NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il ferro battuto racconta

Galliano Rosset e Danilo Pellegrin hanno confezionato un volume che valorizza un lavoro artigianale che ha dato valore aggiunto alle ville e alle dimore della nostra terra

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Il ferro battuto racconta

Il ferro battuto racconta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il ferro battuto racconta. Scorci di storia di Monticello Conte Otto e dintorni (Editrice Veneta) è un originalissimo libro risultato della sinergia e della collaborazione tra Danilo Pellegrin, appassionato di fotografia e l’artista vicentino noto in tutta Italia Galliano Rosset. I due autori hanno percorso e scrutato con grande attenzione e sensibilità il territorio di Monticello Conte Otto e dei comuni circostanti, Vicenza compresa, con l’obiettivo di fissare, nelle foto e nelle tavole disegnate, la grande mole di manufatti in ferro battuto, presenti nelle ville ed antiche dimore disseminate nei nostri paesi. Il libro, promosso dalla Pro loco e patrocinato dal Comune di Monticello Conte Otto, si aggiunge alla già cospicua produzione di testi dedicati alla riscoperta e valorizzazione del passato della nostra terra, frutto di un lavoro di ricerca che prosegue con tenacia da oltre un decennio con il coinvolgimento di eminenti personalità del mondo della cultura vicentina. I risultati hanno permesso di recuperare e far crescere il patrimonio di conoscenze storiche, a beneficio anche delle future generazioni.

Il ferro battuto, spesso considerato con una valutazione superficiale un lavoro artigianale minore, povero, dovrebbe invece essere letto come espressione di fantasia, sensibilità e abilità tanto da poterlo paragonare a pieno titolo all’arte. Questa considerazione è ora confermata dalla ricerca e dalle immagini, foto e disegni di Danilo Pellegrin e Galliano Rosset. L’occhio attento e capace di cogliere i minimi particolari di Pellegrin attraverso l’obiettivo della macchina fotografica unito alla straordinaria efficacia dei disegni di Galliano Rosset hanno consentito di mettere nella giusta evidenza le capacità degli artigiani, ma meglio sarebbe dire artisti, del ferro. Un lavoro che ha anche la funzione di conservare memoria della maestria di un’arte che ai tempi della industrializzazione spinta ha ben pochi allievi capaci di raccogliere il testimone di un mestiere complesso.

Il ferro battuto racconta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Brusaferro, Fabbri, Fabbris, Favaro, Ferracina, Ferrarin, Ferro, Ferron, Scaldaferro, sono alcuni dei nostri cognomi che derivano dagli artigiani che lavoravano il ferro - scrivono i due autori nelle pagine di presentazione del libro - . Questo metallo, con le sue leghe, determinò lo sviluppo della civiltà umana e, fino al secolo scorso, il fabbro veniva chiamato fàvaro o majàro a seconda del tipo di utensili utilizzati nella lavorazione: l'incudine o il maglio. Le foto di Danilo, che come primo lavoro si piazzò all'incudine con forgia e martello, mettono in risalto la presenza degli ultimi antichi ferri battuti nella nostra area che, dalle case più umili alle ville venete, davano sicurezza ed abbellivano cancelli e finestre con veri e propri ricami fatti con il ferro incandescente. Le tavole iniziali di Galliano, invece, mostrano i semplici attrezzi di base che permettevano a quegli artigiani di creare vere opere d'arte unite all'efficienza e alla bellezza. Il volume vuole essere anche un omaggio agli attuali maestri del ferro battuto che, raccolta la preziosa eredità del passato, vanno verso il futuro, arrivando anche ad esecuzioni superlative. Un sentito ringraziamento all'amico Nico Veladiano per l'aiuto che ci ha dato.

Questa pubblicazione - dice Giuseppe Guglielmi, presidente della Pro Loco di Monticello - aggiunge un importante contributo al progetto di riscoperta e valorizzazione dei beni architettonici, culturali e storici del nostro territorio. Anche in questa occasione, la Pro Loco è la responsabile del progetto che ha consentito la realizzazione del volume curato da Danilo Pellegrin e Galliano Rosset, due persone particolarmente capaci e inserite a pieno titolo nel mondo dell'arte e della cultura locale. Ancora una volta la sinergia tra Pro Loco, Comune, istituzioni pubbliche e private ha portato un risultato che arricchisce il nostro patrimonio di conoscenze storiche legate al territorio in cui viviamo. È nostra ferma intenzione proseguire su questa strada che ci vede impegnati sia in campo culturale sia nelle attività tradizionalmente compito della Pro loco, quali manifestazioni popolari e ricreative che comunque rientrano a pieno tiolo in quella che viene abitualmente definita come cultura popolare.

Il volume ha anche un'introduzione a firma di Roberto Ciambetti, assessore della Regione Veneto, il quale sottolinea come due artigiani diversi si confrontino tra loro: il mago dell'obiettivo e il pittore dal segno sapiente, assieme per tramandare la maestria di un'arte che oggi rischia di avere pochi allievi capaci di raccogliere gli insegnamenti di un mestiere non facile ma ricco di stimoli. Pellegrin e Rosset danno vita a un singolarissimo omaggio agli artigiani-artisti del ferro: credo che questa iniziativa sarebbe veramente piaciuta a un uomo come Carlo Scarpa, architetto geniale che dal rapporto con i maestri artigiani, siano essi del vetro come della pietra, del legno come del ferro, aveva fatto tratto distintivo delle sue straordinarie creazioni e del suo modo di vivere. Questa caratteristica, la sapienza artigiana e la maestria nella creazione manuale, spesso oggi dimenticata o sottovalutata da troppi, spiega l'importanza di tramandare anche nelle immagini dettagli, particolari, aspetti di un'arte, quella del ferro, che sarebbe sbagliato definire minore. Così l’obiettivo indaga, scruta, il segno grafico spiega, svela e rivela. Un viaggio per immagini in una forma d’arte e in una realtà che è parte della nostra storia fissata in questo volume, frutto in realtà di una singolare sensibilità dei due autori.

Parole di elogio giungono anche dal Sindaco di Monticello, Claudio Benincà, e dall'assessore alla cultura Maria Luigia Michelazzo, secondo i quali raccontare la storia attraverso i manufatti creati da abilissimi artigiani che nel corso dei secoli hanno abitato il nostro territorio, è un modo efficace per recuperare la memoria di tempi che, impropriamente, siamo tentati di definire oscuri, difficili ma che in realtà sono stati capaci di esprimere grandi talenti. Anche questo libro si colloca nell'ambito di quello straordinario lavoro di riscoperta delle nostre radici che ormai prosegue da oltre un decennio e che ha visto il nostro patrimonio di conoscenze storiche arricchirsi di opere importanti non solo per noi ma anche per le future generazioni. Il ferro battuto viene spesso considerato, del tutto impropriamente, come il frutto di un lavoro artigianale minore mentre in realtà è espressione di capacità che si possono definire artistiche a tutti gli effetti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti anche se, spesso, essendo circondati da innumerevoli ricchezze artistiche, ci capita di guardare senza prestare attenzione, senza vedere le piccole e grandi meraviglie che contribuiscono alla bellezza del nostro paesaggio.

Abbiamo incontrato il fotografo Danilo Pellegrin in occasione della presentazione del libro qualche settimana fa alla biblioteca La Vigna di Vicenza.

Il ferro battuto racconta (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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