NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Lo sguardo del lupo

Giancarlo Ferron firma un nuovo romanzo che parla di natura, montagne e animali selvatici e ammonisce “Se ami i lupi ami la terra”

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Lo sguardo del lupo

Un proverbio russo recita “Il lupo addomesticato sogna sempre la foresta”. È una citazione scelta per introdurre il nuovo romanzo di Giancarlo Ferron - Lo sguardo del lupo (Edizioni Biblioteca dell’Immagine) - con il quale il guardiacaccia vicentino prosegue la sua produzione letteraria di successo e torna ancora a parlarci di natura, di ambiente, di montagne e di animali selvatici. Insomma, delle sue passioni, quelle che gli riempiono i giorni e la vita. Quelle senza le quali forse non avrebbe mai potuto fare un altro lavoro che non sia il suo. L'amore di Ferron per la natura è sintetizzato in queste poche parole che leggiamo nel suo sito: Se sei amico dei lupi accetti il fatto che i lupi uccidono. Se ammiri la forza del predatore ami la preda che si salva e quella che muore. Se ami il lupo, ami la bellezza, la foresta la notte, il vento e il silenzio. Se ami i lupi, ami la Terra. Parole che sono la base per raccontare in un romanzo di una montagna abitata dai lupi, di una ragazza e di un uomo che riscoprono assieme la natura selvaggia. Stiamo vivendo un tempo in cui da una parte c’è la pianura, con le zone industriali sempre più grandi, i parcheggi asfaltati e le colture intensive; dall’altra c’è la montagna che la Natura Selvaggia sta riconquistando con l’avanzata del bosco e il ritorno dei lupi. Quindi non tutto è perduto. La storia narrata descrive un posto in cui andare per scappare da una vita basata sul consumo di territorio e sulla distruzione della Natura, in cui trovare tanti alberi secolari, pascoli infiniti, foreste, montagne e anche cervi, caprioli, orsi, lepri e perfino lupi. Un posto in cui vive una comunità di persone che per effetto di una misteriosa tradizione si prende cura degli animali e della bellezza di Madre Terra. E in questo villaggio s’incontrano una studentessa in biologia e un uomo alla ricerca di se stesso, che ha abbandonato un lavoro in cui ormai non si riconosce più per tornare alle proprie origini, alle proprie radici.

Lo sguardo del lupo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Con una scrittura semplice e diretta, Ferron ci conduce, da guida esperta, in un'avventura credibile in quel mondo fatto di natura e di animali selvatici che lui ben conosce e che ha così sapientemente descritto anche nei suoi precedenti libri di successo. Così descrive all'inizio il protagonista: Aveva solo trentacinque anni, era stato assunto in quella ditta al primo colloquio. Il suo titolo di studio non c’entrava nulla con quell’impiego, ma a lui serviva un lavoro ed era disposto a mettersi in gioco. Aveva accettato di affiancare il precedente capo dell’ufficio vendite, aveva imparato il mestiere osservando e memorizzando. Più che il mestiere aveva imparato a conoscere le attrezzature che la ditta trattava, perché venditori si nasce, non si diventa. Poi un giorno il capo era andato in ferie e lui si era dovuto confrontare, da solo, con un cliente importante. Era stato davvero bravo: con un semplicissimo schema tracciato con la matita sopra un pezzo di carta da fotocopie, era riuscito a illustrare al potenziale compratore le caratteristiche salienti dei macchinari. Il suo saper ascoltare, il riflettere per capire, le risposte brevi e precise, il suo modo di concentrarsi sull’interlocutore avevano fatto il resto. Da quel giorno le vendite erano andate in lenta ma costante ascesa. Ma il tempo per gongolare finì presto, arrivò il primo appuntamento della giornata e il lavoro lo distolse dai suoi pensieri.

"Quelle montagne là in fondo, dove la terra tocca il cielo, sono le mie montagne. Sono nato lassù, sulla terra in pendenza, in mezzo ai boschi. Ora invece sono qui, da anni vivo in un appartamento dentro la città. Lavoro assiduamente per vendere macchine per l’edilizia e il movimento terra, che servono per costruire case, palazzi, capannoni, strade e piazzali pavimentati. Le macchine che vendo servono a costruire una corazza per coprire la terra...” (...) "Già, la nuova autostrada, un’altra striscia di asfalto che attraversa e ferisce le ultime campagne rimaste. Ancora svincoli, caselli, traffico. Terra impermeabilizzata, canali cementificati per regimentare le acque. Torrenti eliminati, intubati, tombinati, tombati. Certo, tombati, è proprio la parola giusta. Quando arriva nei centri industrializzati l’acqua viene usata per lavaggi, raffreddamenti, diluizioni. Viene usata per irrigare i campi coltivati dove si porta via concimi chimici, pesticidi e altre porcherie. Viene snaturata, inquinata, incanalata e sotterrata: viene costretta in una tomba: tombata, appunto".

Lo sguardo del lupo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Un messaggio chiaro quello dell'autore, che gli fa scrivere, per bocca del protagonista: Stiamo impermeabilizzando la terra con una scorza di cemento e asfalto. Abbiamo canalizzato, intubato, sotterrato i corsi d’acqua senza renderci conto che la pioggia cade dal cielo e non c’è modo di tenerla sotto controllo. Bastano due gocce in più del solito e si allaga tutto. Siamo così presuntuosi da non renderci conto che stiamo rendendo impossibile l’incontro fra due elementi. La pioggia e la terra s’incontrano da sempre. Sono due amanti primordiali: non si può impedire tale abbraccio. È impensabile impedire che questo avvenga senza subire punizioni catastrofiche. La pioggia e la terra devono legarsi, perché insieme permettono la vita. Nessun essere, erba, albero o animale può vivere senza l’acqua e la terra. (...) La nostra povera terra ormai è morta: l’abbiamo uccisa noi. Non so fino a quando riuscirò a fare questo lavoro. Non so fino a quando accetterò di far parte di questo sistema, di questo mostruoso sistema. Mi sento colpevole per quello che sta succedendo là fuori. Ha ragione il commendatore: mangio anch’io in questo piatto. Ma io sono il più piccolo ingranaggio di una enorme macchina: se io m’inceppo o mi rompo, verrò facilmente sostituito.

Un rapporto, quello tra uomo e natura, che ogni giorno appare sempre più compromesso: Strade più larghe e diritte per correre; auto più potenti, treni ad alta velocità, aerei supersonici per fare presto, per arrivare prima, per risparmiare tempo. E poi? Quando si è arrivati prima? Sono in molti ad arrivare prima perché la tecnologia porta tutti allo stesso livello, alla stessa velocità; quindi bisogna competere sui tempi intermedi, lavorare durante il viaggio: usare il PC portatile, scrivere e–mail, rispondere ai messaggi, telefonare, fare relazioni, inviare prospetti, preventivi, offerte, bilanci. Bisogna essere veloci, efficienti, produttivi e competitivi, anzi, aggressivi. Bisogna lavorare anche la notte. Ci sono uomini d’affari che assumono sostanze per essere più lucidi, brillanti, più forti, per dormire di meno e lavorare di più. Bisogna far girare l’economia, bisogna costruire il futuro, anzi vivere nel futuro. Non basta essere supersonici ma è necessario essere “supertempici”, più veloci del tempo. La nostra società non ha passato né futuro. Abbiamo anticipato tutto, anche la nostra fine.

È il rispetto per la natura e per la terra a nutrire la pagine del libro e la voglia di impegno dei due protagonisti, tra i quali inesorabilmente nascerà anche una reciproca attrazione. Chi non conosce non rispetta, chi non conosce ha paura, chi non conosce distrugge. Così la scelta coraggiosa di Claudio e la trasformazione di Sara, da studentessa modello in appassionata scopritrice di segreti, li rende consapevoli che L’uomo uccide i propri simili e tutte le altre specie, però non sopporta che altre specie uccidano i suoi animali domestici. L’uomo non rispetta le leggi che si è dato da solo ma s’impone con violenza perché tutto il resto del mondo funzioni secondo le sue regole. È l’essere più arrogante e distruttore che sia mai esistito sulla faccia della terra, eppure si autodefinisce razionale, spirituale, etico e morale. L’uomo vive dei suoi simboli, credenze, religioni, certezze filosofiche, conoscenze scientifiche e questo lo allontana sempre di più dalla concretezza della vita. Tutta l’ignoranza, generata dal sentirsi al di sopra degli istinti, produce comportamenti anomali e distruttivi come quello di uccidere un lupo.

Dopo le recenti presentazioni a Zanè, Schio, Altissimo e Fara (nell'ambito della rassegna "Senzaorario Senzabandiera"), il libro sarà presentato giovedì 26 novembre alle 18 alla libreria Galla di Vicenza. Abbiamo incontrato l'autore in vista dell'appuntamento vicentino.

Lo sguardo del lupo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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