NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Operazione chiarezza toponomastica

A Bassano si fa luce piena su tutti i nomi delle targhe di vie e piazze

di Gianni Celi

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targhe di vie e piazze

Chi di voi passando per le vie della città e leggendo, all’inizio, le targhe con questi nomi saprebbe raccontare di che personaggi si tratta e che cosa hanno fatto? Provateci con otto delle innumerevoli targhe sparse per Bassano che recano i nomi di Giacomo Apollonio, Giovanni Berton, Domenico Freschi, Giuseppe Gerola, Teresio Olivelli, Isabella Piccini, Philippe Vial e Francesco Zizzi. Se li conoscete tutti siete da dieci e lode, ma sarà difficile che abbiate superato l’esame. Tranquilli perché adesso vi aiuta una ricerca davvero certosina, durata una decina d’anni, fatta da un appassionato storico, il dott. Paolo Nosadini, sulla toponomastica cittadina, frazioni comprese. Questa ricchissima ricerca, che merita davvero un plauso, va a rimpinguare il già sostanzioso patrimonio librario del Comitato per la storia di Bassano (undici testi con questo) presieduto dal sen. Pietro Fabris. Il libro, di 486 pagine, apre con l’analisi della toponomastica bassanese dalla metà del diciannovesimo secolo ai giorni nostri. Prosegue quindi con l’elenco delle delibere in ordine di data di pubblicazione, con le delibere di intitolazione delle vie e delle piazze e con cinque appendici (intitolazione delle vie e delle piazze per anno; biografie di bassanesi e di personaggi legati alla città di Bassano presenti nella toponomastica cittadina; provvedimenti normativi in materia di toponomastica; elenco dei podestà, dei sindaci e dei commissari prefettizi di Bassano dal 1866 al 2014 e l’elenco dei prefetti della provincia di Vicenza dal 1866 al 1969). Il volume chiude con l’indici analitico delle vie e delle piazze e con la data di denominazione, con l’indici dei nomi delle persone alle quali la via è dedicata e con quelli dei nomi di luogo scelti dagli amministratori.

targhe di vie e piazze (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Anche se al giorno d’oggi – afferma il sindaco Riccardo Poletto – la toponomastica ha perduto di significato in termini di indicazione stradale in senso stretto, abituati come siamo ad utilizzare per i nostri spostamenti strumenti informatici di ogni tipo o riferimenti legati alla nostra vita quotidiana, credo che girare per la città prestando attenzione alle insegne poste in ogni via o in ogni piazza sia come visitare un museo all’aperto, nel quale ogni nome può svelare una storia”.

“Trovo dunque particolarmente meritoria l’opera che Paolo Nosadini ha affrontato – conclude il primo cittadino - soprattutto per le giovani generazioni. Sono certo che il suo sforzo salverà molti giovani dall’analfabetismo geografico cittadino e, magari, susciterà quella giusta e necessaria curiosità che permetterà loro di aprirsi al mondo che li circonda”.

Il presidente del Comitato per la storia di Bassano, Pietro Fabris, nel ricordare che già don Franco Signori aveva scritto la “Toponomastica storica bassanese” tempo addietro, ha sottolineato il fatto che “l’approccio di Paolo Nosadini è stato differente perché qui sono i documenti a parlare”.

targhe di vie e piazze (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Non è più la condizione del luogo o il mestiere praticato che suggeriscono il nome – aggiunge Fabris – ma è la volontà politica che privilegia il ricordo delle persone che la città desidera omaggiare sia che si tratti di un nome geografico che di un personaggio importante sia a livello locale, che nazionale ed internazionale”.

Parte dall’Ottocento quindi la ricerca vera e propria di Paolo Nosadini e principalmente dal 1866 quando Bassano entrò a far parte del Regno d’Italia (nel Comune su 3522 votanti i sì per l’unione all’Italia furono 3508, quattordici i voti nulli e nessun contrario).

Il primo sindaco della Bassano italiana fu Francesco Compostella che, ricorda Nosadini “salutò con gioia la nuova era che stava per sorgere e con emozione egli accolse la libertà nazionale tanto invocata”.

Il primo atto del nuovo Consiglio, in materia di nuova toponomastica, fu l’intitolazione della piazza principale al Re Vittorio Emanuele II, pur essendo ancor vivo. Spariva così la denominazione antica di Piazza Maggiore o di San Giovanni Battista. La seconda delibera consiliare, su questo tema, porta la data del 1868. L’attuale Viale dei Martiri, detta fino ad allora Contrada delle Grazie, per la chiesetta che sorge accanto alla porta medievale, prese il nome di Via 20 Settembre per ricordare l’ingresso, in quel giorno del 1870, dei bersaglieri in Roma attraverso la breccia di Porta Pia.

È quindi un susseguirsi di cambiamenti nel cuore della città; cambiamenti che tengono conto del diverso periodo politico e storico attraversato. Vediamo alcuni dei mutamenti di nomi: l’attuale Via Beata Giovanna prese il nome di Borgo Leon fino al 1890 quando si chiamò Via Principe Amedeo (il Duca d’Aosta, figlio secondogenito di Vittorio Emanuele II); la Via Nova (ora Via Roma) dal 1889 fu dedicata a Benedetto Cairoli (garibaldino, cospiratore antiaustriaco e presidente del Consiglio dei ministri nel 1878); Via Da Ponte si chiamava Contrà Rigorba; Piazzetta Alfeo Guadagnin era la Piazzetta del mercato dei polli.

Con l’avvento del fascismo furono diversi i nomi di ex combattenti e medaglie d’oro al valor militare cui furono dedicate alcune vie, da Francesco Favero a Ubaldo Bernucci, al Generale Basso, al Maresciallo Armando Diaz, al Generale Luigi Cadorna ed altri ancora.

La caduta del fascismo vide sparire alcuni nomi altisonanti di quel periodo e così Via Balbo tornò ad essere Viale Venezia, Via De Bono, divenne Via Monte Asolone, Via De Vecchi cambiò in Via Monte Ortigara, Via Toniolo in via Monte Pertica e Via 28 Ottobre si chiamò Via Val Brenta. Nuovi cambiamenti si videro con l’avvento della Repubblica Sociale che fece sparire tutti i nomi riferiti alla casa Savoia. Ecco allora che Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza Libertà) divenne Piazza del Popolo, Viale Regina Margherita cambiò in Viale della Repubblica, Via Umberto I° divenne Via Ettore Muti e Via Principe Amedeo, Via Patavina. Il dopoguerra cancellò i ricordi del ventennio fascista e la piazza principale della città diventò Piazza Libertà, Piazza Malta si trasformò in Via Alfeo Guadagnin, Via Ettore Muti divenne Via Matteotti, Via Toniolo diventò Via Marconi e Via Patavina, Via Beata Giovanna e Viale XX Settembre prese il nome di Viale dei Martiri per ricordare i 31 giovani impiccati il 26 settembre del 1944 dopo il rastrellamento del Grappa. Nell’immediato dopoguerra fu dato spazio a figure di spicco dell’azione partigiana e, con il passare degli anni, a personaggi della vita politica, amministrativa, religiosa, sportiva e civile della città che si erano distinti per il loro impegno nella società. Troviamo quindi lo storico Ottone Brentari, i sacerdoti Don Marco Cremona e Don Giorgio Pirani che avevano dato vita agli orfanotrofi cittadini, il patrono San Bassiano fino ai più recenti Tarcisio Frigo, pedagogista ed educatore; Guido Agnolin, arbitro internazionale; Gino Pistorello, poeta dialettale; Don Didimo Mantiero, parroco di Santa Croce; Luigi Di Gallo, componente il primo comitato di liberazione; Bortolo Zonta, uno dei fondatori dello scoutismo bassanese ed altri ancora.

Un capitolo interessante riguarda il progetto di riordino della toponomastica fra incongruenze e nuove titolazioni. “Recuperare la toponomastica antica e seguirne le trasformazioni – afferma Nosadini- è come aggiungere un importante tassello al grande mosaico della nostra storia cittadina, riviverla, scoprire le proprie origini e, attraverso questa scoperta, culturalmente preparati, le nuove vicende della vita”. L’autore punta quindi il dito contro le diverse tipologie delle denominazioni stradali: si va dalla ceramica, alla pietra e alla lamiera, nonché su talune vie che riportando gli stessi nomi sono di dubbia interpretazione. “Esistono due vie con il nome di Battisti – afferma Paolo Nosadini – che corrispondono a Cesare (una del 1951) e a Lucio (una del 2008); due hanno il nome di Baccin e si riferiscono a Giovanni Maria (posata nel 1983) e la seconda a Luigi e Valentino (è del 2012); due hanno il nome di Marcon e la prima si riferisce alla manifattura di ceramica (1994) e l’altra all’artista Antonio (2006); due sono intitolate a Miazzi (quella dell’architetto Giovanni è del 1930 e quella dedicata a Don Pietro è del 1983); due portano il nome di Ricci (quella del pittore Marco è del 1964, quella dell’appuntato Domenico è del 2008). Ci sono poi due vie Vendramini che si trovano in località Rubbio e nel centro storico, dedicate alla Beata Elisabetta”.

targhe di vie e piazze (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Ma il caso più eclatante – sottolinea Nosadini - è la titolazione di due vie allo stesso personaggio, lo scultore Giuseppe De Fabris. Una fu intitolata nel 1957 e si trova nella zona di Ca’ Baroncello e l’altra nel 1959 ed è nel quartiere di San Marco”.

L’autore suggerisce, infine, relativamente al centro storico, la ricollocazione di targhe riportanti il nome attuale e, fra parentesi, quello o quelli antichi. Leggeremo, ad esempio: Piazza Libertà, già Piazza Maggiore – di San Giovanni – dei Signori; Piazzetta Guadagnin, già Loggia della cisterna – Mercato del pollame; Piazzale Trento, già Foro boario – Contrò del zogo del balon; Via Pusterla, già Contrà del macello; Via Verci, già Contrà Campo fior e tante altre ancora.

E per concludere vi sveliamo l’identità di quegli otto nomi che vi avevamo fatto all’inizio dell’articolo. Giacomo Apollonio fu un pittore bassanese, nipote del grande Jacopo Bassano, che visse dal 1584 al 1654; Giovanni Berton era un Sottotenente degli alpini del Battaglione Vicenza, morto nel maggio del 1916 in un’azione di guerra al Coston d’Arsiero; Domenico Freschi era un sacerdote, compositore di musica che visse dal 1634 al 1710; Giuseppe Gerola è stato un valente direttore del civico Museo cittadino dal 1903 al 1907; Teresio Olivelli, un alpino comasco fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’armistizio dell’otto settembre del 1943 e morto in Germania in un campo di concentramento; Isabella Piccini, una suora veneziana vissuta nell’Ottocento che faceva l’intagliatrice di rame per i Remondini; Philippe Vial, un ex sindaco di Voiron, promotore e fondatore del gemellaggio con la città del Grappa; Francesco Zizzi, vice brigadiere di polizia ucciso dalle Brigate rosse il 16 marzo del 1978 assieme a quattro colleghi fra carabinieri e poliziotti che appartenevano alla scorta dell’on. Aldo Moro, ucciso dopo 55 giorni di prigionia.

 

nr. 10 anno XX del 14 marzo 2015

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