NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dalla TAV la seconda rivoluzione di Vicenza?

Le promesse di cambiamento contenute nel progetto delle due stazioni eguagliano la sostanza della grande rinascita del dopoguerra - Oboe: "Un crimine perdere questa occasione" - Pellizzari: "Mi piace, però implicazioni sociali, urbanistiche ed economiche da analizzare - Sala: "Interessante, ma con la città e la provincia se ne deve parlare"

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Dalla TAV la seconda rivoluzione di Vicenza?

(g. ar.)- Il progetto è affascinante, c'è un ministro che ha già detto che si farà. È in prospettiva qualcosa che si avvicina moltissimo, se addirittura non lo supera, all'esaltante periodo del dopoguerra quando Vicenza aveva ferite importanti da sanare, messa in ginocchio da una serie devastante di bombardamenti, con tutto un apparato produttivo da rimettere in sesto. Ripartire in quegli anni che vanno dal 46 al 60 fu ritenuto un dovere, qualcosa che si doveva fare per restituire oltre che dignità anche supporti. culturali economici e di convivenza sociale a tutta una comunità che non comprendeva soltanto il capoluogo ma anche una provincia di grandissima potenzialità, da Bassano a Schio, da Thiene ad Arzignano, dall'Altopiano al Basso Vicentino.

Quella operazione, difficilissima, costellata di ostacoli davvero imponenti, come sappiamo alla fine riuscì in pieno, non a caso portando Vicenza e provincia in campo nazionale al terzo posto degli indici di produttività e benessere. Bisogna vedere ora se l'occasione rappresentata da questa nuova ipotetica rivoluzione alle porte verrà sfruttata nello stesso modo vincente perchè anche in questo caso si tratta di mettere mano ad una serie di interventi destinati a cambiare il volto di tutto, anche della qualità del vivere in questa città. Le due stazioni, una alla Fiera, l'altra in Borgo Berga, la prima per la TAV e il resto del transito interregionale, la seconda per i convogli di chilometraggio interno, quindi minore, già da sole rappresentano un disegno estremamente significativo perchè il cordone che le unirà sarà per la struttura ferroviaria un percorso in trincea con la copertura dedicata al traffico automobilistico. Come dire che improvvisamente quasi per magia spariranno tutti gli ingorghi pensabili lungo l'asse Ponte Alto/San Lazzaro/San Felice/Viale Milano. Che cosa significherà per la città è perfino superfluo sottolinearlo. Sparirà l'attuale stazione con tutti i suoi binari verso est e ovest e probabilmente si riuscirà a compiere quel miracolo che gli urbanisti degli anni 30/40 avevano a lungo invocato, cioè la congiunzione dell'area di Campo marzo e dell'anello dell'ippodromo ai piedi di Monte Berico.

Dalla TAV la seconda rivoluzione di Vicenza? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)DUE STAZIONI E TANTO VERDE- Se fosse ancora in circolazione un signore come Neri Pozza ci direbbe tutta la sua soddisfazione per queste novità. Lui come altri aveva sostenuto a suo tempo l'opportunità di piazzare la stazione a nord della città, ma i tempi sono cambiati e la sostanza di questo portare fuori la stazione moltiplicata ora per due lo troverebbe sicuramente molto soddisfatto, proprio tra l'altro per la possibilità di unificare in un grande polmone verde tutto il territorio dal centro storico a Monte Berico. Altro motivo di approvazione verrebbe poi dal fatto che questo progetto rappresenta una novità, "quella" novità tanto a lungo attesa dalla città. Se ripercorriamo all'inverso la storia degli ultimi quarant'anni non possiamo non accorgerci che la tanto lamentata da più parti immobilità di Vicenza è stata un fatto inequivocabile: bypassata dal movimento tra Verona e Padova, Vicenza non è riuscita in niente, neppure nel saper approfittare dell'occasione offerta dai mondiali del 90 che quanto meno le potevano finalmente consegnare opere infrastrutturali come l'autostrada Valdastico completata e un sistema viario intero e di aggiramento che si è data finalmente, e solo in modo parziale ancora, soltanto negli ultimi cinque anni. Ecco perchè il progetto TAV è una specie di salvagente a cui ci si deve aggrappare subito e senza esitazioni, tanto più che si tratta di un soccorso di grande qualità. Vero è, come leggerete più avanti da alcuni interventi che abbiamo sollecitato tra importanti personaggi della vita politica ed economica di qualche anno fa, che una rivoluzione come questa ha bisogno di qualche puntualizzazione che non escluda né la comunità (anche provinciale) né le categorie della produzione, ma è anche vero che qui siamo di fronte al passaggio di un treno che non può essere lasciato passare senza fare l'impossibile per salirci in tempo.

Dalla TAV la seconda rivoluzione di Vicenza? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)I NO DEI SOLITI BENALTRISTI- Bruno Oboe, leader Cisl ai livelli più alti, dalle segreterie provinciale e regionale fino al direttivo nazionale, non ha dubbi sulla bontà del progetto, ma non solo: aggiunge che questa volta dovrebbero zittirsi ancora prima di nascere ed organizzarsi i soliti cori dei lamentatori di professione, quelli che si oppongono per principio a tutto, quelli che non hanno permesso per decenni con in loro comitati più o meno fondati qualsiasi cambiamento anche salutare nella quadratura della città, quadratura urbanistica e culturale, di produzione economica nonché di convivenza sociale. Oboe non parla a vanvera; ha vissuto in prima persona il progetto del centro modale prima piazzato a Ospedaletto, poi trasferito a Montebello per essere infine infilato in un cassetto visto che il progetto era stato pensato senza la minima idea di come si sarebbe potuto realizzare anche dal punto di vista economico. La tesi del sindacalista cislino è dunque molto fondata su una esperienza della quale non ha avuto nessuna responsabilità, ma che lo ha visto ad un certo punto uscire volontariamente di scena per totale disaccordo da quanto veniva fatto e non fatto a livello politico dai sindaci. Oboe va anche di più al nocciolo della questione di oggi e dice: "Sarebbe un crimine perdere anche questa occasione. Dico di più, sarebbe davvero da sprovveduti, da deficienti. Non parlo di chi dirà che si può fare di meglio perchè si può sempre fare di meglio, è naturale; parlo invece di quelli che dicono no prima ancora di aver capito a che cosa stanno dicendo no. Ho guardato il progetto e l'impressione che ne ho ricavato immediatamente è di un qualcosa che mi ricorda molto da vicino gli anni della ricostruzione del dopoguerra, quando in tutti noi dopo tanta distruzione si era fatta largo la voglia di ricominciare, di tornare alla normalità, ma con scelte opportune che assicurassero sviluppo e benessere. Questa proposta di oggi prende come opportunità la realizzazione del treno veloce e secondo me è davvero rivoluzionaria in quanto implica investimenti che coinvolgeranno tutto, da economia e lavoro all'assetto territoriale della città e anche della provincia, un impegno che una volta reso concreto con la realizzazione effettuata per intero prospetta un futuro non a breve ma a lunghissimo termine. Si può fare qualcosa di meglio? Certo che si può fare di meglio, è sempre possibile, ma non affondiamo nel benaltrismo di sempre, questa volta non si deve bloccare niente e soprattutto bisogna aiutare a fare, anche a fare meglio, ma senza creare ostacoli. Dopo tanti anni di immobilità assoluta abbiamo estremo bisogno di una impennata di questa forza e di questa qualità, perdere un'occasione come questa non si può, sarebbe un crimine lasciarsela scappare per qualche scadente bega della politica".

Dalla TAV la seconda rivoluzione di Vicenza? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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