Il teatro Berga sorgeva nella Vicetia romana tra contra’ S. Apostoli, le piazzette S. Giuseppe e Gualdi, contra’ Lioy e la cavea sottolinea nell’andamento curvilineo gli edifici edificati nella contrada del Porton del Luzzo. La mostra “Miglioranza e il Teatro Berga. Disegni dall’800, immagini di oggi” negli spazi del palazzo Chiericati Underground conduce alla conoscenza dell’antica struttura che unisce la ricostruzione del teatro romano del 1° secolo a. C. nella forma che le rovine hanno lasciato intuire a Giovanni Miglioranza (Vicenza, 1798-1861) durante la campagna di scavi durata trent’anni. L’architetto nello svolgersi di quegli anni dell’Ottocento trasferì in 25 disegni preziosi nell’attento commento grafico e interpretativo piante, spaccati e prospetti dell’antico teatro, fogli selezionati tra i 9 mila disegni, stampe e manoscritti provenienti dalle collezioni grafiche del museo e dalla Biblioteca Bertoliana. I materiali archeologici portati in luce conducono agli eleganti disegni dell’architetto e statue, capitelli e cornicioni trasmettono la sua personalità nella morbidezza del disegno e del chiaroscuro sullo studio del Berga, teatro capace di contenere oltre 5 mila spettatori. La frontescena a tre nicchioni ornati da statue, un quadriportico e un particolare foyer di oltre 70 metri, individuato negli anni recenti per le ricerche dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto – riferisce Cinzia Rosignoli- sfuggito a Miglioranza, che nominato direttore degli scavi, trasferisce negli ultimi 5 disegni gli esiti degli studi sul Berga legati alla visione teatrale di Vitruvio. Miglioranza rilevava con spago e fili a piombo, camminando sui tetti ed è possibile il confronto tra l’ipotesi ricostruttiva dell’architetto e l'articolazione planimetrica del teatro elaborata alla luce dei risultati degli interventi di scavo, rilievo e restauro delle strutture antiche diretti dalla Soprintendenza Archeologia negli ultimi decenni. La continuità dello studio sulla testimonianza dei disegni rispetto allo studio Miglioranza è visibile nella grafica tridimensionale della ricostruzione dell’antica struttura in 3D realizzata da Fabrizio Burtet Fabris. Dal Museo di Santa Corona, dove sono esposti statue, capitelli e cornicioni, proviene l’erma di Agrippa. Il legame del teatro con l’attualità è fissato dalla fotografia di Marco Zorzanello del centro di Cultura Fotografica, attraverso le immagini delle persone che vivono negli edifici costruiti sulle rovine del Teatro.
La mostra, a cura di Chiara Signorini ed Elena Cimenti, è stata realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia del Veneto per quanto riguarda i risultati delle indagini degli ultimi decenni, il Museo Naturalistico Archeologico di Santa Corona di Vicenza.