NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La Monte Grappa ha futuro e della Fincato che sarà?

Seppur con ritardo si delinea il riutilizzo per la grande caserma ceduta gratuitamente dallo Stato, rimane invece avvolto nella “nebbia” il destino del sito di Ca’ 7, già del Comune nel 2007

di Gianni Celi

facebookStampa la pagina invia la pagina

La Monte Grappa ha futuro e della Fincato che sarà

Ci sono logiche governative che, spesse volte, sfuggono a noi comuni mortali e non si riesce a capire se a dettare certe norme siano gli uffici o i politici del momento. Spieghiamo il perché di questa premessa. Il 28 maggio del 2010 veniva varato il decreto legislativo con il quale si decideva di cedere ai Comuni del territorio nazionale beni demaniali che lo Stato non usava più. Il Governo Berlusconi, con l’appoggio della Lega, s’era vantato di avere dato il via, finalmente, dopo decenni di attese, ad un’alienazione tanto richiesta da migliaia di enti locali. Fermando l’obiettivo sul Bassanese erano due i beni del demanio che interessavano principalmente ad altrettanti Comuni del territorio, vale a dire la dismessa caserma”Monte Grappa” a Bassano ed il vecchio magazzino dei tabacchi a Carpanè di San Nazario. I due Comuni esultarono alla notizia del varo del cosiddetto “Federalismo demaniale”, ma l’entusiasmo fu ben presto raggelato quando arrivò ai due sindaci la notizia che i due beni erano sì cedibili, ma non certo a costo zero, come inizialmente era stato sbandierato ai quattro venti. Il Demanio chiedeva la bella somma di due milioni 800 mila euro per il magazzino tabacchi di Carpanè, una struttura in pessime condizioni che solo a rimetterla apposto richiede un esborso notevole. Per la Caserma Monte Grappa di Bassano invece si pretendeva la cifra di sei milioni e diecimila euro, denaro di cui il Comune mai avrebbe potuto disporre se si pensa che poi, per la sua ristrutturazione, sarebbe servito molto, ma molto di più.

Ebbene, dopo quattro anni lo Stato, resosi conto dell’impossibilità di intascare quei soldini, ha ceduto gratuitamente le due strutture. Ci chiediamo: ma è mai possibile che non si possa sapere prima se un’operazione di tal fatta riesca ad andare a buon fine? Perché devono passare quattro anni, con dispendi di denari e di risorse umane, per capire che nessuno (non solo gli enti locali) avrebbe sborsato tanto denaro per due fabbricati difficili da destinare a nuovi usi. S’è perso tanto tempo in incontri, lettere, ordini del giorno, sollecitazioni e via dicendo quando, a quest’ora, si potrebbe essere già avanti con la ristrutturazione del tabacchificio, in Valbrenta, e della “Monte Grappa” in città.

Meglio tardi che mai, comunque. Mentre a Carpanè gli amministratori della Valbrenta stanno cercando di individuare le vie da seguire per la ristrutturazione del tabacchificio e per un suo nuovo utilizzo, a Bassano gli alpini, per primi, esultano per la salvezza di una caserma che ha fatto la storia della città assieme ad altre ormai tutte chiuse.

A proposito c’è da ricordare che non tantissimi anni fa erano tre le caserme operanti fra Bassano e Cassola: la “Monte Grappa” in Viale Venezia; la “Giovanni Fincato” in località Ca’ 7 e la “San Zeno” (ai muli), a Cassola.

La “Monte Grappa” comincia il suo percorso verso la fine del 1913 quando cominciano i lavori di costruzione del fabbricato (il tre febbraio del 1914 viene firmata una convenzione tra l’amministrazione militare ed il Comune di Bassano relativa al concorso di quest’ultimo nella spesa per la costruzione di una caserma per l’acquartieramento di un gruppo di artiglieria da campagna). Si continuò anche durante il conflitto mondiale e la caserma venne inaugurata nel 1919. Fu tutto un susseguirsi di specialità dell’esercito italiano. Dal 1920 al 1929 operò il secondo gruppo dia artiglieria da campagna dell’ottavo Reggimento Bassano con il comando di presidio; dal 1929 al 1931 trovarono posto i carristi; dal 1934 all’otto settembre del 1943 convissero alpini e bersaglieri; dal ’43 al ’44 la caserma fu occupata da un reparto della Flack (l’artiglieria contraerea tedesca) e fu testimone di bombardamenti verso il Grappa dal cortile, durante il rastrellamento del settembre del ’44, nonché della fucilazione, nella parte sud, di diciassette partigiani ad opera delle brigate nere; dal ’45 al ’46 trovarono alloggio reparti americani assieme ad un reparto scozzese e a dei soldati polacchi; dal ’48 al ’55 la caserma venne occupata dalla divisione “Folgore”; dal “55 al “62 tornarono gli alpini della Julia; dal ’62 al ’75 ecco il settimo Battaglione trasmissioni, ma anche il gruppo artiglieria da montagna “Pieve di Cadore”. Ultime presenze alpine nel ’92 con il gruppo Lanzo del sesto reggimento artiglieria da montagna e la seconda compagnia ponti radio del secondo reggimento trasmissioni di Bolzano. Nel ’95 resta la seconda compagnia P.R. e, nel ’99, la “Monte Grappa” diventa base addestrativa del 7° alpini di Feltre. Nel 2005, con la fine del servizio militare obbligatorio, vengono chiusi i battenti.

Dal 22 dicembre scorso la caserma non è più del Demanio, ma è stata ceduta, senza oneri, alla Regione Veneto la quale ha già nel cassetto nove milioni di euro per la sua ristrutturazione.

Che ne sarà di questi ampi spazi? Una parte (già lo aveva annunciato il Prefetto nell’incontro in municipio a Cassola) diventerà sede del Commissariato di pubblica sicurezza e della Polizia stradale, mentre la parte verso sud accoglierà 48 alloggi dell’Ater. Particolare attenzione sarà riservata alla palazzina comando che sarà affidata alla sezione alpini “Monte Grappa” perché sia trasformata in museo delle penne nere.

Dopo la cessione del complesso militare alla Regione, nei giorni scorsi c’è stato un sopralluogo per capire la vastità dell’area, ma anche lo stato in cui versano le strutture, abbandonate ormai da tempo. La Regione era rappresentata dall’assessore Elena Donazzan, alla quale si sono uniti il collega ai lavori pubblici, Massino Giorgetti ed al bilancio, Roberto Ciambetti (proprio alla “Monte Grappa” ha svolto il servizio di leva). Il gruppo di autorità della Regione era affiancato anche dai consiglieri Nicola Finco e Amedeo Gerolimetto. Per l’Amministrazione comunale era presente il sindaco Riccardo Poletto e per gli alpini il presidente nazionale Sebastiano Favero ed il presidente della sezione Ana Montegrappa, Giuseppe Rugolo. Tra le proposte di utilizzo della caserma spicca quella, auspicata anche dall’assessore Donazzan, di poterla usare come luogo di servizio civile volontario per i giovani. Questa idea è quanto mai importante perché, con l’eliminazione della “naja” i ranghi delle “penne nere” con il passare degli anni, si assottiglieranno e c’è il timore che venga a mancare, nel tempo, quella forza di disponibilità volontaria che tanti benefici ha portato e sta portando anche al nostro territorio grazie ai mitici alpini.

È ancora tutto fermo, invece, circa il futuro dell’area relativa alla caserma “Giovanni Fincato” che sorge nella zona di Ca’ 7. Costruito negli anni cinquanta, il complesso militare, che consta di un’area di 23.354 metri quadrati al cui interno si trovano nove corpi di fabbrica con uno scoperto di diciannove mila metri quadrati, fu ceduto al Comune di Bassano nel 2007. Il diciotto dicembre di quell’anno, sindaco Gianpaolo Bizzotto, venne firmata una convenzione fra Comune ed Agenzia regionale del Demanio per lo scambio con Villa Chini, sede del Comando della Guardia di finanza.

In questa caserma, dedicata alla medaglia d’oro al valor militare, Giovanni Fincato, morto il sei ottobre del 1944 dopo terribili sevizie nelle carceri di Verona (il suo corpo fu gettato nell’Adige e mai più ritrovato) trovò alloggio, fino al 15 novembre del 1991, la prima compagna E.S.M. (Electronic supporter measures) del 33° battaglione di guerra elettronica "Falzarego". Fino al 1977, invece, vi alloggiavano i militari del 64° gruppo intercettatori teleguidati, i quali supportavano il lavoro di altri commilitoni nella base Nato del Forcelletto, sul Monte Grappa, ove venivano custoditi, in appositi silos, i missili Nike. Compito dei militari della "Fincato", allora, era quello di tenere pronte le piattaforme di lancio 24 ore su 24 e 365 giorni all'anno. Si era nel pieno della guerra fredda.

Nell’ottobre del 2011, sindaco Stefano Cimatti, il complesso fu messo all’asta perché il Comune aveva urgente bisogno di fare cassa. La base d’asta venne fissata in quattro milioni 300 mila euro. “La vendita dell’ex Caserma Fincato - spiegò allora Cimatti - è strettamente legata alla situazione debitoria del nostro Comune. Quanto andremo ad incassare dall’alienazione di questo bene sarà dunque utilizzato per ridurre un debito che ormai ha superato i 61 milioni di euro. La vendita però diventa per noi importante e strategica solo se riusciremo a concluderla entro il 2011, pertanto se la prima asta dovesse andare deserta non ce ne sarà una seconda, ma faremo in seguito altre valutazioni”. La proposta non interessò il mercato immobiliare per cui tutto rimase come prima.

Ci fu poi l’interessamento di una trentina di cittadini che contribuirono, sotto la direzione dell’architetto Massimo Vallotto, a redigere il “Masterplan San Vito Nord” offrendo delle idee alla civica Amministrazione di come utilizzare quel luogo. Tre le proposte concatenate: costruire una housing sociale per giovani coppie, per anziani autosufficienti, per famiglie a monoreddito ed altro ancora; lasciare una parte dello spazio a disposizione del mercato immobiliare ed infine utilizzare parte di scoperto per la coltivazione di ortaggi da mettere a disposizione della Fattoria Conca d’oro impegnata nella disabilità.

Investire in quest’area per un suo recupero è un impegno che il sindaco Riccardo Poletto ha inserito nel suo programma elettorale.

La caserma San Zeno (“ai muli”) che veniva utilizzata per le salmerie a servizio della Caserma “Monte Grappa” di Viale Venezia, è l’unica ad avere risolto anzitempo i problemi di utilizzo. Acquistata dal Comune di Cassola il 29 giugno del 2009 dall’allora sindaco Antonio Pasinato, è stata adattata, grazie anche a finanziamenti della Regione, e messa a disposizione di diverse realtà di volontariato del Comune. Vi trovano posto un centro di aggregazione giovanile e spazi per la Protezione civile, ma anche la sede degli alpini, quella dei radioamatori, quella degli scout, quella del Gruppo folcloristico “El canfin”, della “Bassano Bluespiritualband”, della Caritas e dei “Musei all’aperto”.

C’era, infine, una quarta caserma, anzi la primissima, sorta entro le mura cittadine, verso la fine del 1800. Era la “Emilio Cimberle e Antonio Ferrari”, dedicata a due bassanesi morti durante le guerre coloniali in Africa. Essa ospitò uno squadrone di cavalleria, il battaglione alpini “Bassano” e il deposito del sesto Reggimento alpini. Nella seconda guerra mondiale divenne sede di reclutamento alpini della Repubblica Sociale e prigione dei partigiani rastrellati sulle montagne. Fra il 1950 ed il 1960 venne utilizzata come magazzino della Sauca e del Bar Julia. Negli anni ’90 fu acquistata dal Comune ed utilizzata come parcheggio, come magazzino e per gli spettacoli all’aperto di Operaestatefestival. Ora si attende l’ultimazione dei lavori per farne il polo museale di Santa Chiara.

 

nr. 05 anno XX del 7 febbraio 2015 



Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar