NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Santa Teresa di Gesù a Vicenza

Inno per Santa Teresa

di Italo Francesco Baldo

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Santa Teresa di Gesù a Vicenza

I

Orbis exultans celeri volatu

Angulis dulci resonare mira

Curat actorum cythara Beatae

Fama Theressae…

 

 (Sebastian de la Parra)

 

La fama esultante con rapido volo

agli angoli del mondo fa risuonare

sulla soave cetra le opere mirabili

della Beata Teresa…

(Tr. it Maria Luisa Gambato)

 

 

Introduzione

La figura e l’opera di Santa Teresa di Gesù (28 marzo 1515, Gotarrendura, Spagna- 4 ottobre 1582, Alba de Tormes, Spagna), dottore della Chiesa, di cui ricorre il V centenario della nascita, hanno sempre avuto grande rilevanza nella spiritualità della Chiesa Cattolica. Ella riformò l’Ordine Carmelitano, riportandolo alla primitiva e più rigida Regola nei due rami: l’Ordo Fratrum Discalceatorum Beatae Mariae Virginis de Monte Carmelo e quello delle Moniales Ordinis Carmelitarum Discalceatarum.

 L'Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, sorto sul Monte Carmelo in Palestina nell'XI secolo come ordine eremitico contemplativo, ebbe da Alberto, patriarca latino di Gerusalemme residente in San Giovanni d'Acri, tra il 1206 e il 1214 la sua prima "formula di vita". Quando si trasferì in Europa, a causa delle vicende in Palestina, sfavorevoli alla presenza cristiana, ebbe da papa Innocenzo IV l’approvazione della Regola, che nel 1431 con la quale l’Ordine fu inserito nel novero dei “mendicanti”, come quello Francescano. Nel 1435 (ma l'atto porta la data del 15 febbraio 1432) papa Eugenio IV concesse delle mitigazioni alla regola carmelitana. Nel 1562 Teresa di Gesù, dopo vent’anni nel convento carmelitano dell’Incarnazione ad Avila, fondò un monastero, dedicato a san Giuseppe, con l’intento di portare l’Ordine alla primitiva e più rigida regola. Fu seguita in questa riforma anche da San Giovanni della Croce. Da questa prospettiva nacquero i Carmelitani Scalzi (ordine femminile e ordine maschile), che incontrarono il favore del Generale dei Carmelitani Giovanni Battista Rossi e anche del sovrano spagnolo Filippo II. Le Monache e Padri carmelitani scalzi si diffusero in tutto il mondo, la loro presenza in Italia iniziò dal monastero femminile di Genova nel 1590. L’Ordine carmelitano precedente esistente fin dall’epoca delle Crociate in Terrasanta e poi in Europa, dove mitigarono la primitiva Regola nel 1432, continuò la sua strada ed è nominato come quello dei “carmelitani calzati”. (Cfr. G. Pelliccia e G.Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), Milano, Edizioni paoline, 1974-2003 e C. Truzzi, Un monte una madre: storia dei Carmelitani scalzi, Roma, Morena, OCD, 2005.)

 

La spiritualità

Teresa di Gesù, canonizzata da Gregorio XV nel 1622 è considerata una “insegnante” di spiritualità e per questo è “dottore della Chiesa”. Le parole del papa Paolo VI, che la proclamò tale nel 1970, suggellano la sua importanza: “risplende dei carismi della verità, della conformità con la fede cattolica, dell’utilità per l’erudizione delle anime”.

 La sua riforma originò una prospettiva di orazione nuova e approfondì proprio il valore della preghiera non solo per Carmelitani, ma per tutti, essendo proprio un esempio. Il suo grande messaggio è quello che ha invitato ed invita ancora oggi tutti coloro che, accolto, l’Evangelo, sanno che unica vera preoccupazione nella vita è quella di coniugare fede, speranza e carità che realizzano l’autentica pace, che non è confondibile con le paci umane. Il messaggio di Santa Tersa è quello che ogni uomo è nato per Dio.

 Santa Teresa di Gesù a Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il bene dell’anima, della Chiesa è realizzabile attraverso la preghiera, questa l’indicazione che nei secoli ci rimane ancora e proprio quella che Santa Teresa visse in un’epoca tra le più difficili per la Chiesa cristiana. L’indica proprio Lei con umiltà, quando nel 1562 iniziò, dopo lunga meditazione, nella Quaresima del 1554 la fondazione di monasteri carmelitani che ritornavano alla primitiva Regola, quella dei fondatori, dapprima ad Avila nel Monastero di San Giuseppe e poi in molti altri e nella continuità in quelli odierni.

 Di Santa Teresa ci rimangono molte opere, le due più note, Vita e il Castello interiore, scritte per obbligo ai superiori e destinate alle sorelle nella vocazione carmelitana, insieme alle Relazioni spirituali, al Cammino di Perfezione, ai Pensieri sull’amore di Dio, alle Esclamazioni dell’anima a Dio. Lo scritto Fondazioni, che ci narra di come sono nati i primi monasteri carmelitani riformati, le Costituzioni, il Modo di visitare i Monasteri della Carmelitane Scalze, e altri scritti, tra cui le Poesie meritano attenzione per comprendere tutto quanto compì la Madre del Carmelo. A queste opere si aggiungono le numerose Lettere conservate, che ci forniscono un’immagine chiara e attenta alla vita anche quotidiana e alle necessità delle fondazioni di monasteri.

 Accostarsi alle due principali opere di Santa Teresa di Gesù richiede attenzione al fatto che esse non sono semplicemente descrittive, ma racchiudono più sensi, ai quali possiamo riferirci per avere una migliore comprensione dei contenuti, soprattutto perché ciò che essi ci trasmettono non sono solo nell’orizzonte umano.

 Come si espresse papa Benedetto XVI il 2 febbraio 2011 nell’Udienza Generale, che la destinò particolarmente all’esposizione di ciò che compì Santa Teresa d’Avila: “ Non è facile riassumere in poche – e nemmeno in tante – parole, la profonda e articolata spiritualità teresiana”. Tuttavia, ripercorrendo il suo cammino, possiamo comprendere il dovere di quanto afferma la Santa e il valore che ad ogni persona umana, consapevole della sua anima, può portare quanto afferma nelle sue opere. Come continua con precisione papa Benedetto: ”Vorrei menzionare alcuni punti essenziali. In primo luogo, Santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni o povertà evangelica, e questo concerne tutti noi; l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l'umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell'audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete d’acqua viva. Senza dimenticare le virtù umane: affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura. In secondo luogo, Santa Teresa propone una profonda sintonia con i grandi personaggi biblici e l'ascolto vivo della Parola di Dio. Ella si sente in consonanza soprattutto con la sposa del Cantico dei Cantici e con l'apostolo Paolo, oltre che con il Cristo della Passione e con il Gesù Eucaristico”. A ciò è sempre congiunta la preghiera che è l’amicizia a tu per tu con Dio che ci ama. Non a caso ricorda sempre papa Benedetto “L'idea di Santa Teresa coincide con la definizione che San Tommaso d'Aquino dà della carità teologale, come “amicitia quaedam hominis ad Deum”, (San Tomaso D’Aquino, Summa Theologiae, II-ΙI, q.23, art.1,3), un tipo di amicizia dell’uomo con Dio, che per primo ha offerto la sua amicizia all’uomo; l'iniziativa viene da Dio. La preghiera è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l'interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all'unione d'amore con Cristo e con la Santissima Trinità. Non si tratta di uno sviluppo in cui salire ai gradini più alti vuol dire lasciare il precedente tipo di preghiera, ma è piuttosto un approfondirsi graduale del rapporto con Dio che avvolge tutta la vita. Più che una pedagogia della preghiera, quella di Teresa è una vera "mistagogia". Al lettore delle sue opere insegna a pregare, pregando ella stessa con lui; frequentemente, infatti, interrompe il racconto o l'esposizione per prorompere in una preghiera.

 La centralità dell’Umanità di Cristo mette in evidenza la sua opera di redenzione, che è destinata a ciascun uomo di buona volontà, che vive un amore incondizionato alla Chiesa e al suo bene supremo: la pace e la concordia. Un’affermazione rilevante, quando si diffondeva e consolidava il luteranesimo, una divisione, insieme a diverse altre, che in Santa Teresa sapeva poter essere superate, se meglio si serviva e si difendeva la Chiesa nell’unità di preghiera.

 Non a caso la Santa definisce il suo testo Il libro delle misericordie di Dio, mostrandoci quanto la misericordia stessa sia fondamentale per il cristiano, come dice Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno santo 2015-2016 dell’11 aprile 2015.

 L’importanza della preghiera è ben descritta da Santa Teresa nel libro sopra citato.

Santa Teresa, come le è solito, usa un’analogia, qui è quella del giardino e dell’acqua occorrente ad innaffiarlo affinché sboccino i fiori e le malerbe siano estirpate. Con l’orazione, infatti, s’inizia a tramutare in giardino di delizie per il Signore, la nostra anima; lo si può fare innaffiandolo in quattro modi, che sono i quattro modi di fare orazione: vocale, l’iniziale, di raccoglimento, di quiete dello Spirito e di meditazione d’unione dove con umiltà ci si congiunge a Dio come la sposa del Cantico dei Cantici: (6,3): “Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me”.

 Dapprima si comincia ad essere disponibili a cavare l’acqua dal pozzo a forza di braccia, cosa faticosa, perché l’orazione deve abbandonare la dimensione dei sensi, meditare sulla vita di Gesù Cristo con lacrime, tenerezza e l’interno sentimento di devozione. Dio ci aiuta in questo inizio.

 La seconda quando ci si accosta al modo di portare acqua preparato da padrone del giardino (l’attingere l’acqua con sorta di ruota e appositi canali). È l’orazione di raccoglimento.Qui l’anima si relaziona con volontà con il soprannaturale e lo vive per “acconsentire ad essere da Dio incarcerata, conoscendo quanto sia dolce farsi schiava di un tale amante e si trova prigioniera senza saperne il modo.

 La terza, quella di quiete dello spirito si ha quando l’acqua scorre incessante, la preghiera avvolge e irriga l’anima dei contenuti che Dio le dà dal pozzo della sua sapienza di verità e l’anima impara. Come il terreno si abbandona all’acqua che lo imbibisce, così l’anima che vuole,si abbandona a Dio e non si occupa che di Lui. L’anima erompe di lodi e Dio gliele ordina, tanto che l’anima brama sempre di più ad unirsi a Lui.

 Infine nella quarta, quella di unione, l’acqua come la pioggia irriga il giardino. Non c’è bisogno di attingere, Dio stesso dispensa l’acqua della salvezza e il giardino si fa tutt’uno con essa. L’anima “è morta al mondo sia pure con ancora la coscienza di essere quaggiù, di sentirsi sola e di potersi servire delle cose esteriori per far intendere quello che prova, se non altro con dei segni” È l’unione totale con Dio: due cose distinti unite in una. Dio stesso interviene a produrre questa unione.

Santa Teresa di Gesù a Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

 S. Ricci, L’estasi di Santa Teresa, Chiesa di San Marco a Vicenza

 

 L’anima, il castello di purissimo cristallo che è in noi, percorre un grande cammino, descritto dalla Santa anche nell’opera Castello interiore, ma è tutta la persona che si eleva a Dio anche nella dimensione dell’estasi, così ben espressa nella dimensione della transverberazione di Santa Teresa dallo scultore Lorenzo Bernini nella Cappella Cornaro a Santa Maria della Vittoria a Roma per S. Teresa L’orazione, unione con Dio coinvolge tutta la vita, il corpo stesso ne partecipa e vive e ciò nell’autentica condivisione che è agape, la novità assoluta del cristianesimo, che è l’amore fondato sulla fede e la preghiera. Così i cristiani rapiti dalla contemplazione, unione con Dio, colgono l’immagine di Dio e l’immagine dell’uomo nuovo, redento e si fa carità, capace di donarsi tutto, attraverso l’Umanità di Gesù Cristo.

Santa Teresa di Gesù a Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

L. Bernini, L’estasi di Santa Teresa

 

 La spiritualità teresiana è molto coinvolgente e talora può apparire destinata solo a “poche persone”; invece essa è una possibilità che si può seguire anche nella vita laica, come attesta l’ Ordine Secolare Carmelitano (sigla OCDS) che si propone di diffondere e vivere la spiritualità dei Carmelitani Scalzi tra i cristo fedeli laici; il segno più noto del legame è costituito dallo “scapolare” che viene distribuito nei monasteri in occasione della festa della Madonna del Carmelo.

 

A Vicenza

 A Vicenza dal 25 maggio 1949 esiste un monastero della Carmelitane Scalze, fondato da 10 monache, partite da quello di Verona, a sua volta originato da quello di Torino e questo da quello di Genova, il primo in Italia, risalente al 1590. (cfr. Carmelitane Scalze. Monastero di Santa Teresa di Gesù Bambino Vicenza, Una storia nel silenzio in ascolto del Vangelo, a cura di C. Rigobello, Padova, Poligrafica Antenore, s.d. (1999). La presenza dei Carmelitani, che oggi chiameremo “calzati” a Vicenza risale al 1372 allorché il vescovo beato Giovanni de Surdis affida loro la Chiesa di San Giacomo Maggiore; sono fondati altri conventi, a Barbarano, Asigliano e Brendola. Nel 1669 i Carmelitani Scalzi subentrano ai Gesuati, soppressi da papa Clemente IX nel 1668, nel convento e nella Chiesa dedicata a San Gieronimo de’Gesuati che diverrà di San Girolamo e di Santa Teresa di Gesù, che fu anche detta anche “degli Scalzi” per molti fino al 1969, ed oggi Parrocchia di san Marco. (S. Rumor, La chiesa di S. Girolamo dei Padri Carmelitani scalzi in Vicenza ora parrocchiale di S. Marco, Vicenza, Tip. S. Giuseppe di G. Rumor, 1885). La chiesa fu quasi completamente riedificata in stile barocco su progetto, pare, di Giorgio Massari (1687-1766) e consacrata solennemente nel 1760. Nell’interno, in cappelle laterali ad oggi sono presenti ricordi teresiani in alcuni dipinti e anche nella Cappella del contiguo Istituto Congregatio Jesu (Dame inglesi). (Tra tutti ricordiamo l’Estasi di Santa Teresa di Sebastiano Ricci e il San Giovanni della Croce di Costantino Pasqualotto. Cfr. F. Barbieri-R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città, Vicenza, A. Colla, 2004, p.127 Scheda 23).

Santa Teresa di Gesù a Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

 San Giovanni della Croce a San Marco-Vicenza

 

 Nel 1671 giungono a Vicenza presso il Monastero di San Rocco, dopo la soppressione della Congregazione di san Giorgio in Alga, “le Carmelitane “calzate” del monastero di (Santa Teresa) e perciò chiamate “Teresiane”, che denominano il luogo Carmelo dei SS. Rocco e Teresa e si dedicano all’educazione delle giovani nobili, ma non sono dell’Ordine di Santa Teresa, ma forse denominate in questo modo perché non si faceva “troppa” distinzione tra “calzati” e “scalzati” ed era importante fare comunque riferimento alla Santa spagnola.

 La venerazione per Santa Teresa si diffuse, come attestano le due edizioni vicentine, pubblicate tra Seicento e Settecento del Concerto spirituale di cento e cinquanta dame instituito dal venerabile padre Domenico di Gesù Maria fu generale de’Carmelitani Scalzi da Gregorio 15, approvato, ed arricchito di Sante Indulgenze eretto nella chiesa di S. Girolamo de'Padri Carmelitani Scalzi di Vicenza. Sotto l'invocazione della serafica madre Santa Teresa, di Domenico di Gesù Maria

 L’epoca napoleonica tra il 1806 e il 1810 vessa tutti gli ordini religiosi con soppressioni e angherie d’ogni genere. La chiesa di San Girolamo ridotta a manifattura dei tabacchi e i Carmelitani costretti alla via dell’esilio. Alcuni Padri, però, “si accasarono vicino alla Chiesa e operarono per il bene dei vicentini, tenendo vivo nel popolo un culto speciale a S. Teresa e al Cor Santissimo di Gesù”.

 Nel 1949 le Carmelitane Scalze fondarono a Vicenza un monastero nella zona di Monte Berico che è punto di riferimento spirituale per la città. “È prezioso per Vicenza avere oggi un luogo – una casa di preghiera - di sosta per dare al pensiero la possibilità di esprimersi al di fuori di banali omologazioni e di stupirsi invece delle straordinarie capacità affidate per il nostro bene”; San Giovanni Paolo II il 7 settembre del 1991, visitando il monastero colse ciò con la sua consueta intensità: ” Carissime Sorelle perseverate nella fedeltà a Cristo, che vi ha prescelte, chiamandovi ad una così profonda intimità con Lui. Sarete, così, nel nascondimento del Carmelo, costante lievito di fede e di amore nella massa sconfinata degli uomini. […] Pregate per le necessità della Chiesa in questa nostra epoca di secolarizzazione, che mette in crisi le coscienze dei credenti e insidia le fondamenta stesse della fede cristiana”.

 Non venne certo meno la devozione a Santa Teresa di Gesù nel periodo di assenza dei Carmelitani Scalzi e lo attesta l’edizione del carmelitano Pietro Paolo di S. Teresa, Esercizio divoto per celebrare con profitto la novena della gloriosa madre S. Teresa di Gesù fondatrice de' religiosi, e religiose Carmelitani scalzi, Venezia, A. Santini, 1804 e ristampato più volte a Vicenza, Tip. Parise e compagno, 1825 (d. Ottavio Facchin editore), 10^ edizione, e quanto sulla Santa, scrive il sacerdote, poeta ed educatore Giacomo Zanella, che vide in Lei un grande esempio di santità e di valore della preghiera; sì di preghiera perché è questa la gran fonte delle fede cristiana. (cfr. G. Zanella sacerdote, Vicenza, Editrice Veneta 2015).

 Giacomo Zanella pose la sua vita al servizio della sua condizione sacerdotale che visse, come attestano i suoi contemporanei, in modo discreto ma nello stesso tempo ferma e attenta a quanto d’importante egli doveva trasmettere a chi li era vicino, fossero gli amici, i conoscenti, gli studenti, altri esponenti del clero ed estimatori. Tutto il suo operato ebbe costante riferimento alla fede, tanto che possiamo affermare che le sue opere sono la realizzazione del suo credo. Numerose sono le composizioni poetiche e gli scritti sono di preciso argomento religioso e celebrano o contenuti della fede e del culto. Sono rivolti alla Madre di Dio e a diversi santi. Zanella celebrò certamente i due grandi Santi dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Il 15 ottobre la festa di Santa Teresa e il 24 novembre quella di San Giovanni della Croce, già Confessore e Dottore della Chiesa, recitando le relative “preghiere”.

 I manoscritti zanelliani inediti su Santa Teresa d’Avila, sono custoditi con grande attenzione dall’Istituto delle Dame Inglesi (Congregatio Jesu, fondata nel 1609 da Mary Ward (1585 –1645) di Vicenza, e furono scritti all’epoca in cui il poeta fu Sovrintendente Scolastico nel Collegio. Ne ha cura e Suor Alessandrina Dal Lago che li ha trascritti. La Superiora delle Dame Inglesi, Suor Maria Rosa Casati, ha concesso in occasione del centenario teresiano la pubblicazione, che avverrà entro il presente anno, dopo la prima presentazione al Monastero delle Carmelitane di Vicenza. Negli scritti che Zanella dedica alla Vita di Santa Teresa, vi è la presenza della traduzione dallo spagnolo di un sonetto che allora era attribuito a Santa Teresa. Questo che riproduciamo in calce al presente lavoro, è, in realtà, di Autore ignoto. Nel corso dei secoli si identificarono diversi Autori, tra cui, fu attribuito variamento, ora a Sant’Ignazio di Lodola (1491-1556), ora San Giovanni d’Avila (1499-1569), ora all’agostiniano Miguel de Guevara (1585?-1646?) e altri.

 In realtà non si consoce l’autore del Sonetto a Cristo crocifisso, che è considerato anche da Marcel Bataillon in “Nueva Revista de Filología Hispánica”, 1950 n. 4, pp. 254-69, 1950, uno dei capolavori della mistica spagnola del XVI secolo; lo studioso di Erasmo lo riferisce alla Meditazione X sulla Passione di Cristo dello Pseudo Anselmo (cfr Patr.Lat.Migne, Vol. 158, pp.761-762) e richiama anche R. Lullo, Il libro dell’Amico e l’Amato, tr. it. A. Baracco, Introduzione J. Perarnau, Roma, Città Nuova Ed., 1991, c. 99).

 Santa Teresa di Gesù a Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

  P. Rubens, Santa Teresa d’Avila

 

 

SONETTO

Ad amarti, o mio Dio, già non mi muove il

Paradiso che mi hai promesso; né lo spavento

Dell’inferno mi trattiene dall’offenderti.

 

Tu mi muovi, o mio Dio; mi muove il vederti

Confitto con chiodi su questa croce e scannato;

Mi muove vedere il tuo corpo pieno

Di tante ferite; mi muove l’angoscia della

Tua morte.

Muovemi finalmente il tuo amore di tal modo,

che se anche non vi fosse paradiso, ti amerei,

e ti temerei se anche non vi fosse l’inferno.

 

Non occorre che mi doni cosa alcuna perché

Io ti ami, perché se quanto io attendo, non

Ottenghi, io t’amerei nello stesso modo

Che ora ti amo”.

 Tr. it. Giacomo Zanella

Sonetto attribuito

A Santa Teresa di Gesù

 

 

Una riflessione su Santa Teresa di Gesù e la presentazione dei manoscritti zanelliani avverrà Domenica 11 ottobre alle ore 17 al Monastero delle Carmelitane di Vicenza, Via M. D’Azeglio, 19.

 



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