La scelta fotografica di Candida Höfer, artista tedesca proveniente dalla scuola di Düsseldorf, per l’architettura dalla fine del ‘700 alla contemporaneità in spazi pubblici e privati grandiosi, confluisce nei vasti spazi espositivi della Fondazione Bisazza, annualmente diretta verso il design e l’architettura. Sale di teatro, musei, archivi, stazioni della metropolitana, biblioteche dal passato radicati con il territorio ed altri più contemporanei, simili a personaggi d’alto rango di un’internazionale quadreria s’impongono per stili e prestigio. Appaiono esattamente come Höfer li trova quando cala il silenzio, magici per l’articolarsi di leggii e scaffali, del rincorrersi di poltroncine fra logge, ballatoi e palchi, severi nel rappresentare in senso aulico i luoghi del sapere. Höfer li ferma in serie per il loro ordine, per lo spazio e per la loro capacità di far nascere un’emozione che sorge dalla loro bellezza lineare e geometrica. Li ferma con sguardo analitico nella luce naturale. Sono trent’anni che fotografa “I luoghi vuoti ma chi li vive è appena andato via”, prima in piccoli formati per arrivare alle grandi misure, consapevole di poter raggiungere la perfezione estetica, attraverso la perfezione tecnica, attraverso un'assoluta attenzione ai rapporti tra misure, proporzioni ed il loro mutare nelle relazioni tra soffitto e pavimento. L’emozione di Höfer vive al pensiero di come questi luoghi abbiano lasciato la loro traccia in un infinito numero di persone nello scorrere dei secoli. Le grandi fotografie s’inseriscono negli spazi della Fondazione dove si trovano nella collezione permanente opere di Chia, Ley, Hayon, Mendini, Meier, Novembre, Paladino, Pawson, Urquiola, Wanders.