier e il sottosegretario Delrio e con questo fanno 18) indice questo della difficoltà che esiste nel trovare, appunto, gli equilibri necessari, vi è quella dei sottosegretari, e poi quella dei grandi amministratori pubblici. Soprattutto in questi due ultimi settori si potrà verificare la “verità” renziana, la sua fermezza e le sue eventuali debolezze. Un Renzi animato da forte desiderio di operare per il bene del Paese? per rinnovarne le obsolete e fradice strutture? per rivedere, in chiave moderna, adatta ai tempi, il titolo V° della Costituzione? risolvere per il bene dell’Italia la questione della legge elettorale e del senato e non per l’interesse di parte? per rompere il potere assurdo e malato della grande burocrazia, intesa come soggetti e come lobby? per ridurre il costo della politica e però contemporaneamente accrescere la dignità di questa?

Ed ancora, sul piano delle cose concrete rilanciare l’economia dando prospettiva reale al lavoro? mettere mano al sistema giudiziario non per favorire tizio o caio ma per dare a tutti la certezza del giusto giudizio? riformare il fisco cessando la enunciazione della lotta alla evasione, ma attuandola realmente e non facendosene un alibi per giustificare le inique tassazioni sui soliti noti?

Un elenco di interrogativi, che potrebbe essere allungato all’infinito, sorti tutti dalle dichiarazioni fatte, in varie occasioni, da Matteo Renzi. Oppure ci troveremo di fronte a un presidente del consiglio che, appagato del successo personale e del raggiungimento dell’obbiettivo, della meta così ansiosamente e con forte determinazione sperata e ricercata anche con qualche atteggiamento discutibile, si adatta ad una soluzione di costante compromesso e affronta le problematiche semplicemente con le parole, la demagogia e scaricando su soggetti terzi, le sue responsabilità? In questa particolare situazione, di altissima tensione sociale, di grandi speranze e altrettanti timori dovremmo tutti assumere due impegni, e soprattutto farlo i suoi alleati di governo: quello di affidarsi, per un tempo ragionevole, anche qualche cosa in più dei 100 giorni, alle decisioni del premier e quello di fargli comprendere che non esisteranno alibi nel fallimento. Non colpa di un qualsiasi ministro o sottosegretario, di qualche grande servitore (si fa per dire) dello Stato, ma solamente ed esclusivamente sua. Suo l’onore del bene raggiunto, suo l’onere dell’ insuccesso.

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