NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Quando l’Alto vicentino era tutto una miniera

Sergio Pegoraro ha dato alle stampe un volume che racconta le vicende dei cercatori di argento, piombo, rame e ferro nei monti intorno a Schio

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Minerali Pegoraro

Miniere e Minerali dell'Alto Vicentino - I Monti d'Oro dello scledense Sergio Pegoraro, edito dall’Associazione Micromineralogica Italiana e stampato dalle Grafiche Marcolin di Schio, è un bel volume di grande formato, ricco di immagini e disegni, accompagnato da testi di attualità e di storia che racconta le vicende dei monti che fanno da contorno a Schio, per lungo tempo, dal XII al XX secolo e in modo particolarmente intenso durante il dominio della Repubblica di Venezia, teatro di un’incessante ricerca di metalli: argento, piombo, rame e ferro. Il territorio interessato all’investigazione mineraria copriva pochi chilometri quadrati entro i comuni di Recoaro, Torrebelvicino e Schio. Circa 230 milioni di anni fa, nel Ladinico medio-superiore (Triassico), in questa zona si verificarono intensi fenomeni vulcanici che portarono in deposizione lave acide, formando le rocce che ora affiorano nei monti dell’Alto Vicentino. Attività vulcanica che produsse una vasta area mineraria con la formazione di una serie di adunamenti metalliferi di pirite e solfuri polimetallici.

Minerali Pegoraro (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il libro, che sarà presentato in Sala Consiglio del Comune di Torrebelvicino venerdì 14 novembre alle 20.30, tratta diversi argomenti che vanno dall’oro del Mantese - breve racconto su un particolare personaggio che per le sue stravaganti scoperte aveva attirato l’attenzione delle maggiori testate giornalistiche italiane - alla geologia della Val dei Mercanti; dall'arte mineraria nell’Alto Vicentino alla documentazione storica della ricerca mineraria dal 1500 ad oggi; dalle planimetrie e foto di molte miniere alla storia della raccolta del caolino nell’Alta Val dei Mercanti. E poi i minerali: 167 specie mineralogiche raccolte nei monti contermini la Val dei Mercanti; gli studiosi di geologia e mineralogia che hanno dato un contributo alla conoscenza del territorio dell’Alto Vicentino; il Museo Geomineralogico e del Caolino nella ex Caserma Cella di Schio e il Museo Archeologico dell’Alto Vicentino, casa laboratorio ricostruita al Museo Archeologico di Santorso.

L’area del distretto minerario Scledense oggetto del libro è quella che comunemente sotto l’aspetto geologico è nota in letteratura e identificata nelle Prealpi Vicentine come Recoarese: indicativamente 10 km quadrati. Nelle diverse miniere, discariche, cave e affioramenti sono state identificate e descritte ben 167 diverse fasi che includono 158 valide specie minerali. Tra queste, 36 sono descritti per la prima volta e rappresentano novità assolute. Per il 99% delle specie rappresentate, l’identità è comprovata da adeguate indagini analitiche. Se la maggior parte del libro è dedicata alle miniere del territorio e ai singoli minerali, il volume - e qui sta il suo pregio - non è soltanto mineralogico: ci sono pagine di storia, tradizioni, economia e studi locali: la vita di una piccola zona e la sua evoluzione nei tempi.

Il libro racconta anche di due storiche innovazioni: nei primi anni del ‘500, sicuramente per la prima volta nel mondo nel campo della tecnica mineraria, nel distretto minerario di Schio, fu attuato l’utilizzo del mercurio per separare l’argento da altri minerali (amalgama) e nel 1572 ci l’impiego della polvere da sparo per rompere la roccia in galleria.

Da sempre interessato alla mineralogia, chiuso il lungo periodo di presenza lavorativa a Milano (1965-1999) e ritornato a Schio, mia città natale, ripresi a frequentare e a conoscere meglio l’ambiente geologico-mineralogico dell’Alto Vicentino, inizialmente aggregandomi agli Amici del Museo Zannato di Montecchio Maggiore, in seguito al Gruppo Mineralogico Scledense di Schio - scrive Pegoraro - . La conoscenza di quest’attività estrattiva ha portato in questi ultimi anni molti collezionisti di minerali a frequentare questo territorio, sia per rivivere l’ambiente delle antiche miniere, sia per la raccolta di minerali poi riconosciuti grazie alla collaborazione e allo studio di importanti sedi universitarie. Così, con la preziosa ed essenziale collaborazione di alcune persone del Gruppo Mineralogico Scledense, compagni di tante avventure, ho anch’io iniziato verso la fine degli anni ‘90 una ricerca sistematica delle poche tracce rimaste delle antiche miniere.

Poi, nel 2003, l'evento sorprendente. In una galleria del Monte Trisa, l'autore assieme ad alcuni amici e colleghi - Alberto Contin, Edoardo Toniolo e Paolo Chiereghin - trova una nuova specie mineralogica, la Montetrisaite, un solfato basico idrato di rame, cui è stato dato il nome dell'antico toponimo del Monte Trisa, ancora in uso localmente per indicare questa piccola collina, e di un altro minerale, che è stato il primo ritrovamento italiano di questa specie: la Redgillite. Questa scoperta ha dato a Pegoraro l’opportunità per iniziare a redigere una catalogazione di tutti i minerali rinvenuti nei monti contermini la Valle dei Mercanti, arricchendola con dati storici di archivio.

Abbiamo incontrato l'autore scledense.

Minerali Pegoraro (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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