NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Anche alle scuole vengono... i capelli bianchi

I guasti agli impianti registrati nelle superiori suonano un campanello d'allarme: è emergenza causata dalla vecchiaia degli edifici e della loro concezione, aggravata dalla sensazione che ci sia poco da fare per rimediare dato che la legge di stabilità impedisce alla Provincia di utilizzare la cassa di cui dispone - Anche le comunali "preoccupate"

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(g. ar.)- Quando parliamo di scuole superiori prendiamo -ma con le molle- un problema che si può sintetizzare così: quasi 41mila studenti, oltre 5mila tra insegnanti e ausiliari, 128 edifici in 13 Comuni, oltre 2milioni di metri cubi da tenere sotto controllo e su cui intervenire in tempo e bene. Dopo di che, considerando che l'aggettivo "nuovo" o se volete "recente", è applicabile ad una minima parte di questa larghissima mappa, non siamo stupiti, ma allarmati sì, dal fatto che recentemente si siano verificati guasti e disservizi qui in città soprattutto in due istituti, il Lampertico e il Fogazzaro (nella parte ospitata al Lampertico). Diciamo pure che questa situazione che suona una vera e propria chiamata di soccorso è di netta emergenza. I guasti visti o che si vedono di giorno in giorno costituiscono non già il manifestarsi di un male acuto, ma la classica punta di un iceberg che più cronicizzato di così non potrebbe.

Anche le scuole invecchiano, questione di tempo, ed anche per le scuole occorre un progetto di accompagnamento che intervenendo dove e quando si deve eviti guai molto peggiori di quelli che si sono già verificati, anche perché allungando appena il ragionamento si passa direttamente dalla organizzazione e dalla difficoltà anche burocratica di far fronte agli eventi ad un'altra e decisamente più bruciante questione: la sicurezza.

MA CHI PAGHERÀ I DANNI?- Chi pagherà i danni se ci andassero di mezzo i ragazzi? pagherà lo Stato che strangola gli enti locali competenti per un intervento che non si può fare perché non ci sono i soldi per farlo? pagheranno i dirigenti scolastici che si fanno in quattro secondo numerose testimonianza per evitare il peggio e che però oltre a scelte alternative da emergenza non possono andare molto oltre dato anche che non sono tecnici delle costruzioni? sarebbe davvero da raccontare se chiamati a pagare fossero i ragazzi stessi, o meglio: le loro famiglie, con quel gioco dello scaricabarile che nel nostro Paese è lo sport più praticato, perfino più del calcio e dei miliardi che il calcio continua a gestire non turbato dalle difficoltà sociali.

L'equazione in questo caso non è molto difficile da risolvere: l'incognita non sono i soldi che l'amministrazione provinciale ad esempio ha in cassa, ma è il come possono essere spesi per far fronte appunto ad una situazione di emergenza che lasciata a se stessa in breve tempo causerà prevedibilmente guai molto peggiori di quelli a cui abbiamo assistito finora.

IN BALLO ANCHE LA SICUREZZA- Dalle scuole superiori che riguardano la gestione della Provincia, ente ancora oggi appesa al gancio dell'incertezza più totale perché continua a non sapere chi è, che cosa fa e con quali mezzi eventualmente deve farlo, il discorso si può riportare pari pari nel contesto comunale; anche qui, sia pure senza casi particolarmente allarmanti almeno finora, la necessità di assistere, fare manutenzione ordinaria e straordinaria, evitare problemi di sicurezza, la questione ricalca quella delle scuole superiori. Nei vari gradi di scuola, dall'infanzia, alla materna, alle elementari e quindi alle medie, la competenza sugli edifici è del Comune, ma sul personale è di nuovo dello Stato. Soltanto in città gli edifici scolastici coinvolti sono 76. Ci sono alcuni incroci dove c'è una palestra in uso comune con le superiori, ma il succo è questo: un'altra montagna di problemi che in questo caso sono attenuati, ma non annullati, dal fatto che il Comune di Vicenza ha un'azienda di servizi che si chiama Amcps. Per il resto il prodotto non cambia e l'allarme non fa una piega. Anche qui serve comunque del denaro per intervenire, posto che ci sono tecnici più vicini alla realtà trattata, dove si presenta la necessità. Provincia e Comune, tuttavia soffrono sia pure in diverso grado la preoccupazione di gestire il denaro da investire negli edifici scolastici. Da questo punto di vista e nel confronto che ciascuna delle due amministrazioni soffre nei confronti dello Stato, rimane il tema di fondo, quello che davvero preoccupa di più: le restrizioni che strangolano gli enti locali sono tali per cui la cassa non è vuota, ma non la si può aprire.

PERCHÈ RITARDI TECNICI?- Per ritornare all'inizio del discorso e cioè ai guasti che hanno interrotto il riscaldamento in due scuole superiori della città, c'è da dire che l'aggravante specifica è costituita dal fatto che ci sono stati veri e propri ritardi tecnici, situazioni sulle quali o bisognava intervenire con tempestività a prevenire guai futuri (è il caso del collaudo della caldaia effettuato il giorno stesso in cui ha cominciato a funzionare) o bisognava avere a disposizione i pezzi di ricambio per risistemare, aggiustare, rendere di nuovo funzionante l'impianto. Il responsabile dell'ufficio stampa della Provincia spiega che c'è stata una coincidenza di guasti per cui su due nuclei di impianto che agiscono in parallelo si è verificato contemporaneamente il blocco che ha impedito la riparazione, ma aggiunge anche che il pezzo di ricambio necessario a risolvere definitivamente la cosa è stato trovato soltanto a Modena. Il che ha richiesto tempo ulteriore e tutto il resto del disagio. Il bagaglio tecnico della Provincia non prevede che ci sia un magazzino a cui ricorrere per casi di questo genere ed è chiaro che la ristrettezza di mezzi finanziari in cui ci si trova di questi tempi per l'obbedienza dovuta alla legge di stabilità finisce con il completare il quadro meno consolante dentro una prospettiva che allegra non è sicuramente. A margine di tutto questo discorso esistono altre situazioni in cui l'incidenza della burocrazia e della tecnica non hanno alcun ruolo: perché i ragazzi del Fogazzaro ospitati nella sede staccata al Lampertico debbono usare una scala esterna e non le stesse scale interne dei loro colleghi? Per dire che ci sono varie realtà anche sovrapposte e in contrasto tra loro dalle quali si può ricavare l'impressione generale di un momento poco favorevole in generale a vedere le cose con un minimo di ottimismo.

(Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)VENERABILI EDIFICI DI INIZIO 900- Anche gli edifici scolastici mostrano ad un certo punto i segni dell'usura. I loro capelli bianchi non si risolvono con una tintura o ricorrendo al parrucchiere, sono invece la testimonianza di quanto tempo è trascorso senza che si pensasse concretamente al futuro, tenendo presente che il futuro non fa sconti a nessuno. Umberto Nicolai, assessore di Palazzo Trissino, spiega a sua volta che i 76 edifici scolastici di competenza comunale e su cui il Comune può contare sull'intervento dell'Amcps, rappresentano una vera e propria mappa storica della città. Per sintetizzare nel modo più semplice si può dire che più dalla periferia ci si avvicina al centro città cresce costantemente l'età delle varie scuola: "La Palladio di Santa Maria Nova è giovanissima, ma in media tutte le altre mettono radici negli anni 70 mentre ci sono punte molto più antiche come nel caso della Zanella che fu realizzata nei primi decenni del 900. Non è che si possa girare molto attorno a questo discorso, la realtà è questa, una media molto rilevante di vecchi edifici che richiedono interventi della nostra azienda di servizi quasi quotidianamente. Si fa fronte alle necessità, ma io mi domando come faremo ad affrontare invece il problema più largo che consiste nel creare un progetto di ammodernamento. Per ammodernare bisogna andare in due direzioni: la sicurezza e il risparmio energetico. Una gran parte degli impianti di riscaldamento sono stati concepiti e realizzati sotto il piano strada, e questo è il primo problema. L'altro, altrettanto rilevante, è che per risparmiare energia, una volta ci sia la caldaia nuova, bisogna mettere i doppi vetri alle finestre. Quante finestre ci sono nei nostri 76 edifici scolastici? Con quali mezzi possiamo intervenire? Le difficoltà che tutte le amministrazioni pubbliche denunciano non sono alibi: a furia di tagliare i fondi agli enti locali lo Stato li costringe ad una gestione di pura sopravvivenza e non si vede come le cose possano cambiare se non cambia questa tendenza a cui pare il ministero non voglia rinunciare. Stiamo girando in cerchio inutilmente, facendo quel che possiamo, ma senza che in realtà si veda una vera prospettiva. Tutte le amministrazioni hanno denaro in cassa per finanziare lavori, ma finché c'è la proibizione di toccare quei soldi...".



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