Agostino Tadashi Mitsuda scrive nell’articolo dedicato ad Aldo Bovo (Mirano- Venezia 1923- 1995) sulla rivista giapponese “Shunju Bijutsu ” come il pittore ammirasse la realtà e desiderasse descrivere la bellezza della natura, verso la quale sentiva ammirazione e gratitudine. Era l’anno 1972 e Bovo trasformava i dipinti in immagini che riflettevano la sua personalità sicura, basata su un carattere e su una fedeltà al principio di seguire un percorso artistico intrecciato, senza cedimenti, a quello esistenziale. Nato a Mirano, nell’entroterra veneziano sente precocemente la passione e perfezionandosi con i maestri Urbani, Bergamin, Viani arriva alla Scuola di Grafica veneziana. A diciotto anni, nel 1943 vince un premio, frutto di studi e di ricerche e di un riscontro riconosciuto pubblicamente esemplare. Le opere selezionate per la mostra rilevano nel percorso espositivo la conquista di Bovo di una particolare cromia, così personale e originale da autentificare i suoi lavori come “pittura alla Bovo”. La realtà sentita nei paesaggi, inseriti in uno spazio che unisce forma ed esperienza esistenziale, come inoltre nei ritratti e nelle pitture morte, acquista un gradiente di luminosità azzurrata. Cala nei temi, li filtra, li dipinge, una luceche trapela, immergendoli nell’atmosfera luminosa, raccolta dalla “tonalità” dell’animo di Bovo.

È la risposta al sentimento profondo; quello colto da Tadashi Mitsuda, verso le case rurali, le contrade, i paesaggi privi di presenze umane, le marine, così belle, che si consegnano allo sguardo di Bovo svelandosi nell’immagine, come visione.

Tra le mostre che hanno confermato il suo successo non solo nazionale, si citano quelle in Giappone, negli Stati Uniti, in Colombia ed inoltre in Inghilterra, in Belgio, in Lussemburgo, in Francia e in Svizzera.