Enrico Letta - Una lezione di stile
Era il febbraio del 2014. Il 14 di questo mese Enrico Letta sale al Colle per rassegnare le proprie, e del Governo da lui presieduto, dimissioni irrevocabili nelle mani dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Rimane in carica, per il disbrigo degli affari correnti, fino al 22 febbraio del 2014. Il 28 aprile del 2013 aveva prestato il giuramento che ufficializzava la nascita del suo governo. È rimasto in carica esattamente per trecento giorni. Ho scritto, e pubblicato su questa stessa testata, datato 22 febbraio 2014, un commento, titolato: “Un gentiluomo è salito al Colle” e concludevo scrivendo: “Al Colle, a salutare il Presidente della Repubblica ci sale, in solitaria, un galantuomo e un gentiluomo, Enrico Letta, per dimettersi. Poi, serenamente, va dal primo giornalaio che incontra a comperare le figurine dei giocatori di calcio per i suoi figliuoli”. Ricordo che alla Camera dei deputati il 29 dello stesso mese aveva ricevuto l’assenso con 453 voti favorevoli e 153 contrari su 623 votanti e mentre 17 furono gli astenuti. Risultato ottimo che si ripete al Senato: 233 sì, 59 no e 18 astenuti. Se non è un trionfo poco ci manca. Ciò nonostante non può reggere alle continue imboscate non tanto dell’Opposizione quanto della sua stessa coalizione. Se ne va senza suscitare clamore, senza esprimere nemmeno un giustificabilissimo malumore. In silenzio e con grande dignità. Atteggiamento rarissimo, si potrebbe dire unico, di questi tempi. Qualche giorno fa Enrico Letta, durante una intervista rilasciata a “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio, annuncia con grande semplicità e sobrietà che a settembre si dimetterà dal Parlamento, ma non dalla politica, e se ne andrà a Parigi a guadagnarsi il pane quotidiano dirigendo la scuola di affari internazionali francese. Fonderà anche una scuola politica in Italia. Sono convinto che questa scuola avrà sicuramente un ruolo importante nella vita politica italiana e mi auguro che molti giovani, a qualsiasi parte politica appartengano anche se solo idealmente, la frequentino perché certamente potranno godere di una lezione importante. Di stile. Uno stile politico di cui l’Italia ha un enorme bisogno.