NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Auguri

di Italo Francesco Baldo

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Auguri

In nessun tempo dell’anno, come in questo, si sente la parola “auguri” che fanno riferimento a due importanti ricorrenze; la prima il S. Natale che festeggia la nascita di Gesù Bambino e la seconda l’inizio di un nuovo anno. Augurare un “Buon Natale”, che, va sempre ricordato, è una festa religiosa, e pochi giorni dopo un “Buon Anno”, è segno di incontro tra le persone che all’augurio stesso riconoscono una benevolenza e un’attenzione precisa.

Che cosa è “l’augurio”? Esso deriva dal latino augurium, derivato da augur ossia augure, che era un sacerdote dell’antica Roma ed aveva l’ufficio di interpretare la volontà degli dèi per trarne auspici di buona o cattiva riuscita di un’impresa. Una funzione questa già conosciuta presso i greci e soprattutto gli etruschi. Un compito difficile, a Roma fondato dallo stesso Romolo, che doveva cogliere tutti i segni, il tipo di uccelli visti, il loro volo e la direzione che prendevano, in gruppo, in parti o anche da soli, il tipo di suoni emessi, ecc. La ricerca di buoni auspici si estese nel corso degli anni anche all’osservazione di altri animali (quadrupedi, rettili, polli) e di segni inviati dal cielo, saette, fulmini e tuoni. Questi sacerdoti erano riconoscibile, perché portavano una particolare insegna, un bastone a forma di punto interrogativo, il lituo.

Gli auguri avevano funzione privata e pubblica. Non potevano essere offesi, era prevista addirittura la pena di morte per chi arrecava loro danno.

L’interpretazione che fornivano, dopo la lettura dei segni, era detto augurio o auspicio e su questo si determinavano comportamenti privati e pubblici. Di per sé un augurio non era né buono né cattivo, tanto che potremo dire che il termine è una vox media, ossia una parola che in sé non ha significato né positivo né negativo, ma questo dipende dall’aggettivo che lo accompagna, anche se l’augurio non è quasi mai accompagnato dal termine “cattivo”, tranne che nell’espressione “di cattivo augurio”.

L’augurio, perduta la sua connotazione e funzione nell’ambito della romanità, è diventato un nome di persona e una. formula di cortesia usata in particolari ricorrenze, come il S. Natale o l’Anno Nuovo.

Un santo è annoverato con il nome di Augurio, si tratta del diacono martirizzato con il rogo all’epoca dell’imperatore Valeriano a Terragona (Spagna Citeriore) insieme a san Fruttuoso e all’altro diacono Eulogio. Le ceneri dei tre martiri sono oggi nell’abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte a Camogli in Liguria, portate per sottrarle ai saraceni, che distruggevano le reliquie.

Auguri (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Oggi il nome proprio è caduto in disuso, ma non la formula di cortesia che è facile sentire in tutte le stagioni dell’anno.

Talora i buoni auguri sono accompagnati da doni, come per il S. Natale dove nella buona tradizione è lo stesso Gesù Bambino a portarli e un personaggio della pubblicità che ha usurpato Santa Klaus ovvero il nostro San Nicola da Bari, e che in Italia viene detto Babbo natale, ingenerando nei bambini della confusione rispetto al vero significato del S. Natale, quando tutti gli uomini, alla vista di un bambino, si commuovo e divengono più buoni, si spera.

Quindi tanti buoni auguri, a voce durante i periodi prescritti, in famiglia, in chiesa, nei negozi, a stampa, sempre meno diffusi, ma sempre graditi, telefonici e ora via internet o addirittura dallo spazio. Le forme variano, ma la formula di cortesia è gradita e sentirsela rivolgere in tempi anche difficili, aiuta a pensare a possibili miglioramenti.

Per il S. Natale è difficile recensire o scegliere la forma più adatta, ne sono innumerevoli, e ognuno può scegliere o farsene una propria: letteraria, musicale, artistica, ecc., ma sempre dovrebbe prevalere il senso religioso, dato che la festa non ha certo una valenza laica, ma, come recita l’inno, ricorda e rende sempre attuale un significato universale: Glória in excélsis Deo et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.

Così anch’io mi permetto di inviare a tutti ed in particolare ai lettori de “La domenica di Vicenza” il mio buon augurio per il Santo Natale

 

 Auguri (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

 

 

Notte di Natale

 

 Brillarono tutte un po’ di più

 quella notte

 le stelle!

 

 Luminosa,

una tra tutte,

indicava la via

 ai cuori.

 

Il mio pensiero

 s’adagia

nella culla,

 sente il respiro

del mondo salvato. 

 

 (I.F. Baldo)

 

nr. 45 anno XIX del 20 dicembre 2014

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