NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La storia della “piccola Olanda”

Piersilvio Brotto e Giuseppe Dellai hanno scritto un volume che celebra la terra delle Risorgive e dei Prati stabili, che va da Gazzo Padovano a Bressanvido, lì gli allevamenti bovini producono latte che diventa un formaggio… degno del paradiso

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

facebookStampa la pagina invia la pagina

Grana Padano

Grana Padano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)C'era una volta il detto "Le brave ragazze vanno in Paradiso, le cattive vanno dappertutto...". Ma un formaggio può andare in Paradiso? Se parliamo di Grana Padano sembrerebbe di sì, almeno a leggere il titolo, e le pagine, del bel libro "Il Grana Padano... in Paradiso" di Piersilvio Brotto e Giuseppe Dellai, che racconta la storia ultrasecolare degli stabilimenti caseari di dieci comuni del destra Brenta. Partendo dal microcosmo della Latteria Molinetto, recentemente entrata nella società bellunese Lattebusche, lo sguardo si allarga alla terra delle Risorgive e dei Prati stabili dove il latte diventa Grana, corrispondente agli attuali comuni di Gazzo Padovano, Grantorto, Carmignano, S. Pietro in Gù, Pozzoleone, Bolzano Vicentino, Quinto, Sandrigo, Schiavon e Bressanvido. Un territorio a metà tra il Vicentino e il Padovano, così omogeneo da rappresentare di per sè un distretto, dove l'economia degli ultimi 150 anni ha condizionato il paesaggio con l'allevamento bovino, la produzione foraggera e l'industria casearia. Un territorio che viene definito "la piccola Olanda", ricco d'acqua, dove gli abitanti, grazie anche ai benefici influssi dell'enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII e alla lungimiranza di sindaci, parroci e veterinari, figure chiave del Veneto di allora, uscirono dal loro guscio, si strinsero in società, crearono quelle cooperative casearie di cui le attuali costituiscono la modernizzazione alla luce delle nuove congiunture economiche. Il libro, però, non si limita a compiere questo pur ampio lavoro di ricostruzione storica e ricerca documentaria sulle vicende del latte, ma, attraverso racconti, interviste, e un eccellente apparato fotografico ed immagini artistiche offre uno spaccato della civiltà contadina e fa rivivere situazioni e personaggi del mondo agricolo a metà del '900.

Come hanno sottolineato i relatori in occasione della presentazione del volume alla Biblioteca La Vigna (Danilo Gasparini, docente di Storia dell'Agricoltura e Storia dell'alimentazione all'Università di Padova e Giustino Mezzalira, direttore della Sezione Ricerca e Gestioni Agro-Forestali di Veneto Agricoltura) l'area dei prati stabili della destra Brenta è una delle più significative del nostro comprensorio. Qui la sopravvivenza di un contesto agricolo che mantiene intatte le proprie caratteristiche e le proprie produzioni di qualità è in sintonia con le valenze ambientali in cui si colloca. La presenza di acqua è premessa fondamentale per tali particolarità basti pensare all’irrigazione e alla tutela delle risorgive e più in generale delle falde acquifere che abbiamo sotto i nostri piedi.

Grana Padano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Quello di Brotto e Dellai di parlare della latteria Molinetto, recentemente entrata nella società bellunese Lattebusche, agli occhi del lettore più accorto diventa un pretesto - scrive Giordano Dellai nell'introduzione -. Il vero obiettivo è quello di dare corpo ad un’entità per molti ancora astratta eppure così vera e reale, quella dell’area, appunto, delle risorgive e dei prati stabili, dove il latte diventa grana, corrispondente agli attuali comuni di Gazzo, Grantorto, Carmignano, S. Pietro in Gu, Pozzoleone, Bolzano, Quinto, Sandrigo, Schiavon e Bressanvido. Un territorio così omogeneo da rappresentare di per sé un distretto, così simile alle contee anglosassoni, al quale in futuro auguro di avere la stessa unica amministrazione, in un riordino delle unità territoriali comunali che non può tardare.

Dunque, partendo dal microcosmo della latteria Molinetto ed allargando man mano lo sguardo, gli autori di questo volume, con stile vario e garbato, non privo di piacevoli digressioni che rendono ancor più leggibile un saggio che altrimenti sarebbe riservato ai soli cultori dell’argomento, ci convincono della sua peculiarità: l’allevamento bovino, la produzione foraggera e l’industria casearia. Da questo punto di vista il libro si pone come continuazione dell’analisi di Sergio Varini “La montagna che vive in pianura”, dedicata all’epopea della transumanza bovina, rappresentando con scrittura piana e colloquiale l’esperienza dei “mastri casari” altopianesi che, durante la crisi agraria che colpì l’Italia negli ultimi tre decenni dell’Ottocento, rappresentarono una figura decisamente diversa di imprenditore agricolo, ne modificarono ampiamente l’attività quotidiana, migliorarono i profitti delle aziende e contribuirono così, almeno in ambito locale, a risollevare un settore primario sofferente.

E dietro loro vennero gli abitanti locali che, grazie anche ai benefici influssi dell’enciclica “Rerum Novarum” di papa Leone XIII ed alla lungimiranza di autorevoli sindaci, parroci e veterinari, figure chiave del Veneto di allora, uscirono dal loro guscio, si strinsero in società, crearono quelle cooperative casearie, di cui le attuali costituiscono la modernizzazione alla luce delle nuove congiunture economiche. Nel libro sono ben percettibili l’entusiasmo dei produttori caseari riuniti in società, le nuove dinamiche paesaggistiche mirate all’allargamento delle aree prative, i colori, persino i profumi degli ambienti e dei prodotti caseari, vera nuova ricchezza di un territorio così ricco d’acqua da essere non a torto definito la piccola Olanda.

Abbiamo incontrato Piersilvio Brotto e dialogato con lui.

Grana Padano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)



continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar