NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L’altra natività

In scena a Noventa “In nome della Madre” di Erri De Luca riadattata da Piergiorgio Piccoli e Anna Zago che parla dello spettacolo e dell’amore “umano” tra Giuseppe e Maria

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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In nome della madre

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

(foto di Fabio Mattiolo)

 

In nome della madre (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Questa settimana al Teatro Modernissimo di Noventa la compagnia Theama Teatro ha messo in scena perla regia di Piergiorgio Piccoli, la trasposizione del romanzo di Erri De Luca “In nome della madre”, in cui l’autore indaga la vicenda della Natività dal punto di vista storico-sociale. Molta importanza viene data al contesto culturale in cui Maria e Giuseppe vivono e sua base di ciò il testo ipotizza quali potessero essere le loro dinamiche comportamentali e le loro riflessioni. Abbiamo incontrato Anna Zago che ha interpretato Maria.

Erri De Luca ha scritto molti romanzi e poesie, come mai avete scelto proprio questo testo?

Anna Zago: “È una scelta che è stata fatta un po’ di tempo fa, ci avevano consigliato di leggerlo, io e Piergiorgio ce ne siamo innamorati e abbiamo pensato di metterlo in sena. Abbiamo visto che c’era già stato qualche esperimento, l’avevano fatto in versione monologo ma a noi non interessava perché nel testo Joseph è una figura stupenda e quindi era un po’ riduttivo che non comparisse questo personaggio che è molto importante all’interno della storia e che forse è la figura più innovativa, dà uno spessore diverso, Erri De Luca, a questo personaggio di Giuseppe”.

Mettere in scena ora la pièce sembra voler aprire le festività natalizie, invece a me è sembrato tenersi abbastanza lontano dalla tradizione, è un modo per offrire degli spunti di riflessione che esulino un po’dal condizionamento dell’atmosfera natalizia perché vediamo proprio la figura umana reale che si scontra con quella mistica e con la filosofia dello studio che nella cultura ebraica è molto presente.

“Si parla della Natività e nel periodo di dicembre casca “a fagiolo” diciamo, però in realtà è un testo che va oltre, Erri De Luca non è un religioso, lui si definisce addirittura un ateo ma è uno studioso della religione: conosce benissimo l’ebraico, è uno studioso della Bibbia e di tutti gli aspetti religiosi però non è credente per cui nel suo testo non c’è, è un testo che va sull’umanità più che sul divino e ha uno spessore bellissimo, una storia d’amore stupenda, di questo amore di Giuseppe, nei confronti di Maria e di Maria nei confronti di Giuseppe e di questo amore per questo bambino. C’è sicuramente la presenza del divino perché lei alla fine quando partorisce ha questo dialogo con Dio in cui chiede e sente un brivido lungo la schiena come un presagio di sventura e di qualcosa che succederà a questo figlio”.

In nome della madre (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Erri De Luca ha tradotto lui stesso dall’ebraico i testi sacri: avete cercato analogie e incongruenze con i testi che conosciamo?

“No. Devo dire che la cosa che mi ha colpito tantissimo di questo testo è un po’ l’aspetto femminile che De Luca dimostra di conoscere molto bene. Penso che lui sia riuscito, in un certo senso, a tradurre e a mettere in parole quelle sensazioni che hanno le donne quando aspettano un figlio, i loro pensieri e abbia fatto un bellissimo lavoro di introspezione”.

La figura della Madonna è mistica e trascendentale per eccellenza, come mai secondo te, nell’ultimo secolo la letteratura e il cinema hanno cercato di umanizzare sempre di più la figura della Madonna, e di Gesù ancora di più, fino al punto di farli diventare dei personaggi davvero familiari e pop?

“Io penso che ci sia bisogno di sentire il divino molto vicino e trovare questo assetto umano del dio che si è fatto uomo sia all’interno della nostra società, c’è un bisogno di sentirlo vicino e di sentire il calore, forse anche questo: non abbiamo tanto bisogno del “dio giudice” ma del dio comprensivo che senti con un braccio sulla spalla”.

È molto interessante vedere come Erri De Luca sottolinei il contesto culturale e storico in cui si svolge la vicenda e quanto questo possa aver eventualmente influito sull’emotività sia di Maria che di San Giuseppe, il fatto che lei ha la fede ma che comunque si senta un “contenitore” di un figlio che, non avendo un padre fisico, non ha stirpe e quindi lei stessa non “appartiene a nessuno”. È un’immagine particolarmente insolita della Madonna che comunque è madre, e quindi sente l’amore per il figlio, che è combattuta tra la sua propria emotività e la ragione e il pensiero filosofico legato alla tradizione e allo studio che tra l’altro le è precluso in quanto donna.

“Esatto, la cosa bella che emerge da testo di De Luca è proprio tutto un approfondimento di quella che è la cultura dell’epoca, come la donna viveva, le leggi, perché lui le cita, Giuseppe le dice e quindi dà tutta una serie di spiegazioni storiche del perché questo stava succedendo. Allo stesso tempo la Madonna è una ragazza giovanissima che vive in quella situazione, ha dentro di sé una forza ed è quella forza che l’ha fatta diventare la prescelta ma comunque lei appartiene alla cultura del suo tempo. Il più straordinario e rivoluzionario è proprio Giuseppe perché è lui che sfida tutti, la difende a spada tratta è lui che smette contro il paese e lo fa per difendere lei: lei ha bisogno, lui lo fa. Lui che conosce le leggi e che è un uomo molto rispettato all’interno della sua comunità, per amore decide di puntare i piedi".

In nome della madre (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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