NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Due mesi dopo, torniamo a parlare della falda

Tra gennaio e febbraio è caduta tanta pioggia quanto le statistiche ne registrano durante un anno: proviamo a tornare sull'argomento per capire quanto la situazione è tornata vicina o uguale alla normalità mentre si vedono ancora i segni dei danni

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Due mesi dopo, torniamo a parlare della falda

(g. ar.)- Cantine e garage allagati, auto messe fuori uso, settimane per riuscire a liberare le zone più basse delle abitazioni: l'alluvione senza esondazione di corsi d'acqua è stata altrettanto preoccupante di quelle precedenti in cui invece erano usciti dagli argini in tutta la provincia i fiumi maggiori ad eccezione del Brenta: Bacchiglione Tesina e Retrone prima di tutto, ma poi anche Orolo, Igna e tutto il cosiddetto sistema minore, quello che porta acqua ai corsi d'acqua maggiori finchè questi la ricevono. Nel momento in cui l'onda di piena non trova il necessario sfogo si verificano ritorni di direzione e rotture di argini che ovviamente causano danni enormi alle abitazioni e alle installazioni economiche e produttive.

Sono passati poco più di due mesi dall'ultima volta, quando un paio di giorni di pioggia violenta, insistente e soprattutto ininterrotta per molte ore provocò l'ennesima, devastante emergenza acqua. La falda dell'Astico/Tesina era salita di oltre quattro metri rispetto alla normalità, ma soprattutto le osservazioni dei tecnici dicevano che tra gennaio e febbraio c'erano state precipitazioni equivalenti ad un terzo di quelle complessive registrabili in un anno. La punta in più che dava preoccupazioni serie era costituita dal fatto che tutto questo si era registrato nei due mesi statisticamente meno piovosi dell'anno.

Da allora la pioggia è praticamente cessata fatta eccezione per pochissimi minuti complessivi anche nei giorni più recenti, comunque niente di nemmeno lontanamente paragonabile agli avvenimenti dei primi due mesi dell'anno. Il problema oggi è di capire fino a che punto la mancanza di precipitazioni sta influendo sulla situazione pregressa, cioè su quel livello da allarme generale che la falda aveva raggiunto alla fine di febbraio.

Due mesi dopo, torniamo a parlare della falda (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il lavoro dei tecnici dell'Arpav e l'attenzione dei Comuni fanno il paio con i rilevamenti costanti effettuati dal Centro Idrico di Novoledo sul pozzo di maggiore osservazione che si trova nel territorio di Dueville. Importante questa testimonianza costante e quotidiana per stabilire quali siano davvero le condizione della falda perchè è chiaro che nessuno si augura più di dover mettere in funzione nuovamente quelle pompe, casa per casa, fabbrica per fabbrica, scuola per scuola, che hanno funzionato a pieni giri per due o tre settimane creando tra l'altro forti interrogativi sulla loro stessa continuità di lavoro: le pompe hanno il potere di mantenere sotto osservazione il livello della falda quando questa raggiunge i punti di emergenza, ma creano anche molti interrogativi sulle vere conseguenze prospettabili rispetto alla consistenza del terreno che regge le fondamenta di qualsiasi costruzione.

Questo è stato infatti l'interrogativo più ripetuto di quel periodo in cui non si poteva fare a meno di liberare dall'acqua le parti interrate degli edifici, ma rendendosi anche conto dei limiti di una operazione del genere se ripetuta e portata avanti per troppo tempo.

Il primo allarma fu proprio l'Arpav a darlo facendo presente che occorreva tener d'occhio con grande attenzione la qualità dell'acqua che si estraeva e che veniva sparsa in strada o reimmessa nei pozzetti pubblici: occorreva infatti controllare che quest'acqua non contenesse tracce troppo visibili di sabbia o di limo perchè in questo caso avrebbe voluto significare che si stava estraendo con l'acqua anche del terreno nonché rimasugli di terreno; era proprio questo il punto, affermavano i tecnici perchè voleva dire togliere al sottosuolo qualcosa di essenziale che invece avrebbe dovuto restare esattamente dov'era, appunto per non indebolire il piano delle fondamenta su cui appoggiano gli edifici.

Siamo ripartiti da questo punto e da queste considerazioni per farci la seguente domanda: com'è la situazione di oggi? a IN PIAZZA ne abbiamo parlato con LORENZO ALTISSIMO direttore del Centro idrico di Novoledo, DIEGO MEGGIOLARO imprenditore agricolo, MARCO RABITO meteorologo e GIULIANO STIVAN Sindaco di Sandrigo



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