NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dalle vecchie Smalterie alla Baxi

Novant’anni di storia della città, attraverso il racconto su quella che è stata una delle aziende simbolo della città, costruita nel 1925, che ha ospitato anche un rifugio antiaereo. Oggi è una moderna realtà del settore riscaldamento

di Gianni Celi

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Dalle vecchie Smalterie alla Baxi

“Mai paura, Smalteria paga sicura”: era questo il detto che circolava nel Bassanese parlando dell’industria per eccellenza dell’intero mandamento, vale a dire la “Smalteria e Metallurgica Veneta”. Migliaia di bassanesi hanno trovato lavoro in quei capannoni posti al di là della linea ferroviaria per Padova, per Venezia e per Trento, in quello che, in tempo di guerra, era stato trasformato in un grande concentramento di magazzini militari. Le “Smalterie”, come venivano solitamente chiamate, offrivano sicurezza di lavoro e di paga certa e seria fino al tragico periodo della metà degli anni settanta, quando la proprietà decise di liquidare l’azienda e, come regalo di quel terribile Natale del 1975, fece pervenire ai 1300 dipendenti la lettera di fine rapporto. Fino ad allora le “Smalterie” avevano invaso i mercati di tutto il mondo con stovigliame d’eccezione, con cucine a legna e a gas, con caldaie, termosifoni e quant’altro. Quella tradizione, che ha segnato la storia dell’economia e dell’industrializzazione bassanese e che ha portato il nome della città nei cinque continenti, si sta perpetuando con il nuovo nome dato alle mitiche “Smalterie” e cioè “Baxi”, un nuovo simbolo di capacità imprenditoriale che, dal 1999, ha trasformato quello storico stabilimento in una realtà che sta seguendo le orme dei “padri” di novant’anni fa.

Dalle vecchie Smalterie alla Baxi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ma vediamo il percorso che s’è sviluppato da quel doloroso Natale del 1975, fino all’arrivo della Baxi Spa. Il coinvolgimento della politica, per sanare quella situazione di estremo disagio per migliaia di famiglie, fu fondamentale ed uno dei principali protagonisti fu l’allora senatore Bisaglia che fece intervenire la Gepi (Società per le gestioni e partecipazioni industriali costituita nel 1971 per sostenere le aziende in crisi) e la Zanussi. Nel 1984 alla Zanussi subentra l’Ocean dei fratelli Luigi e Gianfranco Nocivelli. Da febbraio del 1999 entra nei capannoni delle vecchie Smalterie, la Baxi Spa e l’antica tradizione continua con un’accelerata che sta dando frutti egregi in termini di fatturato, in termini di forza lavoro, in termini di immagine per la città ed il suo territorio a livello mondiale.

La Smalteria e Metallurgica Veneta, ricordiamolo, nacque nell’agosto del 1924 quando furono avviati i lavori di costruzione dell’imponente stabilimento voluto da un pool di imprenditori per metà italiani e per l’altra metà appartenenti ad una famiglia austriaca, i Westen con il capostipite Augusto a dirigere l’azienda. I portoni della nuova fabbrica, che veniva a risolvere, in buona parte, i problemi di disoccupazione del territorio legati all’ancor vicina fine della Grande Guerra, vennero aperti nel maggio del 1925 con ben 580 addetti. L’avvio dell’azienda fu una vera e propria manna per il Comune che “regalò” ai proprietari la somma, per allora importante per un ente comunale, di centomila delle vecchie lire. Non solo, ma con la promessa che una parte dei lavoratori assunti fosse formata da bassanesi Doc, l’Amministrazione comunale esentò la ditta dalle tasse dovute per un periodo di cinque anni.

Iniziò così la lunga strada delle “Smalterie” che si trovarono, negli anni quaranta, ad affrontare il periodo drammatico della seconda guerra mondiale con alterne vicende, sia interne che esterne, con l’obbligo di istituire anche una linea di prodotti militari a cominciare dall’elmetto 1933 ideato dall’ungherese Nicolas Leszl (direttore dello stabilimento fino agli anni cinquanta), lo stesso ingegnere, che fece produrre il classico elmetto per le truppe austroungariche nella prima guerra mondiale.

Gli anni del dopoguerra, quelli del boom economico, hanno assistito ad una ripresa senza pari con un ampliamento dell’azienda, partita il 23 maggio del 1925 su una superficie coperta di sedicimila metri quadrati, salito progressivamente fino ad arrivare ai centomila metri quadrati di adesso

Dalle vecchie Smalterie alla Baxi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)I dirigenti della Baxi, guidati dal direttore generale Alberto Favero, hanno voluto celebrare degnamente i novant’anni di questa importante fonte di lavoro per tanti bassanesi e non, dedicando una giornata ai ricordi ed alla presentazione delle nuove lavorazioni sfornate da ben tredici linee capaci di produrre ben quattromila caldaie al giorno. Alle diverse linee sono impiegati ben 760 addetti, di cui 240 donne e un centinaio di immigrati. La Baxi Spa, nipote delle storiche “Smalterie”, fa parte del gruppo Baxi Group, leader in Europa nel settore del riscaldamento. Oggi, come ai bei tempi, sono oltre cinquanta i paesi dei diversi continenti per i quali lavora lo stabilimento bassanese.

A proposito della giornata aperta al pubblico v’è da dire che sono state due le chicche di maggior valenza che hanno richiamato centinaia di persone: lo show room con foto ed oggetti tipici della produzione della “Smalteria e Metallurgica Veneta”, dal 1925 al 1975, e poi il rifugio antiaereo costruito nella seconda guerra mondiale quando la fabbrica fu fatta segno di bombardamenti a causa della sua lavorazione bellica.

Nello show room i visitatori hanno potuto ammirare le foto dell’avvio dei lavori dell’azienda nell’agosto del 1924 e quelle della partenza con le differenti catene di lavorazione. Particolarmente interessanti erano poi gli oggetti lavorati, dall’elmetto dell’ing. Leszl per l’esercito italiano e le tazze militari, alle cucine economiche a legna Aequator, alle friggitrici, ai fornelli; dalle primissime cucine a gas, alle stoviglie di lusso di acciaio porcellanato, ai tegami in acciaio; dagli utensili da cucina in acciaio inossidabile, alle vasche da bagno, ai primi termosifoni; dai vasi da notte, ai catini, ai secchi, alle brocche smaltate usate come lavabo negli anni trenta e quaranta. Per finire, accanto al vecchio, la nuova gamma di prodotti della Baxi ultramoderni e supertecnologici.

Interessante poi la visita al rifugio antiaereo costruito nel 1940, quando l’Italia è entrata in guerra. Questo si trovava subito all’esterno delle catene di lavorazione, costruito in calcestruzzo rinforzato, sei metri sotto terra. Il rifugio poteva contenere fino a duecento persone. Il pubblico che è sceso per le due scale di accesso ha potuto riascoltare gli allarmi che l’azienda faceva scattare nel caso di avvicinamento di squadriglie aeree. Con il primo suono di piccola allerta gli operai avevano trenta minuti a disposizione per scendere; con un suono più accentuato si avvertiva che le formazioni erano in arrivo e che, conseguentemente, si doveva immediatamente lasciare il posto di lavoro e scendere nel sotterraneo.

Dalle vecchie Smalterie alla Baxi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Commovente, durante la visita, l’incontro con due protagonisti, diretti o indiretti, dell’antica storia delle “Smalterie”. Troviamo infatti, il comm. Pietro Piotto con alle spalle anni ed anni di lavoro alle “Smalterie”, ma con la triste pausa della guerra e della prigionia in Germania nella Seconda guerra mondiale. “Era il 1938 – ci spiegava – quando sono entrato in questa fabbrica nella quale lavorava anche papà. Certo qui è tutto cambiato da allora, ma entro con una certa commozione nei capannoni dove erano installate le catene di montaggio. Allora eravamo arrivati a più di mille dipendenti e si lavorava sodo”.

L’altro protagonista,indiretto, è il senatore, nonché ex sindaco di Bassano, Pietro Fabris con una famiglia di dipendenti delle “Smalterie”, a cominciare dal papà. “Ricordo un aneddoto particolare – ci ha raccontato – Allora l’azienda consegnava dei riconoscimenti per i dipendenti con 25 o quarant’anni di anzianità. Un anno, quand’ero sindaco, fui invitato dalla dirigenza a premiare i lavoratori scelti per la loro anzianità. Uno di questi era mio padre. Quando gli consegnai l’attestato scoppiammo entrambi in un pianto liberatore. Non dimenticherò mai quel momento così commovente”.

 

nr. 35 anno XX del 3 ottobre 2015



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