NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il Ponte chiama Bassano risponde

Si moltiplicano le iniziative per sostenere il progetto di consolidamento del Ponte Vecchio. Il manufatto non è a rischio, ma ha bisogno di un intervento straordinario da mezzo milione di euro e in anni di bilanci magri al comune serve l’aiuto dei privati

di Gianni Celi

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Ponte Vecchio

Caro dolce vecchio ponte, emblema di una città, libro carico di pagine di una storia proiettata verso il futuro, ma anche esposto troppo alle intemperie che non perdonano, così come fanno con la specie umana, con una piccola differenza e cioè che per il ligneo manufatto sono i secoli e non tanto i decenni a far sentire il peso dell’età. Proprio così: il Ponte Vecchio (per gli alpini il loro Ponte) ha presentato un nuovo conto. Le giunture cominciano a scricchiolare sotto il peso delle “brentane” che hanno messo a dura prova quelle stilate che la tremenda alluvione del novembre del 1966 aveva tentato di divellere. La pioggia incessante delle ultime settimane, che ha fatto lievitare non poco il livello del fiume, ha contribuito a rendere ancor più critica una situazione non certo rosea.

L’allarme che le cose non andavano bene è stato lanciato un paio d’anni fa dal gruppo consiliare della Lega Nord. Nel marzo del 2012, infatti, venne presentata un’ interpellanza nella quale il capogruppo, Luciano Todaro, denunciava la situazione critica in cui versavano le strutture del Ponte. Ai primi di novembre l’assessore ai lavori pubblici, Dario Bernardi, in una conferenza stampa, annunciò l’avvio di un monitoraggio per cercare di capire quale fosse il reale stato di salute dello storico manufatto. “Non siamo preoccupati per il Ponte, quanto occupati per il suo stato”, spiegò l’assessore. Venne chiamata la “4 Emme Service” di Bolzano ad effettuare uno studio approfondito e prolungato nel tempo in modo tale da capire come fosse messo il caro Ponte. Per due giorni, verso la metà di novembre del 2012, fu vietato il transito ai pedoni in tre ore del mattino (dalle nove a mezzogiorno) e tre pomeridiane (dalle 14 alle 17) per permettere la rilevazione delle varie parti delle cinque campate grazie all’utilizzo di un laser scanner. In un momento successivo, per la durata di circa un anno, quattro stazioni hanno offerto la possibilità di effettuare specifiche misurazioni, con scadenza bimestrale, su 22 punti. Le quattro stazioni sono state individuate nell’osteria Ca’ Brando, in Via Volpato, in Via Macello e nella grapperia Nardini. Questo intervento di monitoraggio è costato al Comune 38 mila euro.

Rispondendo ad una recente interrogazione della Lega Nord, l’assessore ai lavori pubblici ha spiegato che adesso si può dire con certezza qual è il vero stato di salute del Ponte Vecchio che non desta preoccupazione nell’immediatezza, ma che necessita di un intervento correttivo. I rilievi svolti hanno evidenziato uno spostamento, nella seconda campata guardando verso est, di 54,3 millimetri. Lo storico manufatto abbisogna quindi di un intervento straordinario il cui costo è stato preventivato nella misura di mezzo milione di euro.

Ponte Vecchio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Il nostro impegno – ha sottolineato l’assessore Bernardi – è ora quello di individuare quali possano essere le ditte specializzate che siano in grado di effettuare un’operazione di riallineamento della struttura lignea”. Fatto questo passaggio il Comune presenterà un progetto per l’esecuzione dei lavori da consegnare alla Sovrintendenza ai beni storici.

Il dato importante, che l’assessore ha voluto sottolineare a più riprese, è la garanzia che non esistono, al momento, pericoli circa la staticità del Ponte Vecchio. Non esiste, quindi, a detta della pubblica Amministrazione, alcun problema immediato che l’acqua del fiume si possa portare via tutte le sue arcate. Il deterioramento rilevato riguarda soltanto quella campata individuata dall’uso di moderne tecnologia e precisamente la parte sotto il pelo dell’acqua. È certo però che è doveroso muoversi in fretta prima che i danni, provocati dalle piene di questa anomala stagione invernale, possano ingigantirsi, anche per capire, sondando la staticità delle fondazioni, se via siano altre opere da compiere.

Certo che questa è una tegola non da poco abbattutasi su un Comune che sta facendo i salti mortali per contenere le spese, visti i magri chiari di luna delle sue finanze. Infatti di quel mezzo milione di euro necessari per una primissima opera di consolidamento delle campate, trecentomila sono già stati messi a disposizione, mentre si stanno cercando dei donatori per gli altri duecentomila euro.

“Chiederemo aiuti allo Stato ed alla Regione – ha detto Bernardi – perché si tratta di un bene storico di rilevanze non solo strettamente locale, bensì nazionale”.

A proposito di donazioni ecco farsi avanti dei privati amanti della loro Bassano e del loro Vecchio Ponte per una prima raccolta di denaro da consegnare al sindaco Cimatti per le spese di salvataggio.

A lanciare questa originale idea è stato un noto parrucchiere bassanese, Ilario Baggio, il quale ha programmato per venerdì 28 febbraio, una cena al ristorante “Pioppeto” di Romano d’Ezzelino, chiamando a raccolta quanti vogliano contribuire per un’offerta a favore dei lavori del Ponte Vecchio, ma anche alla costituzione di un comitato che si attivi per cercare risorse da destinare a quest’opera di risanamento. Il costo della cena sarà di trenta euro ed una metà di questa cifra sarà lo stesso ristoratore, Sergio Dussin, presidente dei ristoratori bassanesi, a metterla a disposizione.

Anche gli alpini si stanno mobilitando per tutelare questo storico simbolo della loro storia.

È sicuramente periodico l’allarme per la salute del Ponte palladiano. Merita un cenno la lunga vita di questo monumento che tanti ci invidiano e che ha dovuto lottare non poco con le insidie delle acque accumulate nella sua corsa verso l’Adriatico dai laghi di Levico e Caldonazzo.

L’utilizzo del legno per questa via di comunicazione fra la sinistra a la destra del fiume risale ancora al 1209 quando fu realizzato un ponte ligneo con tanto di copertura. Questo durò, pur tra alterne vicende (la deviazione del Brenta nel 1402 ad opera di Gian Galeazzo Visconti per privare i padovani di quell’acqua; lavoro inutile però perché una piena agostana travolse la struttura. Si aggiunga poi a questo l’incendio provocato dai francesi del generale Jacques De La Palice per sfuggire all’esercito imperiale) fino al 1567, anno in cui una nuova brentana si portò via tutto. Fu chiamato allora l’architetto Andrea Palladio il quale, inizialmente, progettò un ponte in muratura sull’esempio di quelli romani, ma i bassanesi non lo accettarono e rivollero il loro ponte in legno. Nel 1569 fu presentato il nuovo progetto che piacque particolarmente agli amministratori di allora i quali diedero il via alla costruzione. Quel ponte resistette fino al 19 agosto del 1748 quanto l’ennesima piena distrusse il manufatto. Venne chiamato allora il grande Bartolomeo Ferracina il quale copiò tale e quale il progetto del Palladio. Durò poco però perché, nel 1813, il Ponte venne incendiato da Eugenio di Beauharnais prima di ritirarsi dalla città per sfuggire all’esercito degli imperiali. Ricostruito nel 1821 da Angelo Casarotti, sempre su progetto palladiano, fu fatto saltare dai partigiani il 17 febbraio 1945. Venne ricostruito per l’ennesima volta nel 1947, rispettando ancora l’originaria scelta del grande Palladio. Il Ponte rischiò infine di essere portando via dall’acqua con la tremenda alluvione del quattro novembre del 1966 quando una brentana mai vista fece inarcare le campate. Si temette il peggio, ma fortunatamente il Ponte resistette e fu quindi raddrizzato. Nuove opere di risistemazione vennero effettuate periodicamente dal 1990 in poi. E adesso ci risiamo.

 

nr. 08 anno XIX del 1 marzo 2014



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