NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive?

Lavori finiti da tre anni e tutto pronto per aprirlo, ma qualcosa ha inceppato il meccanismo - I sindaci di Caldogno, Dueville e Villaverla, coinvolti per territorio e per investimento con 300mila euro, si aspettavano l'incontro definitivo con la Provincia la scorsa settimana, ma l'appuntamento è stato rinviato a data da destinarsi: non hanno avuto alcuna spiegazione

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Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive?

(g. ar.)- Il triangolo che racchiude quel gioiello naturalistico conosciuto come "Sorgenti del Bacchiglione" può a questo punto prendere due strade distinte e nettamente contrapposte, o contradditorie: andare a fine corsa con la valorizzazione massima prevista nel progetto Parco delle Sorgenti, disegno che va perfino oltre la valorizzazione naturalistica in quanto può comprendere un punto di appeal turistico di grandissimo spessore, anche dal punto di vista economico. L'altra faccia della medaglia rappresenta invece un'immagine del tutto diversa che non attribuisce al futuro dell'area alcunché di lungimirante e affascinante. ma che al contrario crea una prospettiva di rallentamento dell'iniziativa al punto di correre il rischio della cosiddetta archiviazione. Forse -e c'è da augurarselo- non sarà proprio questa la fine di tutto il progetto, ma è certo che di rinvio in rinvio il rischio quanto meno si affaccia all'orizzonte delle cose possibili e non è sicuramente di buon auspicio quanto sta accadendo proprio in questi giorni, dato che è rinviata a data da destinarsi, forse a settembre, la riunione risolutiva per la firma definitiva dell'accordo che coinvolge la Provincia di Vicenza, i Comuni di Caldogno, Dueville e Villaverla, e come controparte la Fondazione per la Cultura Rurale che ha vinto unica partecipante l'assegnazione del bando del 2012 per il progetto Life Sorba. A completare il quadro va ricordato che i lavori per attrezzare il Parco delle Sorgenti si sono conclusi nel 2013, l'anno successivo al bando, e che da allora i cancelli restano chiusi in attesa di poter cominciare ad offrire questo gioiello ecologico al pubblico, in particolare alle scuole, agli indirizzi didattici, ma anche ad una prospettiva di interesse turistico tanto preziosa e interesssante quanto poco o niente immaginata dai percorsi della politica che si sono impantanati in questa lunga sosta di fatto di ben tre anni.

Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)BELLE PROSPETTIVE, PERÒ...- A rafforzare il concetto della interessante prospettiva turistica di questo sito ancora indisponibile al pubblico vedremo tra poco l'intervento del sindaco di Caldogno Marcello Vezzaro che sottolinea: Caldogno è interessato minimamente quanto a competenza di territorio ma ha scelto versare ugualmente 90mila euro come quota parte dei 300mila complessivi perché crede effettivamente nella possibilità di uno sviluppo turistico valutato oggi come oggi in almeno 25mila ingressi all'anno, tra scuole, visite guidate e itinerari per chi questo territorio non lo conosce per niente. Questa posizione di Caldogno è un'ottima testimonianza di che cosa possa valere alla fine il varo effettivo e definitivo del progetto e di come la dimensione dell'offerta sia stata probabilmente sottovalutata non dai Comuni ma dalla Provincia quando ha aperto il bando di concorso non specificando evidentemente tutti i paletti che sarebbe stato necessario precisare e sottolineare, a cominciare dal periodo di affidamento dell'incarico di gestione al vincitore del bando. Probabilmente il rinvio ulteriore della decisione con l'incontro definitivo tra le parti ha le radici proprio nella difficoltà di riprendere in mano punto per punto tutta la questione per cui è forse l'opinione dei sindaci quella che conta di più agli effetti di disegnare una prospettiva chiara del futuro: o si chiude la trattativa con chi ha vinto il bando superando le lunghissime discussioni sulla durata dell'affidamento che ha variato tra 18 anni, 20 anni, 5 anni e 5 anni+5 anni, oppure si riprende in mano tutta la questione e si ripete il bando rendendolo però molto meglio articolato punto per punto, paletto per paletto, in modo da ottenere non soltanto la massima chiarezza dove evidentemente è finora mancata -ed i rinvii hanno pure qualche significato...- ma per dare la possibilità di partecipazione ad una più ampia gamma di possibili pretendenti perché nel frattempo potrebbero essersi fatti vivi.

Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)QUALCOSA NON VA DALL'INIZIO- Anche su questo ultimo punto qualcosa evidentemente non ha funzionato fin dall'inizio perché al fianco dell'unico partecipante al bando non c'è stata compagnia e quella che ha brillato decisamente è stata l'assenza di una qualsiasi delle numerose associazioni che si occupano di ambientalismo. C'è da chiedersi il perché e da supporre che se il presidente della Provincia che firmò il bando all'epoca, cioè Attilio Schneck, ritenne di poter dar seguito alla pratica anche in presenza di un solo concorrente, l'attuale presidente, cioè Achille Variati, potrebbe ritenere quelle condizioni non più adeguate e preferire mettersi prudentemente al riparo da prevedibili complicazioni sul seguito del progetto provenienti con tutta probabilità dall'area ambientalista. Al primo bando non era visibile, ma ora potrebbe avere delle recriminazioni di una certa consistenza. Ecco per quale ragione non sembra così lontana l'ipotesi che indica le solite "ragioni politiche" alla base della frenata accentuata oggi dall'ultimo rinvio senza che peraltro sia stata precisata alcuna data a cui poter fare riferimento per capire di quale prospettiva reale si stia parlando. Di questa tesi è sostenitore come vedremo Ruggero Gonzo, il sindaco di Villaverla, vale a dire il rappresentante del Comune più fortemente coinvolto in quest'area perché bisogna ricordare che se la zona si chiama Bosco di Dueville e confina con Caldogno, in realtà è praticamente quasi tutta nel territorio di Villaverla, a partire dal Centro Idrico di Novoledo. Qualcosa insomma non va fin dall'inizio e il timore delle ragioni politiche che governino alla fine tutta la questione al punto da provocare i vari stop che si sono verificati fino all'ultima decisione di rinviare l'appuntamento tra Provincia e Comuni, quello che avrebbe dovuto essere l'ultimo e risolutivo appuntamento agli effetti di trovare la soluzione, sembra un timore fondato. Le parole di Paolo Pellizzari sulla inspiegabilità della situazione maturata fino ad oggi. L'allora assessore provinciale e promotore del Parco, nonché oggi sindaco di Arcugnano, ha detto in una intervista che tutto "era pronto fin dal 2012, quando è stato inaugurato il Parco: è diventata una questione politica". Fatto sta, dice Pellizzari, che c'è un vincitore del bando, piaccia o no è il titolare con cui parlare se si vuole sbloccare questa situazione.

Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)SE LA GRANA È POLITICA...- Va a finire che ci rimettiamo tutti: se la questione è diventata politica, vuol dire che non funziona più alcun riferimento logico determinato a suo tempo da un bando pubblicato e poi assegnato. Ruggero Gonzo, sindaco di Villaverla, è molto preoccupato per questa ipotesi che arriva a rappresentare in tutt'altro modo una realtà prima del tutto normale e scontata almeno in apparenza: "Andrà a finire che ci rimetteremo tutti se davvero la questione è guidata da contrasti politici. Io so che Villaverla ha investito 100mila euro in questo progetto aderendo a quell'iniziativa della Provincia e dell'allora assessore Pellizzari che ci pareva davvero interessante. Il bando è stato vinto da Berlato, ma al di là del bando si sono poi aperte altre questioni, una sul corridoio ecologico di Novoledo, entrato e uscito dal testo dell'accordo, le altre sulla durata dell'incarico per la gestione che è variato più volte da 18 anni a 5+5 con altre variazioni ancora. Logico che il titolare dell'accordo voglia mettersi al riparo da sorprese se non c'è un periodo sufficientemente lungo stabilito per via contrattuale, logico anche che Variati oggi dica che è necessario mettersi d'accordo, ma il problema è che dietro questo intoppo politico ci sia un confronto con la associazioni ambientaliste che peraltro sarebbero una novità assoluta di oggi perché all'epoca del bando non si sono mai viste né hanno espresso punti di vista che lasciassero prevedere un loro interesse nel progetto. Berlato è l'unico ad essersi presentato al bando e lo ha vinto. Tutto questo rende incomprensibile questa serie di rinvii e di dichiarazioni non espresse: alla fine ci rimettiamo tutti, tutti noi, il nostro territorio ed i nostri cittadini, intendo: una proiezione sui benefici che il Parco porterebbe ci dice chiaro e tondo che susciterebbe l'interesse di almeno 25mila persone all'anno, che per i residenti l'ingresso sarebbe libero e ridotto della metà del costo con la visita guidata, e ci dice anche che potrebbe accendersi anche un vero e proprio interesse turistico, particolarmente importante per tutti in questo territorio che quando a risorse turistiche di sicuro non abbonda particolarmente. C'è da chiedersi quale sarà il costo di tutto questo ritardare e chi pagherà il danno...".



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