Ivano Mercanzin coglie Venezia per la sua prima mostra di fotografie e la città risponde all’obiettivo secondo precise scelte che la fissano solitaria ed immersa nel silenzio. Popolare e aristocratica, corrosa nei muri e lucente per luminosità notturne compare avvolta da un‘atmosfera che la fotografia nel fermarla, la allontana per poi affidarla all’universo delle icone. L’immagine notturna di Piazza San Marco dopo la pioggia consegna i profili architettonici alla luce per mutarli in vibranti bave lucenti; la ripresa dell’equilibrio tra la luminosa mobilità notturna dei palazzi e il vuoto della piazza, genera nell’immagine una sensazione d’irrealtà; alcune figure confermano d’essere ombre, “silhouette” prodotte da una città che vive fra continui trapassi fra luce e oscurità. Prospettive leggermente rialzate di calli e campielli e ancor più riprese dai ponti, rendono gli spazi immobili in un tempo fisso, consegnato ad una luce che dà risalto ai dettagli, dalle pietre fino al cielo. Quieti canali dalle acque immobili appaiono simili a superfici vetrose; brevi fremiti dei riflessi rendono instabile e incerta l’unità cromatica nel mutare chiaroscurale. Mercanzin si interessa di fotografia dal 2013 ed ha partecipato a numerose esposizioni in collettive, tra le quali emerge la sede vicentina di Palazzo Leoni Montanari (2014).