NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Bassano diventerà la “città della bicicletta”

In comune è attivo uno specifico laboratorio che studia la mobilità a “pedali”, tanti gli ostacoli da eliminare per favorire chi sta in sella. I buoni propositi con mancano ma intanto finisce l’esperienza del “bike sharing”

di Gianni Celi

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Bassano “città della bicicletta”

Il “Festival in bici” che ha tenuto banco per venti giorni nel settembre scorso e che ha proposto una moltitudine di iniziative, di incontri, di dibattiti, di manifestazioni, chiusi, domenica 20, con una mega pedalata dolce in una città eccezionalmente priva di auto, ha avuto un successo incredibile. L’anima di questa originalissima iniziativa è stata rappresentata da Renzo Masolo, consigliere comunale di maggioranza delegato dal sindaco per seguire i problemi della “mobilità dolce”e della “mobilità ciclabile”.

Ma dopo questa “abbuffata ciclistica” ci si chiede cosa rimanga e quanto e come abbia seminato un insieme così variegato di proposte. Lo chiediamo al consigliere Masolo partendo dal dato di fatto che Bassano non può certo essere classificata come “città della bicicletta” per i troppi ostacoli che il ciclista trova nel girare per le vie e le piazze del centro storico, nonché per i difficili ed insicuri collegamenti con le frazioni e con i quartieri.

Bassano “città della bicicletta” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“È al lavoro un “Laboratorio per la mobilità ciclabile” – ci spiega Masolo – che si riunisce mensilmente e che sta valutando tutta una serie di proposte per rendere sempre più appetibile l’uso della bicicletta, in special modo alle fasce deboli quali i bambini e gli anziani”.

C’è un “Biciplan” adottato nel 2013 dalla precedente Amministrazione che attende di essere attuato ed uno dei punti più interessanti, al riguardo, è quello di unire centro e periferia lungo percorsi sicuri. “Dobbiamo però uscire dalla logica delle piste ciclabili – aggiunge il consigliere delegato – anche per i costi eccessivi che gravano sulla loro realizzazione. Si deve invece puntare su una velocità ridotta delle auto con zone in cui sia permesso, ai veicoli a motore, di viaggiare a non più di trenta chilometri all’ora. Si devono educare gli automobilisti facendo loro capire che non sono i padroni della strada”.

Per quanto concerne la fruibilità del centro permettendo alle bici di viaggiare comodamente senza tutti quei divieti o quei sensi unici che attualmente ne frenano l’uso, Masolo afferma:”L’Amministrazione sta valutando anche questo aspetto, fermo restando l’obbligo, per i ciclisti, di avere il massimo rispetto per i pedoni”.

Altro aspetto è quello delle rastrelliere per bici, attualmente, di certo insufficienti a soddisfare le esigenze dei ciclisti. “Con la Confcommercio – interviene su questo argomento Masolo – stiamo dialogando con i negozianti per una collocazione diversificata di questi strumenti, pensando anche alla tipologia delle stesse. Noi vorremmo che il centro città fosse costellato di rastrelliere con non molti posti per le bici, ma con una diffusione articolata”.

Un cenno poi va fatto al progetto di “bike sharing”, o bici condivisa, che questa Amministrazione ha definitivamente sepolto.

Il “bike sharing” altro non è che un servizio che le pubbliche Amministrazioni offrono ai cittadini ed ai turisti per visitare le città in tutta tranquillità, ma anche per un utilizzo giornaliero da casa al lavoro. L’idea ha trovato tanti proseliti nel mondo e lo dimostrano i dati raccolti dall’Earth Policy Institute di Washington i cui ricercatori spiegano che nel 2008, quando il progetto ebbe avvio, nel mondo circolavano 73.500 bici condivise, passate a 236 mila nel 2011, a 517 mila nel 2013 e a quasi 900 mila lo scorso anno.

A proposito di “bike sharing” eccoci a Bassano. Ricordate le bici a noleggio che punteggiavano alcuni siti cittadini a disposizione di chi volesse spostarsi da un posto all’altro della città? Ebbene, tutto è stato tolto e quello che sembrava un progetto degno di attenzione e di miglioramento è miseramente naufragato con la parola fine messa da questa nuova Amministrazione comunale. “È stata un’operazione mal gestita – ci racconta l’ex sindaco Stefano Cimatti – La scarsa manutenzione delle bici poi favoriva l’abbandono della proposta cittadina. Quei velocipedi, comunque, so che sono stati richiesti pochissimo. Si doveva pagare una tessera per l’utilizzo, cosa che non richiedeva più nessuno”.

A rincarare la dose è l’agguerrito consigliere Masolo che parla di un’operazione “maldestramente portata avanti”, di un “progetto a debito per il Comune”, di un’iniziativa che “funziona soltanto in poche città, specie in quelle di pianura e con un numero considerevole di abitanti e con tanta gente che arriva da fuori o per turismo o per lavoro o per diletto”, che non “è mai in attivo per un Comune,”

“A Bassano – sottolinea Masolo- ormai tutti hanno una bici e non abbisognano certo di quelle a noleggio. Vi è da dire poi che, a parte i costi iniziali, si spendevano diciotto mila euro l’anno solo di manutenzione di quelle bici. Inizialmente c’erano circa 300 iscritti che poi lentamente sono andati scemando fino ad esaurirsi. Dirò di più, a qualcuno quelle bici erano di uso quotidiano, snaturando le filosofia del “bike sharing”. A quel punto per il Comune era meno dispendioso regalargli una bici che lasciarla sfruttare in quel modo”. Morale della favola, fine delle bici a noleggio in Bassano.

Di diverso avviso, invece il ricordo dell’ex assessore ai lavori pubblici, Egidio Torresan, l’autore dell’iniziativa, tanto biasimata da Masolo, scattata nei primi mesi del 2009, a poca distanza dalle elezioni comunali. “Era un’idea formidabile – afferma - solo che è naufragata per colpa di un’Amministrazione che non ha voluto credere in questo progetto. Bastava soltanto dare il servizio in gestione ad una cooperativa che eseguisse anche revisioni ricorrenti ai mezzi dati a noleggio, cosa che non è stata fatta. All’inizio era stato un successo ed erano molte le persone che utilizzavano le bici a noleggio, ma poi c’è stato un disinteresse totale per cui il tutto s’è concluso nel peggiore dei modi”. L’Amministrazione Bizzotto aveva acquistato una cinquantina di bici con un esborso di circa 150 mila euro, settanta dei quali coperti da un contributo della Regione”.

Ecco come veniva proposto il servizio che aveva assunto il nome di “bicincittà”: “L’Amministrazione comunale nel 2009 ha attivato, con il contributo della Regione Veneto, un servizio di noleggio biciclette automatico (bike-sharing) desiderando offrire un’alternativa all’uso del mezzo privato e/o pubblico, al fine di promuovere i vantaggi derivanti dall’uso condiviso delle biciclette e favorire la riduzione dell’inquinamento nei centri urbani”, ricordano i promotori. Vediamo chi poteva fruire dell’iniziativa e come funzionava il servizio. Il sistema “Bicincittà” poteva essere sottoscritto da ragazzi con 16 anni compiuti ed era destinato ai cittadini, ai lavoratori, ai turisti che arrivando in città in auto, in treno, in autobus potevano, per qualsiasi motivo, utilizzare la bicicletta per muoversi all’interno della città o per visitare i dintorni.

Il sistema “Bicincittà” metteva a disposizione 48 biciclette da prelevare nei cinque cicloposteggi localizzati, in parte, nel centro storico (punto di arrivo o di partenza), nei parcheggi auto di prima cintura (per favorire interscambio auto-bici), nei pressi della stazione ferroviaria (per chi viaggiava in treno).Tramite una tessera elettronica personale, rilasciata dal Comune presso gli sportelli indicati, l’utente prelevava la bicicletta in qualunque delle stazioni “Bicincittà” e la riconsegnava ovunque trovasse un cicloposteggio libero “Bicincittà”, anche diverso da quello di origine.

Le stazioni di cicloposteggio “Bicincittà”, composte da colonnine porta biciclette dotate di elettro-serratura attivabile con la tessera elettronica, erano situate in Via Angarano di fronte Palazzo Bonaguro (in prossimità del Ponte degli Alpini); in Piazzetta Guadagnin (con accesso carraio da Via Vittorelli); al parcheggio “Gerosa”; in Piazzale Trento e alla stazione dei treni da Via Villaraspa.

L’utente maggiorenne, presentando un documento d’identità valido agli sportelli indicati, poteva iscriversi al servizio sottoscrivendo un “contratto utente” per l’utilizzo personale delle bici e, versando dieci euro l’anno di iscrizione, al servizio stesso. L’utente riceveva così una tessera elettronica registrata a suo nome e un lucchetto, da utilizzare nel caso la bicicletta venisse temporaneamente posteggiata al di fuori dell’apposita colonnina.

Il lucchetto e la tessera dovevano essere restituiti in caso di risoluzione del contratto.

Il costo per l’uso del servizio di Bike sharing da parte degli utenti era così determinato: dieci euro all’annuo per iscriversi al servizio alla stipula del contratto di noleggio e una cauzione di quindici euro da pagare al momento dell’iscrizione al servizio. La cauzione veniva restituita in caso di recesso del contratto o al suo scadere.

Gli sportelli dove prelevare la tessera erano stati collocati all’Informacitta, in Piazzale Trento e al parcheggio Cadorna gestito dalla Sis.

Il progetto era stato accolto con così tanto interesse che l’Amministrazione Cimatti aveva pensato bene di potenziare il servizio di “bike sharing” con l’aggiunta di nuove stazioni di servizio. I cinque cicloposteggi iniziali di “Bicincittà” avevano un numero diverso di bici: in Via Angarano, di fronte a Palazzo Bonaguro (in prossimità del Ponte degli Alpini) erano nove i posti; in Piazzetta Guadagnin dodici ; nel parcheggio Gerosa altri dodici; in Piazzale Trento quattordici e alla Stazione ferroviaria tredici. A questi si volevano aggiungere altre tre stazioni da collocare nel parcheggio del Vecchio ospedale, in Viale delle Fosse, in Piazzale Cadorna, davanti all’uscita pedonale del parcheggio interrato multipiano e all’ospedale di Via dei Lotti nel parcheggio per le bici situato all’ingresso del nosocomio. Ognuna di queste sarebbe stata dotata di una decina di colonnine portandole, in tal modo, complessivamente a 82.

La novità rispetto al progetto della precedente Amministrazione Bizzotto consisteva nel fatto che sarebbero stati installati, in tutte le otto stazioni di “bike sharing”, dei cicloposteggi per le bici elettriche o a “pedalata assistita”, nonché una pensilina fotovoltaica per alimentare elettricamente il sistema riducendo l’utilizzo della corrente elettrica tradizionale.

“Il sistema di bike sharing – spiegavano gli amministratori di allora – installato nel Comune vuole essere una integrazione ai progetti di mobilità sostenibile e fonti rinnovabili previsti nel programma lavori pubblici ed una estensione di un servizio all’utenza di mobilità alternativa alle auto”.

Bassano “città della bicicletta” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Dovevano essere dieci le bici elettriche da acquistare e sedici le colonnine elettroniche per la ricarica delle stesse. Il progetto prevedeva una spesa di duecentomila euro e l’Amministrazione, per limitare la spesa, aveva deciso di aderire al bando ministeriale per un progetto di “bike sharing” con l’estensione del sistema e l’utilizzo del fotovoltaico. La quota a carico del Ministero per l’ambiente doveva essere di 125 mila euro, mentre il Comune avrebbe coperto la parte rimanente con fondi propri. Con l’aggiunta dell’Iva, la somma da sborsare era stata stimata in 75 mila euro. L’allora assessore ai lavori pubblici ed alla viabilità, Dario Bernardi, spiega il perché di quella scelta: “C’era stato un investimento della passata Amministrazione al riguardo – afferma – per cui non ci sembrava giusto buttare tutto alle ortiche anche perché, in quel periodo, il Governo aveva proposto dei contributi a quei Comuni che fossero intenzionati a seguire questa strada e a svilupparla. Ci pareva corretto approfittare dell’occasione e così facemmo, solo che dal Governo non abbiamo avuto alcuna risposta”.

“Ci siamo resi conto – conclude Bernardi – che un’operazione del genere a Bassano aveva poco seguito essendo, la nostra, una piccola città nella quale ogni famiglia era dotata di biciclette e, per quanto riguarda i turisti, non era facile trovare persone intenzionate a prendere una bici per girare quel poco di centro storico a disposizione”.

 

nr. 36 anno XX del 10 ottobre 2015



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