NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Edifici religiosi quale futuro pubblico?

Si avvicina il via ai lavori nella chiesa dell’ex ospedale, il primo stralcio porterà alla città una sala polifunzionale. Per ora invece rimane bloccato il progetto di trasformazione del Polo museale Santa Chiara

di Gianni Celi

facebookStampa la pagina invia la pagina

Edifici religiosi quale futuro pubblico?

Ci sono due realtà dell’antica storia ecclesiale di Bassano sulle quali, ormai da diversi anni, s’è incentrata l’attenzione dell’Amministrazione comunale. Si tratta della chiesa di San Bonaventura, meglio conosciuta come chiesa dell’ex ospedale e del complesso monastico di Santa Chiara, che sorge subito al di là di Viale delle Fosse rispetto al primo edificio religioso.

Edifici religiosi quale futuro pubblico? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Per quanto riguarda la chiesa sconsacrata di San Bonaventura, va detto che sta scadendo a giorni il bando di concorso per la sua ristrutturazione. Vediamo prima però che cosa ci racconta la storia di questo edificio. Risale al 1602 la richiesta, avanzata da Padre Gerolamo Bressanini del convento dei Riformati di Asolo, alla Giunta comunale, di poter aprire un convento nella città di Bassano. L’anno dopo cominciarono i lavori e sorse la chiesa dedicata a San Bonaventura. Nell’agosto del 1806 il convento fu abbandonato dai Riformati i quali andarono ad unirsi ai loro confratelli di Vicenza e sia il convento che la chiesa vennero inglobate nell’ospedale. Da allora la chiesa entrò a far parte della Parrocchia di Santa Maria in Colle e rimase aperta al culto fino a non molti anni fa. Lo storico edificio religioso perse di attrazione nel momento in cui l’ospedale chiuse i battenti per trasferirsi nella zona di Santa Croce. Si continuò a celebrare la messa domenicale, dopo la chiusura, ma per poco tempo ancora.

Le precedenti Amministrazioni hanno pensato di utilizzarla come centro di attività culturali. Proprio per questo, ancora nel 2009, fu presentata in Regione una richiesta di contributo al fine di poter trasformare l’antico edificio religioso in sala conferenze. “La posizione logistica rispetto al centro storico – spiegavano gli amministratori di allora - il buon grado di acustica al suo interno e la mancanza di spazi adeguati per lo svolgimento di attività culturali, ci ha condotto a valutare l’opportunità di utilizzare l’immobile per scopi culturali anche in considerazione della destinazione a sedi di associazioni culturali dell’adiacente edificio: l’ex portineria”.

Edifici religiosi quale futuro pubblico? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Per trasformare la vecchia chiesa in luogo di incontri dovevano essere effettuati degli interventi particolari. “C’è anzitutto la necessità – affermavano gli amministratori – di riscaldare un ambiente dall’altezza considerevole e pertanto si prevede l’utilizzo di un sistema a pannelli radianti posti sopra il pavimento attuale della chiesa. Tale soluzione garantirà un buon comfort per il pubblico ed un contenuto consumo energetico. Sopra i pannelli radianti verrà gettata una cartella di cemento con rete metallica e come finitura sarà posato un pavimento in laminato di legno. Su questa pavimentazione, infine, è previsto l’allestimento con delle tribune in acciaio zincato inclinato dove posizione le poltroncine degli spettatori e inoltre potrà essere montata anche una pedana con funzione di palcoscenico, sempre con struttura in acciaio e pavimento in tavolato di legno”.

La spesa prevista per quei lavori si aggirava, nel 209, attorno ai 190 mila euro. Da allora le cose sono cambiate, sia perché è stato rivisto il progetto, sia perché i costi sono lievitati. L’Amministrazione attuale, ha recepito il progetto steso nel corso della precedente Amministrazione. Ed ecco quali sono gli interventi previsti ora: “Anzitutto – spiegano i tecnici dell’area 4 dei lavori pubblici – si dovranno effettuare le opere di riqualificazione dedicate al portico sud e ai vani posti al piano terra dell’ex ospedale. Il progetto recepisce quanto espresso dalla Soprintendenza e prevede lavori di riqualificazione nell' ex chiesa, nel portico a sud e in alcuni vani posti al piano terra dell’area ex ospedale. Il piano terra ospiterà nell’aula dell’ex chiesa una sala polifunzionale di pubblica fruizione, mentre nel restante edificio, verso il lato est, verranno realizzati gli spogliatoi e i servizi igienici. È prevista in questa prima fase d’intervento, la ripassatura della copertura della chiesa e del portico a sud, con posa di doppia guaina ardesiata incrociata, la posa di nuove grondaie nonché l’installazione dei sistemi anticaduta. Verrà inoltre riqualificato il campanile per il quale è previsto un rinforzo strutturale. La durata prevista dell'intervento è di 270 giorni con una spesa complessiva di circa 550 mila euro”.

Il trasferimento dell’ospedale alla nuova sede di Via dei Lotti, iniziatosi nel 1993, si concluse con il trasloco degli ultimi servizi nel 1998 e nel 2005 il Comune ultimò l’iter di acquisizione di tutta l’area dell’ex ospedale.

Vediamo nei dettagli come avverrà la riqualificazione della vecchia chiesa secondo il progetto che è stato diviso in due fasi: la prima fase si occupa della ricomposizione architettonica e volumetrica di gran parte del prospetto sud, permettendo di usufruire fin da subito della chiesa come nuova sala polifunzionale e culturale e dei servizi annessi per il pubblico. Con la seconda fase saranno realizzati i lavori nella sacrestia (da utilizzare provvisoriamente con l’attuale conformazione come camerini), alcuni lavori esterni quali le finiture sulla facciata nord e la costruzione di un nuovo volume adiacente ad est al corpo di fabbrica già esistente, nonché interventi strutturali e murari atti ad una completa ridistribuzione degli spazi interni con esecuzione di nuovi impianti.

Edifici religiosi quale futuro pubblico? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il progetto ora redatto è relativo alla realizzazione della prima fase d’intervento. L’opera consiste nei lavori di adeguamento dell’ex chiesa e di riqualificazione di alcuni vani dell’ex ospedale non soggetti a demolizione, al fine di poter adibire il fabbricato a sede per attività culturali: una sala polifunzionale di pubblica fruizione dove verranno svolte attività d’intrattenimento con possibile posizionamento di sedute per ospitare un massimo di 131 spettatori, un palcoscenico, oltreché servizi igienici, camerini, depositi.

Al di là della riqualificazione dello stabile urge un intervento perché poche settimane fa una parte del cornicione della chiesa è caduto rovinando tre auto parcheggiate lì sotto. Fortunatamente non vi sono stati dei feriti, ma quel che è certo mettere le mani sul fabbricato è quanto mai indispensabile in tempi brevissimi.

Ma vediamo adesso com’è la situazione, al di là della strada, di quel tanto sbandierato “Polo culturale Santa Chiara” che dovrebbe trasformare l’ex caserma Cimberle Ferrari in una vera e propria cittadella museale. Cominciamo prima, anche qui, con un pizzico di storia per capire come nacque questo sito e quale fu la sua trasformazione nei secoli.

«Nel 1678 – scrive Ottone Brentari nella Storia di Bassano – alcune pie donne, terziarie di San Francesco, comprarono dai signori Baroncelli una casa, parte della quale era un edificio di seta e parte un’osteria, per farne un convento ed una chiesa. Questa fu cominciata nel 1681 e benedetta il 29 gennaio 1682 da don Gerolamo Stevani. Il 18 settembre 1736 mons. Baldassare Remondini la consacrò in onore di Santa Chiara».

Il convento delle Clarisse fu soppresso nel 1806 e le suore trasferite nel convento di Vicenza. L’edificio sorgeva in quella che un tempo si chiamava Contrà Rigorba, poi diventata Contrà Santa Chiara, per prendere il nome attuale di Via Jacopo Da Ponte.

Alla fine dell’Ottocento l’antico convento viene trasformato in caserma ed ospita una compagnia di cavalleria. Agli inizi del secolo scorso è affidata agli alpini e diventa la caserma per eccellenza, in attesa della costruzione della “Monte Grappa”. Nella Grande Guerra partono da qui le “penne nere” dirette verso l’Altopiano di Asiago e verso il Grappa. Nel tragico periodo della guerra civile sente le urla dei partigiani rastrellati sui monti e seviziati perché facessero i nomi dei loro amici combattenti per la libertà. Da qui partono i Martiri impiccati nel Viale loro dedicato e lungo Viale Venezia. Nel dopoguerra cala l’interesse per questa caserma che diventa magazzino di vestiario per gli alpini.

Edifici religiosi quale futuro pubblico? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Negli anni 80, del secolo scorso, l’Amministrazione comunale, guidata dall’allora sindaco Antonio Basso, decise di acquisire la caserma in attesa di una sua destinazione definitiva. L’Amministrazione di Gianni Tasca inserì l’area in un progetto di parcheggi a servizio del centro città, pensando, al riguardo, ad un parking sotterraneo. La Sovrintendenza ai beni artistici però non darà il via libera a tale proposta per cui il finanziamento, per la sua realizzazione, accordato al Comune di Bassano, grazie alla legge Tognoli, quasi a tempo scaduto, sarà trasferito per l’opera, ora esistente, in Piazzale Cadorna. Il sindaco Lucio Gambaretto, nel suo mandato di fine anni 90, lanciò la proposta della realizzazione di un Polo museale nella caserma il cui ampio cortile, nel frattempo, era stato adibito a parcheggio. L’Amministrazione di Gianpaolo Bizzotto portò avanti l’idea e, nel 2005, fu lanciato il bando di gara per la progettazione. Furono sedici i gruppi che aderirono all’invito, alcuni dei quali con progettisti di caratura internazionale come David Chipperfield (lo stesso che progetterà più tardi il restyling urbano tra il Ponte vecchio ed il Ponte nuovo), Tobia Scarpa, Mario Botta ed il portoghese Roncalo Byrne. La gara fu vinta da una società piemontese, la Sintecna, che aveva come progettista Carlo Aymonino, un architetto romano con un curriculum di tutto rispetto (morto nel 2010), assieme a Studio Pession Associato, Base Engineering, Geodes e Prodim. A fine novembre del 2009 il Consiglio comunale approvò il progetto definitivo. Secondo l’Amministrazione comunale qui dovrebbero trovare posto i musei naturalistici dedicati alle collezioni botaniche di Alberto Parolini, quelle naturalistiche di Ferruccio Meneghetti e quelle geo-palontologiche di Giambattista Brocchi, nonché quelle faunistiche dell’imprenditore Luca. Doveva essere questo il primo stralcio di lavori del costo di undici milioni e mezzo, forte di un finanziamento della Fondazione Cariverona, di dieci milioni di euro. Il secondo stralcio, nell’interrato, dovrebbe ospitare invece il Museo dell’automobile Bonfanti-Vimar, attualmente aperto nella sede di un’ex azienda orafa a Romano d’Ezzelino, assieme alla Galleria del motorismo, della mobilità e dell’ingegno veneto.

Di questo secondo stralcio, del costo preventivato in circa otto milioni di euro, non si sa ancora nulla, nel senso che mancano i finanziamenti necessari per poterlo attuare. Nell’attesa che si trovino le strade giuste per arrivare a recuperare questa somma si era partiti con la prima tranche di lavori.

«Siamo passati dalle parole ai fatti – spiegava l’assessore ai lavori pubblici, Dario Bernardi, nel luglio del 2012 – Abbiamo approvato la variante al Piano regolatore, il progetto esecutivo, abbiamo concluso tutti i rapporti con la Sovrintendenza ed i vari enti autorizzatori ed abbiamo quindi fatto la gara per l’aggiudicazione dei lavori veri e propri. A prevalere è stata una ditta del territorio, la Adico di Maser». L’assessore Bernardi spiegava allora che l’opera si sarebbe dovuta concludere nel volgere di 540 giorni, vale a dire diciotto mesi. Le cose però non sono andate così perché lo scorso anno la Adico costruzioni di Maser ha dichiarato fallimento, mettendo nei guai i nuovi amministratori comunali. L’Adico fa sapere di essere stata danneggiata dal fermo ai lavori dovuto al ritrovamento di reperti antichi che hanno mosso l’intervento della Sovrintendenza. Per quello stop la ditta chiede il risarcimento di un milione di euro. Il sindaco Poletto ribatte che l’Amministrazione è disposta a sborsarne non più di duecentomila. Lavori bloccati quindi e la ripresa andrà per le lunghe anche perché bisogna capire prima quale sarà l’impresa che subentrerà alla Adico di Maser. La seconda classificata del bando di concorso è la Vardanega di Possagno, ma l’azienda partner della Adico si dice disposta a trovare un nuovo socio per riprendere i lavori. Gli amministratori, però, propendono per la Vardanega. A porre fine alla querelle saranno ora i legali, dopo di che si potrà ricominciare a lavorare. Nel frattempo ha fatto sentire la propria voce il nuovo presidente del museo dell’automobile Bonfanti-Vimar, Massimo Vallotto, il quale ha chiesto precise assicurazioni al sindaco in merito al secondo stralcio dell’opera che prevede lo spostamento di quel museo da Romano a Bassano. “ Se non abbiamo certezze – ha spiegato Vallotto – siamo pronti ad emigrare in altre località”

“I vertici del museo Bonfanti-Vimar facciano le loro scelte – ha replicato il primo cittadino – anche perché, per quanto riguarda il secondo stralcio, non abbiamo alcun finanziamento”.

Tutto fermo, quindi e non resta che aspettare gli eventi augurandosi che le pastoie burocratico legali non vadano per le lunghe, bloccando un’opera che, secondo la precedente Amministrazione, avrebbe dovuto essere inaugurata, relativamente al primo stralcio, nella primavera dello scorso anno.

 

nr. 08 anno XX del 28 febbraio 2015 



Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar