NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Giovani e lavoro, è sempre allarme occupazione

Una ricerca evidenzia come nel Vicentino sono oltre 25 mila (dato a fine 2013) gli appartenenti alla fascia di età 15-29 anni che non sono né occupati né inseriti in un percorso di istruzione. Ne abbiamo parlato con gli esperti

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Giovani e lavoro, è sempre allarme occupazione

(C.R.) I Neet (acronimo inglese per Not in Education, Employment or Training), sono i giovani dai 15 e i 29 anni che non sono né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. Il riferimento è a qualsiasi tipo di educazione scolastica o universitaria e a qualsiasi genere di processo formativo: corsi professionali regionali o di altro tipo (tirocini e stage in primis), attività educative quali seminari, conferenze, lezioni private, corsi di lingua e informatica, con la sola esclusione delle attività formative informali quali l’autoapprendimento. La società Datagiovani di Padova, con la ricerca dal titolo "Giovani Neet in Veneto nella crisi: confronto 2008- 2013", ha stimato il numero di Neet per genere presenti nelle province venete nel 2008 e nel 2013 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati ufficiali regionali). Ecco la situazione riferita alla provincia di Vicenza, con il coinvolgimento di alcuni addetti ai lavori. Ecco cosa è emerso.

 

Vicenza seconda "maglia nera" in Veneto per numero di Neet: a fine 2013 erano oltre 25 mila, ma l'aumento è inferiore rispetto ad altre province

Giovani e lavoro, è sempre allarme occupazione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come evidenziano le tabelle qui a fianco le elaborazioni proposte dalla società Datagiovani, evidenziano una crescita del 66% nel numero di Neet in Veneto, passati dai 78 mila circa del 2008 ai 130 mila del 2013, con una crescita di quasi 52 mila in più in termini assoluti. L’incremento nella crisi è stato più rapido rispetto alla media nazionale (+31%) ma ciò è determinato dal fatto che mentre in Italia si partiva già da valori di Neet piuttosto consistenti (si tenga presente che oltre la metà dei Neet risiede nel Mezzogiorno), mentre in Veneto i valori pre-crisi erano estremamente bassi: l’incidenza sulla popolazione residente della stessa età era infatti del 10,7% (quasi la metà di quella italiana), nel 2013 si arriva al 18%. A livello regionale, oltre la metà dei Neet ha un diploma di scuola superiore o una qualifica professionale, mentre il 14% (circa 18 mila) ha una laurea. È proprio tra coloro che hanno un titolo di studio più elevato che si registra l’incremento maggiore dei Neet (+140%) rispetto al 2008. Poco più di tre Neet su dieci hanno cittadinanza straniera, e sebbene nel complesso il 60% di loro sia da classificare nella categoria degli inattivi, la crescita maggiore rispetto al 2008 si rileva nella componente dei disoccupati (51.600 circa), più che raddoppiati. Rilevante anche il dato di crescita, tra gli inattivi, di coloro che non cercano un lavoro perché convinti di non trovarlo, i cosiddetti “scoraggiati”: si è passati dai 2.600 circa del 2008 ai poco meno di 10 mila nel 2013.

In termini assoluti è la provincia di Venezia quella in cui il fenomeno è più rilevante: al termine del quinquennio preso in esame (fine dicembre 2013) si registravano quasi un quarto di tutti i Neet della regione, per un totale di 29.638 unità. Al secondo posto di questa classifica c'è Vicenza con 25.217 Neet (di cui 10.143 maschi e 15.074 femmine), pari al 19.42% del Veneto. Più staccate le altre province con Treviso in terza posizione con 22.365.

Tuttavia c'è un altro dato che a livello di occupazione giovanile nel Vicentino è confortante ed è riferito alla variazioni percentuali, sempre nel confronto tra 2008 e 2013: ebbene la crescita più rilevante è sempre quella di Venezia con il 99.4% (in pratica i Neet sono quasi esattamente raddoppiati nel periodo) seguito da Rovigo (+ 94.7%), Treviso (+85.2%) e Padova (+84.2%). Al quinto posto troviamo Vicenza con un aumento percentuale dei Neet pari 49.2, che scaturisce da una crescita pari a 8.320 unità, di cui 3.830 maschi e 4.490 femmine.

Le stime, elaborate dalla società Datagiovani, sono state realizzate a partire dai dati Istat–Rcfl (numero di Neet per regione e genere ed incidenza sulla popolazione, dinamica annuale provinciale del tasso di disoccupazione ed inattività dai 15 ai 29 anni per provincia) e sulla popolazione residente provinciale per età (assumendo quella del 1° gennaio 2014 come quella media del 2013), nonché dalle stime proposte a livello provinciale dal 2009 al 2012 da "Italia Lavoro".

 

Michele Pasqualotto, curatore della ricerca: «Nel Vicentino buone opportunità di lavoro. Anche nel 2014 la situazione è rimasta complessivamente negativa»

Giovani e lavoro, è sempre allarme occupazione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)«Nonostante i dati della ricerca riguardanti i Neet nel Vicentino esistono ancora buone opportunità di lavoro. Io abito nell'Alta Padovana e ho diversi amici e persone che conosco che lavorano nella provincia berica". A parlare è Michele Pasqualotto, curatore della ricerca, uno dei titolari della società Datagiovani di Padova, che si occupa anche di statistiche, analisi e ricerche sul mondo del lavoro.

«Il Vicentino – precisa Pasqualotto – rimane una delle province più industrializzate d'Italia, in grado di garantire opportunità di lavoro in vari comparti, anche per la capacità di molte aziende di avere investito sull'export, che come viene spiegato da tutti i report rappresenta in questo momento il vero valore aggiunto. Proprio in questi giorni ho letto un'analisi fatta da un istituto bancario, in cui viene evidenziato come nel Vicentino, nell'ultimo anno, alcuni distretti stiano andando molto bene anche per la capacità di esportare in tutto il mondo».

«Non è quindi una sorpresa – aggiunge – che se Vicenza è la seconda provincia veneta per numero di Neet, nel peggioramento della situazione occupazione nel periodo compreso tra il 2008 e il 2013 le cose sono peggiorate in maniera inferiore rispetto a quasi tutte le altre. Questo sta a significare che nel Vicentino esiste una maggiore fiducia da parte dei giovani proprio per il fatto di avere maggiori opportunità, quindi sicuramente un numero minori dei cosiddetti "scoraggiati". Chiaramente la crisi economica si è fatta sentire, anche con numeri eclatanti, in quelle aree dove l'occupazione è sempre stata massiccia, mi riferisco al Vicentino ma anche allo stesso Nord-Est, dove tuttavia le opportunità rimangono tra le più alte a livello nazionale».

Pur in mancanza di dati ufficiali Istat con Michele Pasqualotto abbiamo cercato di capire la tendenza riferita al 2014, ossia il primo anno successivo all'indagine della società Datagiovani. «La situazione – conclude – era complessivamente positiva sino alla fine del terzo trimestre, poi il quarto trimestre, riferito allo stesso periodo dell'anno precedente, ha invertito la tendenza in maniera netta e così l'anno si è concluso con un saldo negativo. Secondo uno studio di "Veneto Lavoro" nell'intero anno 2014 si sono persi 16.200 posti, intesi nella dizione "da dipendente". Noi francamente questo peggioramento ce lo aspettavamo, ora bisogna i primi mesi del 2015 per capire gli effetti del "contratto a tutele crescenti", indirizzato soprattutto ai giovani».



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