NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il Cantastorie

di Maria Lucia Ferraguti

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Il Cantastorie

Nella foto: sotto, Piastrella in porcellana, cm. 16x10, Collezione privata - Nove. Sopra, dipinto di Giandomenico Tiepolo con "Il Cantastorie", Austin, Blanton Museum.


Il lasciar spazio al desiderio di un collezionista di porsi in contatto con l’appassionata competenza di un esperto, porta alla conoscenza di uno stile e all’attribuzione di un’opera. È ciò che accade con la piastrella di porcellana, analizzata da Katia Brugnolo, che risulta inedita e rappresenta un unicum nel settore.
La scena raffigurata riprende liberamente la celebre opera di Giandomenico Tiepolo (1727- 1804) Il Cantastorie con la narrazione in pittura dell’affollarsi delle figure in primo piano, gli edifici posti a sinistra ai quali risponde una quinta di alcune case sulla destra. A più riprese il pittore si rivolge a Tiepolo nella figura del Cantastorie: il protagonista, vestito di marsina e braghe di color rosso, con tricorno nero indica con una bacchetta un punto posto in alto a destra. La presenza del Cantastorie, su uno sgabello in Tiepolo e nella piastrella su un palco è forse una fra le particolarità più curiose che la distinguono. Più fedeli al dipinto, scrive Brugnolo, sono, tra le figure, il personaggio con la bautta e, accanto, l’immagine femminile diversamente atteggiata. Nei volti, nello sguardo vivido femminile e nel tocco di rosso delle gote, il pittore rivela una sorprendente abilità. Anche la gestualità appare non forzata e rende sciolta la composizione; un riferimento al Settecento trova conferma nei costumi veneziani e in particolare orientali che ha riscontro nei copricapi di due figure. “Un sottilissimo contorno scuro rifinisce costumi e profili, com’è tipico della pittura tradizionale novese” che conferma come le caratteristiche elencate conducano l’attribuzione della piastrella al miglior pittore su porcellana di Nove collocabile tra il Settecento e l’Ottocento: Giovanni Marcon (1771-1830). La piastrella rimanda ai suoi celebri dipinti su porcellana, quali, approfondisce Brugnolo, la Teiera di manifattura Antonibon –Parolin, ora al Museo Civico della Ceramica di Nove, e la Tazza da brodo con piatto, di manifattura Antonibon-Parolin, degli anni 1780-90, ora al Museo di Palazzo Sturm, a Bassano del Grappa, in cui ricorrono anche le figure maschili con copricapi orientali. Marcon, con grande libertà, riprende la celebre scena di Giandomenico Tiepolo dai dipinti tradotte dai maggiori incisori di quel tempo. Lo dimostra un’acquaforte di Joseph Wagner (1706-1786) che riproduce con fedeltà l’opera Il Cantastorie di Tiepolo, ora al Blanton Museum, con l’unica eccezione del pavimento quadrettato, dettaglio visibile nella piastrella di porcellana. Il veneziano Museo Correr acquisì, nel 1901 quattro matrici da dipinti di Giandomenico Tiepolo, stampate nella calcografia veneziana di Joseph Wagner. Costituiscono un ciclo di immagini del ciarlatano e dell’imbroglione accompagnate da un commento educativo e moralistico in versi. Marcon probabilmente prese degli spunti dalle opere. Wagner godeva di celebrità e di privilegi accordatigli dalla Serenissima per la pittura dedicata al Cantastorie. La sua notorietà influì anche sulla manifattura novese Antonibon -Parolin a fine ‘700 e inizio ‘800. A conferma dello studio di Brugnolo, che unifica conoscenze lontane, risalta la testimonianza del Remondini che nel 1807, quando Giovanni Marcon fu chiamato a decorare porcellane e terraglie per Napoleone, scrisse del suo “buon uso delle stampe e delle calcografie”.

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