Sottratte alla quotidianità alcune camicie ben piegate, in unità con delle tenaglie rosse e dei mestolini più adatti ad un universo del minuscolo, appaiono per Tino Stefanoni i soggetti ideali in serie al fine di realizzare delle opere. Le forme semplici, in un solo colore, iterate una accanto all’altra nella scansione rigorosa dello spazio, sembrano annunciare di appartenere ad un continuum del quale appare azzardato cercarne con l’avvio anche la fine: una sottrazione all’universo dell’ovvio. Semplici e lineari, nel segno grafico godono dell’universale fiducia per l’immediata riconoscibilità dell’uguaglianza della forma, che Stefanoni, con l’arma della liricità, mira a condurre dall’esistenza e dal vissuto al minuscolo ed al lillipuziano.
Così sottratti dal contesto della banalità, trasmettono un’aura di lontananza ed aspirano al territorio della memoria della vita, per poi, potenziati dalla misura liberatoria di Stefanoni, sollecitare l’appartenenza al mondo di una personale poesia. Certi bicchieri e dei cubi, forme dai volumi solidi e regolari, entrano in affinità con il mondo architettonico sottolineati dalla presenza di superfici rigorosamente piatte e monocromatiche.
Quindi Stefanoni recupera con il tema del paesaggio nelle scene formate da immagini scambiabili, piccole case e alberi solitari, in visioni simili ad icone, privi di presenze umane, sempre immersi nel silenzio e dal richiamo universale. Un paesaggio dai pochi colori elettrici del verde dei prati e del blu del cielo nelle piatte stesure, tali da rinforzare il nitore delle forme definite da un profilo che nello sciogliersi cede morbidezza allo spazio della natura. Anche un aereo nel volo in un cielo dal fisso cromatismo nello spazio di un rettangolo allungato assicura una fissità d’antica icona.
La mostra prosegue dal 14 novembre presso il padiglione n. 8 di Arte Padova, dove Tino Stefanoni terrà una conferenza il 15 novembre alle ore 16,30.