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Due vicentine a confronto
La questione delle quote rosa è dibattuta da anni e che debba essere non solo affrontata con impegno ma anche risolta con obbiettività e equilibrio è cosa da farsi e farsi al più presto. Non sono per nulla 
convinto che le proposte fino ad ora presentate nelle sedi istituzionali e tramite i mas media abbiano fatto fare un passo avanti in questa direzione. La battaglia, ormai ogni dibattito parlamentare assume il ruolo di una battaglia, magari si tratta di una scaramuccia e forse anche di una semplice cortina fumogena, lanciata, combattuta e persa dalla coalizione trasversale delle donne in parlamento per ottenere la parità di genere non mi ha convinto. Non mi pareva che fosse stata affrontata su un piano di autentico equilibrio e di salvaguardia della serietà e della importanza autentica, legata al bene del Parlamento e della Nazione e non alla tutela della singola onorevole. A mio avviso una soluzione per mettere la candidata donna sulla stessa linea di partenza di qualsiasi candidato maschio va ricercata nella messa a punto di strumenti concreti che consentano alla candidata la stessa capacità di movimento, sotto tanti diversi profili, che sono appannaggio storico del candidato maschio. Le quote in “riserva” no sono tra questi strumenti. Condivido l’opinione espressa dal segretario provinciale vicentino di Sinistra Ecologia e Libertà, Niccolò Della Lucilla, riportata da La Nuova Vicenza, quando definisce la proposta della parità di genere antidemocratica e razzista. Due signore della politica, vicentine, esprimono le loro opinioni proprio su questo argomento e hanno opinioni diametralmente opposte. Su L’Unità viene riportata una dichiarazione dell’on. Alessandra Moretti, fortemente impegnata nella “battaglia” per la parità di genere. Dice l’on. Moretti “60 VIGLIACCHI HANNO VOTATO CONTRO PARITÀ GENERE «Nel segreto i vigliacchi fanno il lavoro sporco” Le chiede il giornalista se sono un centinaio questi vigliacchi del PD. L’onorevole risponde «Non credo un centinaio, ma una sessantina sì, una sessantina di persone che hanno votato contro la parità di genere». Il voto era stato dichiarato libero proprio dalla segreteria del PD, in riferimento ai deputati, quindi come si fa definire “vigliacchi” dei colleghi che in base alla Costituzione e al 
dettato del proprio partito si ritengono liberi di votare secondo la propria coscienza? Che cosa ha di così personalmente importante da difendere la nostra onorevole? Traggo da La Nuova Vicenza le dichiarazioni di un’altra signora vicentina, impegnata da anni in politica, non a Roma ma nel Veneto e a Venezia. L’Assessore Regionale Elena Donazzan che dichiara «Sono sempre stata contraria alle quote rosa perché le ritengo offensive per le donne brave, capaci e meritevoli. Con queste quote si nega definitivamente la meritocrazia, concetto già abbastanza avulso dal nostro sistema politico.” E prosegue «I meriti, in qualsivoglia situazione, vanno dimostrati sul campo – aggiunge – e non acquisiti aprioristicamente al momento della nascita. Sono sempre stata a favore a quel concetto di uguaglianza che vuole assicurare ad ogni membro della nostra società pari condizioni nel punto di partenza eliminando rendite di posizioni e contraria a quell’egualitarismo”. Penso proprio che abbia ragione la Signora Donazzan. Il merito lo si dimostra sul territorio, ottenendo il consenso della gente e questo, che piaccia o non piaccia alle varie signore della politica, si riconosce con il voto espresso dall’elettore nell’urna, quando scrive chiaramente la sua preferenza. Possibilità che oggi non c’è a livello parlamentare. Tutto il resto avrà magari 99 giustificazioni ma anche un enorme errore di fondo.
