NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dante e Bach

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Dante e Bach

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

bach (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)dante (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La XXIV edizione della rassegna Settimane Musicali al teatro Olimpico prosegue con uno spettacolo in cui vengono associati Dante e Bach. In scena la violinista M° Sonig Tchakerian, l’attrice Sonia Bergamasco e la percussionista Anna Palumbo. Lo spettacolo nasce da un’idea di Lorenzo Arruga per celebrare i 750 anni dalla nascita di Dante e i 330 di Bach. Foto luigi De frenza.

Avete fatto uno spettacolo su Dante e Bach che sono lontanissimi dal punto di vista delle epoche che rappresentano in maniera iconica. Cos’hanno in comune al punto da riuscire a usarli insieme come fondamenta di uno spettacolo?

Sonig Tchakerian: “Dante con la parola e Bach con le note cantano la bellezza in poesia e in musica. C’è un ritmo nella poesia così come c’è una poesia nella musica, è un tutt’uno, una bellezza assoluta, c’è questo sentirsi proprio in mezzo all’universo e farne parte, ti rendono partecipi entrambi in modo incredibile. Io francamente li sento attualissimi ed estremamente contemporanei, non li penso fermi nel loro tempo anzi in continuo divenire, sempre pronti al nuovo mondo. Abbiamo pensato a un ritmo all’interno dello spettacolo, anche la percussione, questo battito questo pulsare che continua, che lega e unisce in qualche modo. Certamente c’è una storia, un racconto, il passaggio del Purgatorio con quell’Andante, questo cammino, questo movimento lento, e poi il Paradiso, immaginare la Ciaccona come il Paradiso della musica e l’estasi della musica, così come la Fuga come una fuga dall’Inferno: sì, potrebbe essere immaginato così”.

Bach è considerato un musicista intellettuale tanto quanto Dante un poeta intellettuale. Queste percussioni usate in questo modo rilevano invece la parte ancestrale dell’essere umano. Quanto c’è di ancestrale in Bach?

“Bach è proprio profondo, è estremamente dentro al mistero della vita: ha passato e ha futuro, ha tutto e racchiude tutto. Anche questi ritmi, queste tensioni e distensioni che si creano con questa semplice percussione, nella musica come nella poesia sono presenti dall’inizio alla fine”.

Anna Palumbo: “L’idea è nata da Lorenzo Arruga, è stato lui a ideare quest’accostamento: musicalmente, affiancare qualcuno a Dante può essere solo Bach, questa è stata l’idea primaria”.

Dante e Bach (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come mai solo Bach?

A.P.: “Come grandezza, come rappresentazione, qualcosa che ti cambia dentro quando l’ascolti, e che quindi ti porta ad una trasformazione; è un effetto che viene riconosciuto tanto in Dante quanto in Bach. La percussione non è usata come elemento musicale ma come elemento simbolico, qualcosa che suscita delle emozioni e che lega i momenti di passaggio dalla parola alla musica, doveva rappresentare stati d’animo, il passaggio dall’Infermo e successivamente il Purgatorio”.

Come hai scelto il suono delle percussioni, il modo in cui suonarle e il volume?

“Provando, facendo delle proposte, sentendo soprattutto il filato, abbiamo trovato che cosa stava bene, quelli che erano i volumi giusti. Secondo me la parola di Dante è grandissima, quello che io faccio sotto alla parola non è né a sostengo né a rinforzo perché non ce n’è bisogno. Parliamo sempre di un’esplorazione di stati alti di coscienza, di qualcosa di trascendentale in cui tutto questo trova posto con modi, timbri e suoni diversi”.

Queste sono percussioni particolari tipiche di alcune zone dell’Africa.

“Si, dell’Africa Occidentale”.

Quindi il djembè viene suonato a percussione e il daf a sfioramento creando questi suoni che non sono neanche degli accordi, come vengono definiti tecnicamente?

DAF (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Io ho strisciato lungo la pelle il dito e abbiamo visto che questo, data la dimensione del daf che ha una cornice di 60 cm di diametro, produceva una nota ed è questo che ci ha interessato”.

Quindi per caso.

“Si sì, si sentiva l‘esigenza in quel punto di una forma di mantra, di qualcosa che continuasse; è venuta fuori questa idea abbiamo visto che era valida perché questo strisciamento non era solo l’effetto che si trova anche in altre percussioni. Anche sul tamburello a volte fai degli effetti di strisciamento ma li fai molto brevi: hanno un momento di attacco e poi si esaurisce il suono, qui lo scopo era quello di mantenerlo lungo, inalterato, circolare. In più, la cosa che è piaciuta era l’aspetto scenico”.

Qua è l’ancestralità che tu hai espresso e che lega la filosofia di Dante e la “matematica” di Bach?

“Io penso ad un’esperienza mistica: uno se ha fatto un’esperienza mistica sa di che cosa stiamo parlando, sa di uno stato espanso di coscienza, qualcosa che sa di un’unità, è uno stadio in cui tu percepisci tutto unito, non percepisci differenze. Come arrivi a questo stato? Ci sono tanti modi: c’è la preghiera, la parola, la musica, la contemplazione, il silenzio, la meditazione, ma ci può essere anche l’uso ripetitivo di una percussione”.



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