NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Indio, il sogno di una rivoluzione mai combattuta

Intervista a Franco Perlotto, presenta un bromqanzo dove emerge con forza la esperienza personale e la storia vera di una utopia che per un certo periodo ha avvolto l’intera Amazzonia

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Perlotto - Indio

È una toccante testimonianza che viene dal cuore verde dell'Amazzonia Venezuelana quella che il vicentino Franco Perlotto mette al centro del suo nuovo romanzo Indio (Editore Alpine Studio), presentato alla libreria Galla di Vicenza. Il viaggiatore ed esploratore che ha girato il mondo raccontandone segreti e luoghi sconosciuti ai più, restituisce stavolta la lucida visione di una nazione dove gli indios della foresta possano avere una loro indipendenza, una testimonianza di vita in uno dei luoghi più inospitali e selvaggi del pianeta. La corsa all’Eldorado quì non ha portato alcun beneficio, se non la deforestazione ed un intero ecosistema a rischio. Con sincera passione ed emozione, Perlotto racconta tutto questo nelle pagine di Indio: un testo romanzato a partire dall’Amazzonia venezuelana dove la lunga confessione di un vecchio porta alla luce una rivoluzione latino americana mai combattuta. Da quel racconto scaturisce l’immagine di uno strano delirio alla fine degli anni settanta. La colossale utopia di migliaia di uomini protesi verso la ricerca di riscatto sociale aveva immerso quell’uomo nell’illusione che i popoli dell’Amazzonia avessero potuto un giorno vivere nelle loro terre in serenità. Madornale sbaglio che le cronache e la storia ci hanno reso in tutta la sua cruda realtà.

Perlotto - Indio (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)A metà degli anni Ottanta - scrive l'autore nella prefazione - tornai a Esmeralda, in Venezuela, nell’alto corso del rio Orinoco, per visitare gli anfratti rocciosi del monte Duida dal lato del rio Cunucunuma. Gli indigeni Yekuana che vivevano nella regione lo chiamavano la Montagna del Diavolo. Anche allora, come mille anni addietro, Esmeralda contava ottanta anime. Era venuto a prelevarmi con la sua barca un uomo di Culebra. L’avevo conosciuto anni prima, ma al contrario di allora mi parve più cordiale e disponibile. Dopo i complessi convenevoli di rito tipici dell’Amazzonia, mi volle accompagnare in una radura alle pendici del monte Duida, a un’ora di cammino. Al limite della foresta, ma ancora tra le erbe alte della savana, sorgeva una capanna circolare, costruita alla foggia indigena. L’afa era insopportabile e l’aria stessa sembrava ronzare per la quantità indescrivibile di zanzare, favorite dall’umidità che usciva dalla giungla.

Perlotto - Indio (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"L’Indio è italiano, come te", mi disse lo Yekuana, mentre bussava ad una porta di assi di legno. Ne uscì un uomo all’apparenza molto vecchio. Aveva la pelle bruciata dal calore di quell’inferno e le caviglie gonfie per i morsi degli insetti. Portava una lunga barba bianca, spennacchiata e incolta. Nessuno mi aveva parlato di lui nei miei viaggi precedenti. L’uomo non mi sembrò scontroso, così tentai di imbastire un discorso. Con poche parole mi fece scoprire che era nato nel Vicentino. Ma il suo italiano si mescolava in modo così armonioso col castigliano che non riuscii a cogliere l’accento della sua valle nativa. Il vecchio volle sapere subito come si stava vivendo in Veneto. Quando gli rivelai della grande crescita economica di quegli anni, mi disse sarcastico: "Ho sentito dire che la nostra gente ha barattato ogni umanità in cambio di montagne di soldi." Poi, il vecchio iniziò a parlare in un fiume di parole... Mi allontanai confuso per non disturbare la pace del suo cuore, quando scoprii che aveva seppellito un figlio scomparso, una donna amata e una rivoluzione mai combattuta. Raccolsi nei miei appunti alcuni dei suoi sogni e tutta la sua utopia. L’immagine della sua strana follia mi accompagnò per il resto del mio viaggio e per molto tempo ancora.

"La rivoluzione nella quale il protagonista era andato ad arruolarsi - racconta Perlotto - era per lui un desiderio di morte. Ben presto i contorni di quella rivoluzione, un’idea che serpeggiava forte tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta in America Latina e che si ripercuoteva nei sobborghi industrializzati in occidente, si sgretolano nel libro fino ad assumere caratteri quasi caricaturali. Il protagonista ben presto, dopo essersi reso conto di essere stato abbandonato al suo destino, non crede più nella rivoluzione e ne prende ampia distanza. Il suo sogno sociale si riversa nell’idea utopica di una indipendenza irrealizzabile dell’Amazzonia. Uno stato indipendente che andava a portare via territorio a ben nove stati sovrani. Un sogno al quale, nel suo delirio, volle dedicare ogni sua forza: eroe solitario e dimenticato dal mondo".

Abbiamo incontrato lo scrittore vicentino.

Perlotto - Indio (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica) 



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