NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il Ponte “convocato” in nazionale

Mossi i primi passi al Senato per avviare l’iter per far riconoscere il simbolo della citta di Bassano come Monumento Nazionale

di Gianni Celi

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Il Ponte “convocato” in nazionale

Sabato 17 dicembre 2005: è festa grande in Piazza Libertà a conclusione dell'intervento di restauro del Ponte Vecchio, durato una decina di mesi e costato circa 400 mila euro. C’è la fanfara alpina ed il coro Edelweiss Ana Montegrappa, pronti a sfilare fino al Ponte dove l'appuntamento entrerà nel vivo. Ci sono i sub che fanno galleggiare sul fiume una suggestiva cometa, accompagnata da una fiaccolata che approderà sotto le arcate del manufatto. Ecco il momento del taglio del nastro e l'accensione del nuovo impianto di illuminazione. È in questa occasione che il sindaco Gianpaolo Bizzotto annuncia di aver avviato la procedura per presentare la domanda a una commissione nazionale dei Beni Culturali affinché questa proponga il Ponte degli alpini come bene dell'umanità, ossia lo faccia rientrare nel prestigioso elenco del "Patrimonio dell'Unesco". Il primo cittadino ricorda che i lavori hanno risolto soltanto in parte i problemi (“abbiamo rinforzato le basi dei quattro rostri e sostituito alcune parti lignee”).

Il Ponte “convocato” in nazionale (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Dieci anni dopo eccoci qui nuovamente al capezzale del grande malato ad attendere finanziamenti ed un progetto che metta la parola fine alle magagne dell’antico manufatto e non soltanto per dieci anni, ma per un periodo piuttosto lungo. È certamente bella cosa vedere la città prodigarsi per far sentire la propria voce vicina alla pubblica amministrazione attorno ad un problema caro a tutti. Le iniziative si sono moltiplicate in questi ultimi tempi e adesso è nato anche un Comitato per sostenere la proposta del “Ponte degli Alpini Monumento Nazionale”. A promuoverlo è stato il poliedrico ristoratore-albergatore Roberto Astuni che ha chiamato a raccolta alcuni dei personaggi più noti del Bassanese e non. Sul Ponte abbiamo visto il campionissimo di automobilismo Miki Biasion con il grande re della ristorazione Carlo Cracco, ma anche l’imprenditore della Diesel Renzo Rosso accompagnato dal famoso Renzo Arbore. Altre persone ancora, di chiara fama, hanno garantito il loro appoggio all’iniziativa.

Una curiosità: di ponti entrati nella classifica dei monumenti nazionali, in Italia, ve n’è uno soltanto ed è quello degli Alidosi a Castel del Rio, in provincia di Bologna. Fu fatto costruire, per attraversare il fiume Santerno, dalla famiglia Alidosi. Lo realizzò, nel 1499, a schiena d’asino, per 500 scudi d’oro, Mastro Guerrieri da Imola. Quel ponte diventò monumento nazionale, con regio decreto n. 335, il 20 novembre del 1897.

Questa proposta non è più una parola buttata al vento come se ne sentono tante perché al Senato, sottoscritto dalla senatrice bassanese Rosanna Filippin, è approdato un disegno di legge (il numero 1831 del 20 marzo scorso) che sollecita, per l’appunto, la dichiarazione del Ponte degli alpini come “Monumento Nazionale”. Ma vediamo che cosa ha detto ai colleghi senatori la Filippin per sostenere al meglio questa iniziativa: “Il Ponte degli Alpini è l’edificio pubblico simbolo di Bassano del Grappa e costituisce uno dei vertici della creatività di Andrea Palladio nella città. Le opere dell’architetto veneto sono conosciute in tutto il mondo, tanto da essere state protagoniste nel 2010 di una mostra alla Morgan Library Museum di New York. Il Ponte degli Alpini ha un inestimabile valore storico e culturale non solo per la città di Bassano del Grappa, ma per tutto il territorio nazionale, dato che la sua storia si intreccia in maniera indissolubile con importantissimi periodi storici dell’Italia, dal Rinascimento ai giorni nostri, passando per la Resistenza. Il fiume Brenta percorre da nord a sud la città e da sempre esso si è rivelato molto importante per l’economia e il turismo di Bassano; il primo ponte in legno sul Brenta a Bassano del Grappa venne costruito con ogni probabilità attorno al 1170, per unire le due sponde in relazione alle esigenze militari della Lega lombarda. Risale al 1209 il primo documento storico da cui risulta la sua esistenza: ne dà notizia il cronista vicentino Gerardo Maurisio nella Chronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano che descrive il ponte come costruito su due piloni e coperto da un tetto. Risale al 1439 la prima piena del Brenta storicamente attestata, che travolse il Ponte di legno dotato di copertura; verrà ricostruito nel 1450.

Il Ponte “convocato” in nazionale (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Nel 1511 il Ponte venne distrutto durante la guerra della Lega di Cambrai dalle armate francesi comandate dal famoso Maresciallo De La Palisse, che stava facendo ritirare il proprio esercito verso occidente, inseguito dalle truppe imperiali. Nel 1519 Bassano del Grappa ha un nuovo Ponte in legno, sostituito nel 1525 da un ponte in pietra che ebbe vita breve, venendo travolto da un’altra piena del fiume il 3 ottobre 1526. Le discussioni dell’allora Consiglio Comunale per decidere se il Ponte doveva essere ricostruito in pietra o in legno durarono ben cinque anni, decidendo infine per la seconda ipotesi. Dopo appena trentasei anni il Brenta si vendicava ancora ed una nuova piena distruggeva il Ponte. Nel frattempo Bassano era venuta a far parte della Repubblica di Venezia, pur mantenendo una certa autonomia amministrativa. Per quanto riguarda il Ponte, il Senato della Serenissima aveva deciso da tempo di sostituire tutti i ponti in legno del proprio territorio con altrettanti Ponti in pietra. Si aprì allora fra Bassano e Venezia un lungo ed estenuante braccio di ferro che alla fine premiò la tenacia dei Bassanesi: il Senato concesse il finanziamento per la ricostruzione di un ponte in legno. La scelta del progettista cadde su Andrea Palladio, il grande architetto vicentino destinato a influenzare l’architettura per i due secoli a venire. Il Palladio progettò il Ponte, nella forma che vediamo anche oggi, nel 1569, nella sua linea elegante ma sobria, slanciata, ma allo stesso tempo imponente. Il Ponte Vecchio è ancorato alle costruzioni che sorgono sulle due rive del Brenta e poggia su quattro piedi di forma triangolare, ricavata coprendo con assi i pali che sorreggono il piano del ponte. La copertura, pure in legno, poggia su una serie di travi lavorate che fanno del ponte una balconata sul fiume, un grande salotto con vista a nord sulle montagne e sul colle dove sorge il Castello degli Ezzelini e a sud sulla pianura che si apre verde e assolata in direzione di Venezia. Il Ponte del Palladio viene ultimato nel 1570 e dimostra negli anni successivi non solo la sua estrema bellezza formale, ma anche la sua robustezza e la sua resistenza agli attacchi del Brenta. In generale, cosa più importante, il progetto di Palladio migliorava sensibilmente la tenuta, la stabilità e l’impatto visivo in piena armonia con il contesto paesaggistico circostante. Il Ponte progettato dal Palladio resse per quasi duecento anni, resistendo a delle terribili piene del Brenta (che nel dialetto locale vengono chiamate proprio brentane), le più violente nel 1574 e nel 1593, crollando il 19 agosto del 1748. Per la ricostruzione venne assoldato l’ingegnere Bartolomeo Ferracina che seguì fedelmente il progetto palladiano. Nel 1813 il Ponte venne incendiato dal viceré Eugenio di Beauharnais e successivamente riedificato nel 1821 da Angelo Casarotti, sempre mantenendo le forme precedenti.

Il Ponte “convocato” in nazionale (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) Durante la Grande Guerra, sul Ponte passarono le truppe italiane comandate dal generale Luigi Cadorna che dovevano spostarsi velocemente fino all’altopiano dei Sette Comuni per difendere il suolo nazionale dalle truppe austro-ungariche. Il Ponte fu raso al suolo per la terza volta il 17 febbraio 1945 per un’azione di sabotaggio voluta dagli Alleati che miravano di distruggere gran parte dei ponti della Pedemontana: l’operazione venne portata a termine da un commando di quindici partigiani capitanati da Primo Visentin (nome di battaglia “Masaccio”), come ricorda ancora oggi la targa infissa sul Ponte. Per rappresaglia, i nazi-fascisti prelevarono dalle prigioni tre partigiani e li fucilarono sul Ponte con al collo il cartello “Io sono un bandito”; i nomi delle vittime sono Federico Alberti, Cesare Lunardi e Antonio Zavagnin. Il Ponte fu infine ricostruito nel 1947 anche per forte volontà degli Alpini, secondo il disegno originale di Andrea Palladio. La sua riapertura venne inaugurata nel 1948, la cerimonia fu presieduta dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Il 1966 fu l’anno del grande alluvione che travolse Firenze. Il Brenta raggiunse limiti mai visti: nel momento di maggior piena. Sotto le arcate passavano circa 2.300 metri cubi d’acqua al secondo. Il Ponte, incurvatosi di ben un metro al centro, rimase in piedi, sebbene due dei quattro frangiflutti vennero asportati dalla furia dell’acqua e i piloni lesionati al limite della resistenza. Nel 1969 venne completata l’opera di assestamento e di rimontaggio. Oggi il Ponte degli Alpini necessita di un intervento di ristrutturazione a causa della situazione di degrado strutturale in cui si trova. L’Amministrazione Comunale ha già iniziato un’opera di monitoraggio e di rilevazioni della struttura del Ponte e intende affrontare l’importante operazione di consolidamento e restauro sulla base della convenzione stretta tra il Comune di Bassano del Grappa e l’Università di Padova e il rapporto di collaborazione con FederlegnoArredo che permetterà di approfondire ulteriormente le problematiche dell’antico manufatto e di stabilire una programmazione in grado di definire tutti i passaggi necessari per restituire al simbolo per eccellenza della Città bellezza e funzionalità. L’Amministrazione comunale ha effettuato una prima stima del costo complessivo dell’intervento che dovrà essere verificata puntualmente non appena verrà ultimata la fase di analisi e verranno avviate le valutazioni progettuali. È attendibile prevedere una somma complessiva che si aggirerà attorno ai quattro milioni di euro. Assieme al lavoro dell’Amministrazione comunale, a sostegno di questa attività, è sorto un grande movimento di opinione per il quale diversi ambiti della società civile, il mondo dell’associazionismo, gli Alpini, i mezzi di comunicazione locali, la politica a tutti i suoi livelli hanno deciso di contribuire sia nella raccolta dei fondi che servono per il restauro, sia per effettuare un’opera di sensibilizzazione e di marketing turistico che possa trasformare il “cantiere” di restauro in una originale attrazione, per rendere partecipi e coinvolgere tutte le persone bassanesi, italiane e straniere, che sentono il Ponte come una presenza importante del loro vivere o della loro esperienza turistica. Il riconoscimento del Ponte di Bassano quale monumento nazionale è utile, anzi necessario al raggiungimento di tali scopi”.

Il Ponte “convocato” in nazionale (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Fin qui l’appassionato intervento di Rosanna Filippin al Senato, ma qual è la prassi da seguire perché una costruzione diventi Monumento Nazionale? È il Touring Club a spiegarci la normativa che deve essere seguita per raggiungere l’ambito riconoscimento: “In un ordinamento come quello italiano ci si aspetta di trovare delle norme che dicano chiaramente come viene promosso un monumento a Monumento Nazionale; in realtà la normativa è molto complessa e fa riferimento, soprattutto, a delle norme emesse durante il Regno d'Italia che avevano degli obiettivi oramai non più attuali. Al fine di inquadrare bene l'argomento conviene fare riferimento alla circolare 13 del cinque giugno 2012 del Ministero per i beni e le Attività Culturali che fa sintesi ed inquadra in maniera precisa ed efficace l'argomento. È importante considerare un aspetto storico relativamente al nostro patrimonio di Monumenti Nazionali: la maggior parte sono stati "promossi" durante il Regno d'Italia per salvaguardare un patrimonio, inizialmente legato soprattutto alle Biblioteche, che erano in larga parte ecclesiastiche, che rischiava di scomparire per la difficoltà di quanti ne avevano possesso o disponibilità di garantirne il mantenimento. Con queste operazioni, spesso, il Regno d'Italia e poi la Repubblica hanno impedito che fossero ceduti a privati o a collezionisti strutture o materiali che erano, e sono, destinati alla condivisione pubblica in quanto patrimonio nazionale. La prima proclamazione di Monumento di storia nazionale riguarda Palazzo Madama a Torino. La prima legge organica che determina le regole guida, che poi saranno adottate per la gestione dei Monumenti Nazionali, è la 3036 del sette luglio 1866, integrata poi con la legge 1402 del 19 luglio 1873 che estende le norme a Roma e ai territori limitrofi. Il Regno con queste due leggi non crea l'Istituto dei Monumenti Nazionali, come erroneamente riporta qualcuno, ma gestisce un processo di "esproprio di beni" ecclesiastici a favore del Regno cercando di salvaguardare un patrimonio storico-artistico di inestimabile valore presente soprattutto in Abbazie e Conventi che avevano biblioteche meravigliose. Il legislatore si rende conto che senza un'opera precisa di tutela questi beni andrebbero dispersi con un ulteriore impoverimento della comunità nazionale. Facendo un'analisi attenta si potrebbe dire che i monumenti citati in queste leggi, o che hanno come riferimento non motivato queste leggi, non avrebbero le caratteristiche per fregiarsi del titolo di monumenti nazionali così come si vanno a considerare oggi. Non a caso per alcuni di questi il parlamento del Regno legifera ancora in anni successivi quasi ad evidenziare il trattamento diverso a cui assoggettare alcuni rispetto ad altri.

Con la legge 4374 del sedici maggio 1878 il Regno dà il via effettivo ai Monumenti Nazionali con il bando per la realizzazione del monumento dedicato a "Vittorio Emanuele Liberatore dell'Italia". Da questo monumento si avvia un processo di salvaguardare, o erigere, ad esempio, luoghi simbolo dell'identità nazionale risalendo alle case natali o ai sepolcri di eroi, poeti, scrittori che hanno caratterizzato la storia nazionale. È stato fatto un attento lavoro di verifica per individuare le eventuali leggi che nel tempo potessero aver subito modifiche e/o abrogazioni; in realtà nessuna norma che istituisce un Monumento Nazionale è stata mai abrogata integralmente nemmeno con il decreto legislativo del 13 dicembre 2010 n. 12, sulla semplificazione amministrativa che ha cancellato moltissime leggi del vecchio impianto normativo italiano”.

Il primo passo, comunque, dopo tanto parlare, è stato compiuto. Bisognerà attendere che il disegno di legge della senatrice Filippin, faccia il suo corso nella speranza che la proposta venga accolta con favore. Il passaggio del caro Ponte vecchio da storico manufatto a Monumento nazionale aprirebbe le porte a possibili finanziamenti quanto mai utili in questi momenti in cui anche il Comune di Bassano, relativamente alle risorse finanziarie, non naviga certo in buone acque.

 

nr. 13 anno XX del 4 aprile 2015

Il Ponte “convocato” in nazionale (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)



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