NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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A gennaio la “sala operatoria” per il Ponte

Presentato il progetto per “curare” il monumento degli Alpini, a gennaio sarà avviato il delicato intervento e si “opererà” dall’alveo del fiume

di Gianni Celi

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Ponte degli Alpini

Sono più di novecento i ponti di epoca romana costruiti fra Europa, Africa ed Asia che hanno resistito al passare dei secoli. Ma quelli che possiamo ancora ammirare erano tutti in muratura. È ben diverso invece il discorso se parliamo del nostro caro, storicissimo, visitatissimo Ponte degli alpini che le acque non sempre quiete del Brenta si sono portate via troppo spesso, un ponte di cui s’è sentito parlare dai primi del 1200. Certo, la pietra è più solida, ma Bassano ha voluto unire l’utile di una struttura di congiunzione fra le due rive del fiume con il dilettevole di un’opera d’arte che, nella metà del 1500, il grande architetto vicentino, Andrea Palladio, ha impreziosito con aggiunte di indubbio valore estetico.

Pensare di dare una forma più duratura al Ponte per antonomasia lasciando perdere il legno che lo nobilita, ma lo renderà sempre vulnerabile, è un’idea che passa alla storia come una bestemmia. Il Ponte vecchio di Bassano è così e così sarà per sempre.

Detto questo cerchiamo di capire quali siano gli interventi proposti dai tecnici che l’attuale Amministrazione comunale ha chiamato a raccolta per curare le profonde ferite inferte alle campate con il ripetersi di improvvise brentane.

Ponte degli Alpini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Prima di presentare la nuova progettazione vediamo quali sono gli interventi sul vecchio Ponte effettuati dopo l’alluvione del 1966 quando sembrava che la furia dell’acqua volesse portarsi via il simbolo della città.

Dopo il ’66 fu effettuato un lavoro minimo nel 1992 e, l’ultimo, dieci anni fa. Nel 1992 si intervenne sulle colonne portanti del Ponte che erano state intaccate dall’acqua e dai microrganismi. Una tecnica, per allora all’avanguardia, venne adottata per rinsaldare gli enormi tronchi che sostengono la struttura. Vennero iniettate all’interno delle resine speciali che dovevano formare un tutt’uno con il legno, otturando le parti infracidite dall’umidità. Purtroppo i risultati non sono stati conformi alle aspettative perché il legno ha avuto una “crisi di rigetto” cosicché l’acqua s’è portata via le resine ed il marciume lasciando dei vuoti pericolosi.

Ma per meglio capire quale doveva essere l’intervento riparatore del vecchio Ponte, con i lavori del 2005, cerchiamo di spiegare come lo stesso è strutturato.

Sotto ad ogni stilata vi è una serie di pali in calcestruzzo, per meglio assicurare la struttura, che affondano nel letto del Brenta e ad essi si aggiungono a Nord e a Sud, dei pali in legno “battuti” di dimensioni più piccole per rendere più stabile il manufatto Sopra di tutto sono sistemate delle “soglie” in legno, vale a dire degli enormi tronchi lavorati sui quali poggiano le colonne che sostengono il Ponte. Altri tronchi di rilevanti proporzioni fungono quindi da spartiacque e sono uniti, a monte e a valle, da delle filagne in larice che collaborano con la parte coperta per sostenere la spinta dell’acqua. Ecco, tradotta in “volgare”, la radiografia del Ponte.

Dieci anni fa, quindi, vennero sistemate le parti più deboli della struttura portante. “In questo modo – spiegava l’allora assessore ai lavori pubblici Egidio Torresan, con la collaborazione dell’allora ingegnere capo dell’Ufficio tecnico Ugo Bonato – noi possiamo dare sicurezza al Ponte per un po’ di anni. Certo però che, da un primo esame fatto con l’avvio delle opere di risanamento delle settimane scorse, ci siamo accorti che serve un intervento radicale di grande portata. Si devono sostituire i pali in legno “battuti” ed esaminare per bene la consistenza delle colonne. Questo richiede tempo e denaro. Praticamente il manufatto deve essere “spogliato”, esaminato per bene in ogni sua parte sotto e sopra il livello dell’acqua e risanati o sostituiti i legni malati. Un lavoro del genere necessita anzitutto della costruzione di una strada di accesso alle stilate. Insomma si ritiene che la spesa per un’opera tanto complessa, si aggiri attorno ai tre miliardi delle vecchie lire”.

Ponte degli Alpini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Alla fine del 2005 i lavori essenziali furono terminati, ma l’esame attento della struttura aveva evidenziato problemi non da poco”. Certo che il Ponte era messo piuttosto male – ci raccontava l’assessore Torresan – Basti pensare che dai 130 mila euro iniziali previsti per la manutenzione straordinaria, siamo arrivati ai 414 spesi per far fronte alle emergenze che, mano a mano, si incontravano esaminando le varie parti del manufatto”. E aggiungeva :”Diciamo che la struttura è stata messa in sicurezza e che per alcuni anni potremo dormire i nostri sonni tranquilli. Bisogna però pensare fin da subito a reperire i soldi per un intervento radicale che consentirà allo storico manufatto di avere quella stabilità che ora come ora gli fa difetto. Dopo l’intervento appena portato a compimento, daremo il via a delle indagini approfondite per cercare di capire esattamente quale sia la situazione delle parti sott’acqua e di quelle che affiorano. Da una prima stima, molto sommaria, effettuata dall’Ufficio tecnico, abbiamo visto che per sistemare al meglio il Ponte dovremmo spendere qualcosa come tre o quattro miliardi delle vecchie lire, una cifra che cercheremo di racimolare coinvolgendo nell’operazione il Ministero competente, ma anche la Comunità Europea visto che si tratta di un monumento storico di valenza internazionale”.

Di miliardi delle vecchie lire, si è visto adesso, ne servono ben più di tre o quattro, bensì il doppio.

Passiamo ora a presentare, in sintesi, gli interventi previsti dai tecnici chiamati dall’Amministrazione per curare il grande malato. Il progetto di ristrutturazione è stato presentato al pubblico, nei giorni scorsi, al teatro Remondini, con una larga partecipazione di pubblico. L’ing. Claudio Modena, professore ordinario di tecnica delle costruzioni ed il prof. Giovanni Carbonara dell’Università La Sapienza di Roma, hanno spiegato ai bassanesi quali saranno gli interventi previsti per ridare sicurezza al Ponte degli Alpini. Per quanto riguarda la parte esterna del manufatto si è deciso di togliere la massicciata considerata troppo pesante e la si sostituirà con un pavimento in legno. Pare non vi siano problemi, invece per la copertura. I lavori più importanti riguarderanno la parte verso il fiume e, principalmente le quattro stilate. L’intenzione è di recuperare il più possibile dei vecchi legni, limitatamente alla loro conservazione attuale. Si vogliono mantenere gli otto pali in cemento armato inseriti dopo l’alluvione del 1966 arricchendoli però con una struttura in acciaio e calcestruzzo fra il pavimento e le travi sottostanti.

I lavori dovrebbero iniziare nei primi mesi del prossimo anno ed interessare le due prime stilate verso la riva sinistra, che sono quelle maggiormente danneggiate. Le altre due, verso borgo Angarano, invece, si pensa vengano “lavorate” a cominciare dal 2017. L’operazione più delicata sarà quella di realizzare un percorso che permetta alle macchine operatrici di entrare nell’alveo del fiume fin sotto le arcate e per questa si prevede una spesa di circa un milione e mezzo.

Non sono mancate critiche a questa progettualità da parte di tecnici, quali l’architetto Fabio Sbordone, ex tecnico comunale, che seguì gli interventi delle passate Amministrazioni.

E con i fondi per il restauro come siamo messi? Ecco, in dettaglio, la disponibilità attuale della pubblica Amministrazione per far fronte ad una spesa di particolare consistenza. Cominciamo, intanto, dai tre milioni che il Ministero dei Beni e delle attività culturali ha assicurato.
Il finanziamento è stato inserito nel piano strategico “Grandi Progetti Beni culturali” previsto dalla legge Art Bonus. Il contributo si unisce a quanto già stanziato nei mesi scorsi, e precisamente, in ordine cronologico: 700 mila euro dalla Regione del Veneto; un milione di euro dalla Fondazione Cariverona; un milione di euro dalla Regione del Veneto (ad integrazione del contributo precedente); un milione e 200 mila euro nel bilancio comunale 2015 e 140 mila euro depositati nel conto corrente “Aiutiamo il Ponte” affidato agli alpini con l’obiettivo di arrivare a 200 mila euro. Sono più di sei i milioni a disposizione del Comune per questo importante intervento. Basteranno? Solo a fine lavori sapremo se la cifra lieviterà ancora.

 

nr. 34 anno XX del 26 settembre 2015



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