NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il Museo torna all’antico

Riapre la sede del Civico con una veste tutta nuova e propone due mostre una sul paesaggio bassanese l’altra sui capolavori grafici di Michelangelo. Si restaura la Loggia comunale

di Gianni Celi

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Museo

Il museo civico si rinnova, anzi, torna all’antico. Riapre infatti la vecchia sede, ma con una veste tutta nuova, ricca di ampi spazi di accoglienza, un bookshop ammodernato, un'ampia area destinata alla didattica museale, una sala conferenze climatizzata, con postazioni multimediali e nuove zone espositive. L’inaugurazione di questi nuovi spazi rinnovati avverrà il 24 aprile con la proposta di due mostre quanto mai interessanti: una riguardante il paesaggio cittadino nella mappa dei grandi pittori Bassano ed una seconda dedicata ai capolavori grafici di Michelangelo, mostre che resteranno aperte fino al 31 agosto. Solo un’occasione in grande stile come la riapertura del Museo civico poteva far uscire in pubblico un prezioso tesoro qual è la mappa di Bassano firmata dai Bassano. Nella seconda metà del Cinquecento viene affidato alla maggiore bottega di pittori della città l’incarico di trasferire su carta un’immagine bella e serena di Bassano. Il risultato è una delle più belle mappe del Cinquecento italiano: attorno a questa mappa, correntemente datata fra 1583 e 1610, viene proposto in mostra un percorso che confronta la mappa dalpontiana con le rappresentazioni cartografiche di Bassano nel corso dei secoli. Per valutare appieno il valore di queste immagini, l'orizzonte culturale ed artistico è stato allargato comprendendo alcune produzioni italiane ed europee contemporanee, in particolare la splendida “Mappa Angelica” di Vicenza (Giambattista Pittoni, 1580) e la grandiosa “Veduta di Venezia” (Jacopo de’ Barbari, 1500). Quanto alla mostra dedicata a Michelangelo, racconta Vasari che il grande artista, prima di morire a Roma nel 1564, distrusse un gran numero di disegni, schizzi in modo che nessuno potesse vedere le ricerche e le prove della sua arte. Anche per questa ansia di perfezione l’opera grafica michelangiolesca appare oggi tanto rara, così da trasformare in un’opportunità preziosa una mostra che propone diciotto disegni provenienti dalla collezione di casa Buonarroti. Con la mostra “Michelangelo. Capolavori grafici” il Museo civico bassanese partecipa così alle celebrazioni del 450° anniversario della morte di uno dei più Museo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)grandi artisti italiani, con un evento che onorerà la riapertura degli spazi al termine dei lavori di ristrutturazione. Ma vediamo un po’ la storia di questo museo bassanese conosciuto come uno dei più vecchi del Veneto. Sorto nel 1828 in seguito al legato del naturalista Giambattista Brocchi, trovò nel 1840 la sua sede attuale nell’ex convento di San Francesco. A partire da questa data vi vennero infatti ospitate collezioni di storia naturale (erbari, raccolte geopaleontologiche, mineralogiche, malacologiche, entomologiche) e libri lasciati dal Brocchi oltre a dipinti provenienti da chiese e conventi soppressi in età napoleonica, già depositati nelle sale adiacenti al chiostro di San Francesco fin dal 1831. L’intero patrimonio nel tempo si è eccezionalmente arricchito tanto che oggi è possibile ammirarne solo una parte, allestita nelle sezioni archeologiche (reperti di età paleoveneta, magnogreca, romana e medievale), nella pinacoteca (opere pittoriche dal XIII al XX secolo) e nel chiostro (lapidario di cippi, stemmi, iscrizioni, pietre tombali e frammenti architettonici a partire dal XIII secolo). La pinacoteca in particolare conta oltre 500 dipinti, tra i quali spicca la più grande raccolta di opere di Jacopo dal Ponte esistente al mondo e una ricca documentazione dell’attività della sua bottega. La Sezione canoviana raccoglie tremila disegni autografi, l’epistolario, la biblioteca, i bozzetti, numerosi gessi e la serie, unica, dei monocromi. A giugno 2011 il complesso è stato raddoppiato nei suoi spazi di biblioteca e museo. Se una collezione museale ha dimensione e collocazione ben definite, sempre nuove possono essere le occasioni di visita e le chiavi di lettura. Dal 22 febbraio il Museo Civico bassanese propone inoltre, con un nuovo itinerario, un percorso di visita e di lettura diverso per scoprire, attraverso una sessantina di dipinti ed un’ampia serie di ceramiche, come la rappresentazione della natura, tema ai giorni nostri consueto, ampiamente frequentato, sia, in realtà, un genere pittorico che ha assunto dignità propria solo in tempi relativamente recenti. “Per molti secoli – scrive la direzione del Museo - un paesaggio compare solo come componente di un dipinto, un dettaglio di sfondo, una ambientazione per il soggetto principale, l’unico ad esser degno per la sua rilevanza d’esser trattato dai grandi artisti: un momento di grande storia, oppure un episodio delle sacre scritture, o ancora una rappresentazione allegorica. Nel Seicento nuove strumentazioni tecnologiche e relative scoperte scientifiche aprono nuove vie al naturalista, ma sollecitano anche l’artista a osservare la natura circostante con occhi diversi. Da allora l’immagine di un paesaggio non è più solo riproduzione di un territorio, diventa anche panorama dell’anima, visione del mondo; la rappresentazione della realtà naturale, perciò, può essere anche decifrata come rivelazione di un atteggiamento psicologico, interpretazione di un ambiente sociale, espressione di un preciso momento culturale”. L’itinerario prende le mosse dalle esperienze pittoriche di Jacopo Bassano che inserisce nei suoi dipinti ampi squarci di paesaggio affidando alla luce il compito di avvolgere persone e cose in una dimensione che coinvolge anche lo spettatore. Nei dipinti seicenteschi il tema del rapporto «vero/falso» sviluppa diversi filoni: la veduta ideale, dove i vari elementi naturali sono accostati in una perfetta armonia compositiva; il paesaggio dal vero, fedele come un ritratto, che riproduce la realtà attraverso l’attenta osservazione del dato naturale; il paesaggio di fantasia o “misto”, dove si uniscono situazioni pittoresche di uomini e armenti o elementi curiosi e fantasiosi. Nel secolo successivo i paesaggi di gusto neoclassico idealizzano il luogo naturale, spazio perfetto di meditazione, sinonimo di felicità morale, momento di nobile solitudine, in contrapposizione agli ambienti corrotti della città. Durante l’Ottocento il paesaggio naturale assume, con la pittura romantica, una dimensione sentimentale. L’atmosfera si riempie di effetti luministici molto studiati, con inquadrature e scorci fortemente caratterizzati per colpire direttamente lo spettatore a livello emotivo. Sul fronte delle arti decorative la grande pittura di paesaggio del Settecento veneto trova nella ceramica riscontri che raggiungono esiti di grande varietà e qualità ben documentati nel Museo della ceramica Museo della ceramica “G. Roi” a Palazzo Sturm. La spinta innovativa è innescata dalle richieste del «Grand Tour», ma grande successo riscuote anche la moda esotica ispirata alla lontana Cina che fa inserire nella porcellana europea alcuni motivi di paesaggio, in particolare la piccola pagoda sulle rocce ed i ponticelli in pietra o di verzura. L’immagine naturalistica o stilizzata si trova nella maiolica in verde e blu nel decoro così detto “a ponticello” a partire dalla prima metà del Settecento declinato in servizi e piatti di grande qualità esecutiva, esposti a Palazzo Sturm. L’itinerario, curato da Giuliana Ericani e Federica Millozzi, rispettivamente direttore e conservatore del Museo civico bassanese, è visitabile fino a domenica 31 agosto. Ma non si ferma qui l’attenzione per la storia e la cultura artistica della nostra città perché la Pro Bassano, grazie all’interessamento del suo presidente, Renzo Stevan, e la Promo Bassanopiù, guidata dal segretario Gianfranco Baccin, hanno deciso di finanziare un’importante opera di recupero di uno fra i gioielli della storia cittadina, vale a dire la loggia comunale. L’intervento vuole essere un omaggio ad una persona che tanto ha fatto e tanto ha dato per la città: Adriano Loss scomparso circa un paio d’anni fa. Ricco il suo curriculum di bassanese impegnato per dare un valido aiuto alle iniziative volte a favorire un rilancio della sua Bassano. E’ stato consigliere comunale, presidente dell’Unione del commercio, fondatore della Promo Bassanopiù, consigliere della Pro Bassano e molto altro ancora. Proprio a lui sarà dedicato il non facile lavoro di ridare lustro ad uno spazio che per secoli fu importante punto di riferimento per la vita cittadina. La loggia, costruita a partire dal 1405, come ricorda lo storico Ottone Brentari, servì come sede di amministrazione della giustizia e come “ufficio” notarile. Le sue pareti accoglievano centinaia di stemmi dei podestà che hanno retto la città di Bassano dopo l’arrivo della Serenissima. Qui ha posto la sua firma anche Jacopo Dal Ponte con affreschi andati perduti da un incendio del 1682. I restauratori dovranno cercare di far rivivere quegli stemmi che ornano le pareti della loggia in modo tale da salvare un preziosissimo patrimonio di arte pittorica che, anche se non eccelsa, racconta sicuramente un lungo periodo di storia patria. L’intento dei committenti è quello di veder finiti i lavori di restauro entro il dodici novembre, giorno che ricorda il secondo anniversario della morte di Adriano Loss.

 

foto: http://www.museibassano.it

 

nr. 16 anno XIX del 26 aprile 2014

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