Materiale ed immateriale, visibile ed invisibile, reale e segreta, la pittura di Gabriele Brucceri coinvolge una realtà simile ad un linguaggio tra presente e passato. Da questa dimensione dilatata si alzano nell’immagine di L’aspra e impervia traumaticità del reale gli alberi dai tronchi filtrati per effetto delle pennellate dal vagare di una nebbia che conduce al mistero ed alla sospensione. Note di giallo alimentano un vibrare simile al riverbero di consumati roghi, che ravvivano lo svaporare di dipanate azzurre chiazze dell’atmosfera. Con una simile pittura dall’antico sapere, dell’acquarello, dell’olio, celati nelle nuove e diverse tecniche, dalla fotografia digitale alla progettazione grafica, Brucceri, influenzato dalle sperimentazioni di David Hockney, sposta nel verso della leggerezza l’apparizione frontale di volti svelati e nascosti. L’isolata bellezza femminile si coniuga al disfarsi dell’immagine, che il cromatismo ravviva nei languidi rossi, nei verdi, nei blu e nei grigi. Così resa a chiazze, a macchie la pittura affida alla metamorfosi l’allontanarsi dei volti in colorati vapori mentre la luce crea un filtro sulla pelle e consuma la contemplata realtà di un’integra bellezza. Bucceri dopo l’Accademia di Bologna, negli indirizzi di Grafica d’Arte e di Pittura, ha partecipato a numerose esposizioni nazionali ed internazionali, a Barcellona come a Sophia. Vincitore del premio internazionale “Marche d’acqua” Fabriano Watercolour 2014, vincitore del primo Premio di pittura “Ciutat d’Igualada de creacío artistica Gaspar Camps 2005”-Barcellona.