NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il colore come forma plastica

Percorso attraverso una forma di astrazione
Gallerie d’Italia- Palazzo Leoni Montanari
Contra’ S. Corona, 25
Orario: da martedì a domenica 10-18
Chiude il 25 gennaio 2015

di Maria Lucia Ferraguti

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Il colore come forma plastica

In una terra che apprezza il disegno e il colore, in cui si trovano le dinamiche dello sviluppo dell’arte del ‘900, conduce ad approfondire il tema, come avviene nella mostra Il colore come forma plastica. Percorso attraverso una forma di astrazione, è allestita a Palazzo Leoni Montanari e curata da Francesco Tedeschi. L’intento espositivo conduce ad accostare visivamente le esperienze di chi lavora sull’idea del colore come “forma plastica” già avanzata dal Futurismo; una ripresa con gli artisti del secondo Novecento che seguono, nella ricerca non figurativa, quell’idea anticipata da Balla di un rapporto tra il colore e la dimensione plastica. Una forma di riconoscimento verso un’arte che attraverso la sostanza cromatica luminosa, può originare motivi spaziali, anche tridimensionali, vicini all’astrazione già anticipati in altre correnti non figurative europee. Vi aderivano nell’esperienza diretta Alberto Magnelli e Silvano Bozzoli esponenti dell’Ecole de Paris, che connotano in particolare l’intesa e l’unione con il pittore romano Piero Dorazio. Come del resto avviene con Giulio Turcato, sensibile al colore e all’astrattismo e per Carla Accardi. Nasce, a contatto con questo fermento d’idee, nel 1947 “Forma 1” in ambito romano, e un indirizzo di ricerca che si dilata fino a coinvolgere la sensibilità cromatica di matrice veneta di Tancredi fino alla pittura rapida e vitale di Guido Strazza.

Caratterizza l’esposizione l’apertura alla “pittura analitica” degli anni Settanta, attenta a riportare l’attenzione ai fattori essenziali del quadro, a ridefinire la sensibilità verso la materia a partire dalla cornice, dalla superficie e dal colore in rapporto con la tridimensionalità dell’ambiente reale: “ Se vi è una regola comune a differenti modi di agire, essa sta nel rapporto condiviso tra fatto visivo e valore tattile dei materiali, tra la fisicità del colore e il suo modo di modificare la tela, con o senza telaio” (Cerritelli).

I fondi naturali di Giorgio Griffa, Elio Marchegiani e Mario Nigro, incontrano le forme del colore di Carlo Battaglia, Claudio Olivieri, Valentino Vago e di Caludio Verna, per poi dialogare con le strutture quasi monocrome dei dipinti di Aricò e di Carmen Gloria Morales, quindi coinvolgere, per sensibilità cromatica, Sandro Martini, Vittorio Matino e Rosanna Rossi.

Altre opere fra gli anni Ottanta e Novanta allargano il percorso fra gli azzurri intinti quasi nel nulla di Ettore Spalletti, le figure simboliche in armonico equilibrio ed al limite del visibile di Marco Tirelli in unione alle opere di Domenico Bianchi, Ignazio Gadaleta e Giorgio Vicentini.

Il catalogo della Monografia, curato da Francesco Tedeschi, è edito da Skira.

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