NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Interventi

Quale riforma della scuola?

di Mario Giulianati
13 settembre 2014

facebookStampa la pagina invia la pagina

Interventi

Quale riforma della scuola

 

GIANNINI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Dichiara la Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, su Università.it “Mi stupirei se ci fosse un taglio di risorse che sono già state prosciugate nel corso degli anni. Se ci fosse una distrazione in questo senso dovrei essere io a ricordare che non è coerente con quello che è stato detto”. Fin dal principio, infatti, il presidente Renzi ha dichiarato di voler mettere l’istruzione su un piano privilegiato, per rilanciare il sistema scolastico e quello universitario”. Mi sono incuriosito e ho cercato qualche risposta all’interrogativo che riguarda il loro futuro di molti docenti. Ho letto, su i mas media, alcuni commenti, rilasciati da insegnanti o comunque da componenti del mondo della scuola, relativi alla proposta di riforma e ne stralcio alcuni brevi brani.

Un insegnante delle scuole medie superiori evidenzia come non sia stato accennato alla grande differenza, in negativo, degli stipendi italiani rispetto a quelli dei docenti della Unione Europea ma che, in negativo, “sotto traccia” si accenni a 24 ore settimanali, se non addirittura a 36 ore ufficiali. A dire il vero tra le due cifre, 24 e 36, c’è una notevole differenza: le 24 ore stanno per 24 ore frontali, quindi di lezione diretta in classe, mentre le 36 ore sono quelle globalmente considerate, e che già si svolgono per moltissimi insegnanti, comprensivi di tutte le ore non frontali, cioè dagli scrutini, alle riunioni di ogni genere, alla correzione dei compiti ecc. - tutte ore da aggiungere, con aumenti di orario all’eventuale orario di 24 ore settimanali.

Questo seconda ipotesi (le 24 ore frontali che significano ulteriori classi) rappresenterebbero un aggravio non indifferente di lavoro per il docente e senza che vi sia una minima maggiorazione della retribuzione. Un secondo commento, di un altro lettore, merita di essere trascritto interamente, almeno per la maggior parte. Esso recita: “Insegnare e insegnare bene consuma molte energie perché non basta riempire di concetti la testa di un alunno ma verificare, dalla sua espressione e altro, di quanto ha fatto proprio gli argomenti discussi. Solo insegnanti che hanno lavorato molto e sempre in classe e con molta umiltà hanno questa potenza didattica. Chi ha molti incarichi e fa molti progetti (funzionanti solo sulla carta) diserta sempre la didattica proprio perché è difficile e faticosa. Correggere 500-600 compiti all’anno non è un lavoro semplice come la verifica di un esercizio di educazione fisica senza nulla togliere alla dignità della materia. Scatti di competenza così come sono stati pensati penalizzano solo gli insegnanti che lavora in classe (la vera forza della scuola italiana) umiliandoli ulteriormente e rendendo fortemente iniqua la retribuzione tra docente. Giudicare il lavoro di un docente lo si può fare solo alla fine della carriera e cioè andando a vedere quanti alunni sono diventati ottimi cittadini magari laureati o ricercatori di cui l’Italia ha veramente bisogno e non da quanti progetti, magari stupidi, ha saputo fare”. Mi pare di individuare alcuni aspetti interessanti: qui si parla di esperienza e di didattica, elementi fondamentali per un buon insegnamento, cosa che nella proposta di riforma mi sembra siano affidati a giudizi molto empirici e non sufficientemente chiariti sotto l’aspetto della dignità del docente, che non è rappresentata da una bella cravatta o da un vestito elegante, ma dal rispetto che gli viene riservato per le sue qualità e le sue capacità di interagire con gli alunni.

Un altro aspetto è indicato con la individuazione del peso della correzione di centinaia di compiti. A volte sono diverse centinaia, ma una correzione del compito presuppone una preparazione del compito e un approfondimento che lo anticipa. Lavoro mai ricompensato.

Un terzo aspetto è di estrema importanza . Il commentatore dice che il giudizio circa il lavoro di un docente non può essere espresso anno per anno ma a fine carriera. Comunque riscontrabile nella formazione e attività dei ex allievi attivi nella società.

Questo è il vero metro con il quale si può valutare un buon lavoro oppure un lavoro non ottimale. Il resto è semplicemente uno strumento affidato, si spera, a persone equilibrate, ma che comunque non possono avere una visione completa e approfondita del lavoro di un docente.

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar