Per la copertina del breve catalogo Miraldo Beghini ha scelto l’immagine dell’opera Pergamo. Non è solo il titolo della tela del 2003, ma riporta al fregio della Gigantomachia del grande altare di Zeus dell’antica città. L’azione dei corpi dalla gestualità vigorosa avvia, dalla base storica attraverso un percorso nel passato verso l’attualità dell’opera. Con la stessa forza costruttiva iniziale trascrive tracciati sicuri ed energici, nel definire un’idea di mobilità in piani geometrici di specie informale, che reggono un colore vibrante. Così compone strutture attraverso l’unione di superfici, talvolta raggruppate verso l’alto, altre deflagranti e quindi ricomposte. Beghini nei dipinti, spesso dai grandi formati e coinvolgenti lo spazio, scompone e ricompone superfici, le modifica con l’energia di un colore vitale attraverso un segno che ne traccia i confini e determina. nella divisione, l’unità della composizione. Tutto può accadere nel risalto del cromatismo: ha la sicurezza dello spazio e dei rapporti cromatici, introduce il variare delle forme, suggerisce allusive profondità. Beghini ha scelto di dedicarsi alla pittura preparandosi attraverso l’insegnamento alla scuola di Nudo di Santomaso, di Kokoschka a Salisburgo, fino ad acquisire un’autonomia stilistica ampiamente riconosciuta con l’incarico d’assistente di Vedova. Nella mostra riassuntiva entrano circa trenta scelte opere: la sua è una vocazione intensa, che unisce agli oli gli acquerelli. È resa da tratti veloci nel delimitare le forme, simili a rapidi tracciati a definire, nell’insieme, il richiamo narrativo. Lo spazio pare respirare per luminosità mentre il segno sciolto e sicuro regge il colore e ne diventa la trama costruttiva. Accorda, inoltre la pittura sovrapponendo altre superfici colorate e irregolari per la fragile materia anticipata da Picasso e da Braque con il collage.