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Interventi

Fondazione Monte di Pietà: quale prospettiva?

di Mario Giulianati
11 aprile 2015

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Interventi

Fondazione Monte di Pietà: quale prospettiva?

 

PALAZZO_DEL_MONTE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Qualche centinaio di anni fa, e precisamente nel giugno del 1486, a Vicenza venne fondato, per volontà, o comunque per ispirazione, del Beato Marco da Montegallo, il Monte di Pietà che trovava sede sotto le Logge della Basilica. Non ci stette molto perché le Logge crollarono e, per raccontare le colse rapidamente, il Monte si dotò di una propria sede costruendola attorno alla Chiesa di San Vincenzo e, ancora oggi, il Monte sta lì. In una parte del Palazzo del Monte, tra la fine del 1600 e i primi anni del 1700, un signore vicentino, patrizio e giureconsulto della Serenissima, donò una gran parte della sua ricca biblioteca con l’impegno che fosse aperta al pubblico. Questo signore si chiamava Giovanni Maria Bertolo e la nostra “Bertoliana” nasce proprio in questo modo e con questo vincolo, che sarà magari solo morale, ma che mi pare essere molto forte.

STEMMA_DEL_MONTE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica) Il Monte visse di alti e bassi, svolgendo al meglio di quanto gli era possibile il suo mandato istituzionale, ma un guaio grosso giunse con l’arrivo, nel 1797, durante la occupazione del territorio vicentino da parte dei francesi che saccheggiarono il Monte di Pietà, rubando i depositi più preziosi. Ma la attività del Monte continuò. La Fondazione, così come la conosciamo oggi, venne costituita nel 1995 sulla scia della grande operazione di privatizzazione delle Casse di risparmio italiane. In verità a Vicenza la Cassa di Risparmio locale era già sparita nel 1927 andando fusa nella Cassa di Verona e la operazione che costituì la Fondazione Monte di Pietà passò praticamente sotto silenzio. Appare ora, su il Corriere del Veneto, un articolo che ci informa del fatto che il Monte dei Pietà è oggetto delle attenzioni di altri enti e fondazioni. Il Consigliere Comunale Sandro Pupillo, capogruppo della Lista Variati, chiede notizie circa la eventualità che la Fondazione Monte dei Pietà venga fusa con la Fondazione di Venezia. Una curiosa coincidenza, ma solamente questo e nulla più, sta nel fatto che l’interrogazione la svolge il figlio dell’attuale Presidente, dott. Pupillo, della Bertoliana, nata, come sappiamo, in pratica proprio entro le mura del Monte di Pietà. Il sindaco di Vicenza si affretta a comunicare che la proposta avanzata dalla Fondazione veneziana non è stata accolta ma che non si è preclusi ad altre ipotesi. La vicenda seguirà il suo corso ma il mio interesse è rivolto ad un particolare, legato agli scopi istituzionali della Fondazione vicentina. Una Fondazione che ha uno statuto, con la indicazione della sua missione istituzionale e un suo Consiglio di Amministrazione, formato da otto persone che, ritengo si prestino del tutto gratuitamente. L’indicazione statutaria indica i settori di intervento che, grosso modo sono legati al mondo della scuola, alla beneficenza e al volontariato e, non ultimo, all’arte e ai beni culturali. Un ventaglio di indirizzi non di poco conto, direi anche lodevolmente ambizioso. Leggo sul Bilancio 2013, rintracciabile nel sito della Fondazione, che questa ha un patrimonio di circa 1.750.000 ma a disposizione del Consiglio di Amministrazione, sempre nel 2013, vi furono circa 60.000 euro. Una cifra assai modesta che, pressappoco viene così suddivisa: 25/30.000 € in borse di studio, 15.000 € alla Caritas, e il rimanente in piccole iniziative. Credo che si possa dire che, a fronte di un patrimonio relativamente cospicuo, il Palazzo del Monte e a tutti i negozi e le affittanze varie, la resa finale è minima e il Consiglio di Amministrazione ha certamente le mani legate. Però da qualche parte, nel passato, qualche errore di valutazione e di strategia deve essere stata fatta. Mi pare di aver compreso che la rendita tocca circa il mezzo milione di euro, ma la maggior parte se ne va per le spese ordinarie. Penso che, al di la di quanto possa essere una proposta di fusione o quant’altro, un ragionamento realistico e concreto debba essere fatto. Proprio per non dover rinunciare, prima o poi, ad uno strumento, culturale, importante al di la della sua dimensione. La nostra Fondazione Monte di Pietà è la più piccola d’Italia. La maggiore, Cariplo a Milano, ha un patrimonio poco minore di sette miliardi, Verona raggiunge i due miliardi e mezzo e apporta già generosamente erogazioni a Vicenza, in memoria di quella fusione. La domanda che mi pongo è proprio su questo binario: può Vicenza perdere un altro treno culturale puntando al recupero di uno storico palazzo alla modernità della cultura? Sicuramente, proprio in virtù dell’attuale statuto, attende al sindaco una presa di posizione che favorisca la metamorfosi di questa realtà, visto che proprio da lui, in quanto sindaco e presidente della Provincia, che indicano quattro consiglieri su otto, non può non avere una particolare attenzione al futuro della Fondazione.

SANDRO_PUPILLO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Trovo sempre scarsamente di buon gusto quando un amministratore pubblico, investito di autorità, si rivolge ad un avversario politico, che non ha potere nella conduzione del bene comune, ma ha solo il dovere/potere di esercitare il controllo, con toni pesanti, al limite dell’offesa. Nel caso specifico mi riferisco a quanto riportato dal Giornale di Vicenza in relazione ad una interrogazione rivolta alla Amministrazione Comunale, dal Consigliere avv. Francesco Rucco, e nello specifico diretta alla persona dell’Assessore signor Jacopo Bulgarini D’Elci. L’interrogazione riguarda una delibera che assegna dei fondi ad una Compagnia Teatrale di Rovigo, la Lemming. Non entro in merito alle qualità artistiche di questa Compagnia che sicuramente ha grandi meriti che però non entra se non incidentalmente in questo mio scritto, ma mi limito a rilevare ancora una volta che il concetto di rispetto delle diverse funzioni di un pubblico amministratore è spesso dimenticato. Però quello che mi colpisce maggiormente è il titolo della intervista rilasciata dall’Assessore alla crescita alla giornalista Roberta Labruna che sintetizza quanto espresso dall’intervistato: “La cultura locale è la nostra priorità. Risorse in crescita”. Non metto indubbio che per alcuni settori vi sia una maggior disponibilità rispetto qualche tempo addietro, ma anzitutto dovrebbe essere chiarito che cosa si intenda per cultura locale. E dopo aver definito questo, indicare cosa è, per l’Amministrazione, prioritario. Lo stesso giorno, sul Corriere del Veneto, appare un titolo che recita “Bertoliana, fondi al lumicino per comprare nuovi libri. E così si vendono i doppioni”. Il tutto per ricavarne pochi euro. Infatti l’articolo conclude scrivendo “Per interrompere il circolo vizioso la Bertoliana ha deciso di vendere libri donati da privati ma già presenti nei cataloghi della biblioteca, per incamerare 2300 euro: fino a sabato 4 aprile cinquecento volumi saranno in vendita nelle sedi di palazzo San Giacomo e PALAZZO Costantini…mentre altrettanti volumi saranno messi in vendita nei prossimi mesi”. Mi pare che il ritratto che ne esce è di una semplicità sconcertante: la Istituzioni, Comune e Provincia, non considerano prioritaria la difesa di una delle più importanti istituzioni culturali non solo di Vicenza e, appunto, della Provincia ma sicuramente del Veneto. Certamente non esiste solo la pubblica lettura nell’universo della cultura, e il teatro ha, nelle sue diverse manifestazioni, una importanza notevole, ma quando i mezzi sono limitati necessita fare delle scelte, a volte anche dolorose. In fondo quello che importa sapere al cittadino qualunque è quali siano le priorità di questa Amministrazione. 

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