L’originalità che caratterizza le opere di Giuseppe Vencato risalta dopo l’avvio della pittura negli anni ’70, ancora legata all’immagine dell’albero e della figura femminile. Icone di una pittura su tavola che cede velocemente al passaggio di altre forme più libere, danzanti sostenute dall’ebbrezza di un segno breve e curvilineo, d’anticipo sulle successive opere aperte alla scoperta dell’immaginario. E’ la prerogativa iniziale della mostra da titolo “Confini” “, variata nel percorso di lavori selezionati in circa quarant’anni d’intensa attività. I dipinti, dalle diverse misure, sono retti da un colore sontuoso che alimenta l’ampliarsi della fantasia di Vencato, fra cicli di opere come Giardini, Pensieri liquidi Una maturità pittorica raggiunta nel lasciare libero accesso alla “fantasia e al sogno”in forme organiche, gonfie e molli, sinuose nello sviluppo del moto, plastiche nel risalto della materia ispessita dalla vitalità cromatica. Alcune nature morte risaltano, nel richiamo futurista, in forme geometriche; appaiono fusi rotanti, aculei pungenti ed ancora occhi vigili, clessidre e forme ad elissi in lucide immagini in continua evoluzione, che uniscono la sorpresa al mistero delle metamorfosi legate a delle forme naturali: un legame al mondo fantastico di Vencato, per l’allontanarsi dal reale mentre apre ad una visione dalla dimensione più ampia. Entrano nei dipinti delle lettere, alcuni pronomi personali liberi dal codice linguistico: vivono per sensibilità di assonanze, di richiami. Protagonista delle opere è la pennellata, filamentosa, dal movimento curvilineo, che transita dalle masse ondulatorie ad altri volumi, sinuosa nel variare tonale del colore, intenso e brillante. Accanto alla pittura, si trovano inserite delle sculture dalle forme ovoidali, segnate da incisioni e cavità misteriose mentre completano la ricchezza inventiva una serie di libri d’artista. Lungo il tempo, Vencato è stato un attento curatore di mostre.