I curatori della mostra viennese hanno scelto il titolo “Fortress” per l’esposizione internazionale.
Fortress si traduce in fortezza, una costruzione con finalità destinate alla difesa; inoltre fortezza è uno dei “bei nomi classici” delle virtù cardinali. Manuela Bedeschi interpreta la luce, dal significato spirituale con verghe al neon per scoprire gli effetti e gli esiti del suo legame con elementi più duri e resistenti. Bedeschi si avvale della luce neon da molti anni, fin da quando ha intuito le possibilità creative delle strutture luminose arrivando ad esiti propri di un’artista concettuale quando l’idea di base coinvolge l’illuminazione mistica; come, inoltre, dimostra di evolvere in arte anche gli oggetti più duri, i più significativi nel rappresentare le difficoltà della vita. “Light stronger than violence”, la luce è più forte della violenza.
Con strisce di luci a led e recuperati pezzi di ferri industriali da costruzione sviluppa in Fortress un’ installazione, esito della fusione tra il percorso lineare della luce led, simile ad una pittura a strisce punteggiata dall’andamento flessuoso e dalla rigidità della forma metallica.
L’effetto luminoso dilata lo spazio circostante immerso in un’atmosfera di luminosità rossastra. “La luce (le forze buone dell’uomo) ”, scrive Bedeschi, ”è capace di imprigionare la violenza dell’umanità (il ferro delle sbarre e dei cannoni) solo con la sua potenza simbolica”. La mostra viennese che coinvolge video, installazioni, performance, scultura, pittura, disegno e fotografia, entra nel circuito di una serie di esposizioni correlate a livello internazionale, nelle sedi di Dinslaken/Ruhrgebiet, Athen, Gijon, Zurich, Mexico city, California, Amsterdam, Berlin, Sofia, Wien, con la collaborazione di UAMO.