NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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La libertà che profumo ha?

Presentato il libro di Franco dal Maso, cinque racconti di vita vissuta, appassionati, intensi dove trasparenza la fedeltà agli ideali come la coerenza e il coraggio della verità

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Dal Maso

Dal Maso (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Prima di entrare nel vivo del libro di cui parleremo, concedetemi stavolta di raccontare un piccolo ma significativo aneddoto personale. Qualche giorno fa mi trovai tra le mani un biglietto che riportava questa citazione: Tutti vogliono la libertà almeno a parole, ma nessuno è veramente libero. E nessuno vuole veramente essere libero, perché la libertà comporta responsabilità, non arriva da sola. Curioso che pochi giorni dopo io mi sia imbattuto nel libro di Franco Dal Maso Il profumo della libertà, presentato di recente alla Biblioteca La Vigna di Vicenza le cui sale erano per l'occasione incredibilmente gremite a testimonianza del fatto che l'autore è stimato come persona e professionista. Già primario di Ostetricia e Ginecologia nell'ospedale di Arzignano, Dal Maso, passati ormai gli 80 anni, ha raccolto in questo libro di cinque racconti di vita vissuta alcuni passaggi della sua professione di medico, ma anche del suo impegno politico nell'arco dei decenni fondamentali della nostra storia recente. È un raccontare molto intenso, appassionato, a volte perfino commosso, dove traspare la fedeltà agli ideali costantemente manifestati nella coerenza e nel coraggio della verità. Il volume, stampato da Proget Edizioni, ha tra i suoi pregi anche quello notevole di esere arricchito dai disegni di un altro vicentino illustre, Luciano Vighy, che ha scelto il bianco e nero a tratti essenziali ed efficaci per abbellire le pagine.

Poco più di un anno fa ho sfiorato con le dita il nero mantello della morte - scrive Dal Maso nell'introduzione - ma sono sopravvissuto, non era ancora giunta la mia ora. Michela Tescaro fisioterapista e, a sua insaputa, psicoterapeuta, ha saputo riabilitarmi nel corpo e nello spirito, tanto che mi è tornata la mai sopita voglia di scrivere e così è nato quel primo racconto che la giornalista Chiara Roverotto, con un’intervista per il Giornale di Vicenza, ha fatto conoscere al grande pubblico. I commenti favorevoli che sono seguiti mi hanno stimolato a scrivere ancora, e lo stimolo si è vieppiù accresciuto quando Giuseppe Pupillo, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea Ettore Gallo, ha deciso di pubblicare l’intera memoria nella rivista on-line dell’Istituto. Ecco allora venire alla luce gli altri racconti, anche per l’incitamento caloroso di Bepi De Marzi, mio amico fin dagli anni settanta, quando fui chiamato a creare il nuovo reparto di ostetricia e ginecologia nell’Ospedale di Arzignano. Molte persone hanno giudicato ‘strana’ questa nostra amicizia, perché Bepi ha sempre manifestato la sua avversione per la caccia e ha sempre convintamente professato la sua fede: ne sono testimoni gli inni liturgici che ha composto, le messe, i mottetti, i canti alla Madonna. Io invece sono sempre stato cacciatore e mi sono sempre professato non credente. Nonostante ciò, Bepi (De Marzi, ndr) con il suo coro mi è sempre stato vicino, soprattutto nei momenti più importanti della mia vita, ed io nutro per lui una profonda amicizia, conquistato dalla poesia e dall’armonia che pervadono i suoi canti, e da quel suo atteggiamento vagamente anarcoide che lo contraddistingue. Cecilia, moglie di Bepi De Marzi, si è generosamente assunta il compito di redattrice del testo, che poi Luciano Vighy, amico fin dai tempi del Liceo Pigafetta, ha affettuosamente impreziosito con l’ironia dei suoi disegni. Così è nato questo libro, che narra episodi della mia vita realmente accaduti.

Dal Maso (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)iflettendo sulla pluralità dei suoi significati e sulla sua esperienza caratterizzata sì da tenace idealismo, ma soprattutto costellata di azioni socialmente importanti - scrive Pupillo nella prefazione - Franco Dal Maso riassume il senso delle sue scelte politiche, sociali e morali nel loro essere state costantemente stimolate e caratterizzate dalla volontà di liberarsi dai condizionamenti e dalle pressioni esercitate su di lui, anche nella sua professione di ostetrico e di ginecologo, dalle ideologie e dagli ambienti clericali e conservatori a lungo dominanti nella nostra provincia, per vivere invece da laico, da non credente, tuttavia convinto dell’utilità e dell’importanza del dialogo con quanti, pur avendo concezioni culturali e politiche diverse, sono animati da idee di umanità e solidarietà verso il prossimo. Tutto ciò è bene esemplificato nei cinque racconti, sicché convengo con l’Autore che il loro robusto legame sta nella sua personale, continua ricerca della libertà di pensiero e di azione. Così ci ritrova a scorre d'un fiato i racconti, accorgendosi che essi sono una lettura a noi più vicina di quanto si possa credere e che gli stessi narrano di luoghi e situazioni vicine e a tratti quasi riconoscibili, scorci e fatti di una Vicenza e di una provincia colte nella loro storia recente. E in queste storie non è affatto difficile cogliere - come sottolinea Pupillo - un messaggio chiaro e forte alla moralità, all'impegno sociale, alla responsabilità delle proprie scelte: libertà, amicizia, umiltà, addirittura utopia.

Abbiamo incontrato l'autore in occasione della presentazione vicentina.

 Dal Maso (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)



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