La carità a Vicenza
Non molti anni or sono un testo di Mons. Ermenegildo Reato, pubblicato nel 2004, raccontava, fin d al titolo il concetto fondamentale dell’azione dell’IPAB. Il titolo, nella sua semplicità, faceva a tutti coloro che lo prendevano in mano, una precisa memoria di una lunghissima e onorevole storia vicentina: “La Carità a Vicenza” Le opere e i giorni. Nel sito della istituzione sta scritto la “LA MISSION IPAB di Vicenza ha l’obiettivo di promuovere e salvaguardare la dignità della persona in stato di bisogno attuando interventi di carattere sociale, socio – sanitario e culturale a tutela dell'infanzia, della famiglia, della maternità, dell'avviamento al lavoro, dello studio, dell'invalidità, della terza età e delle persone dimesse o dimissibili dagli istituti di prevenzione e pena. A tal fine promuove, dirige, sostiene e coordina iniziative di servizio nel campo dell'assistenza sociale e socio-sanitaria così come in campo culturale, sia in forma diretta che mediante soggetti convenzionati o controllati, che tramite l’utilizzo del proprio patrimonio. IPAB di Vicenza promuove e gestisce, direttamente ovvero attraverso soggetti convenzionati, la formazione di base, la qualificazione e riqualificazione, l'aggiornamento e la formazione continua degli operatori impegnati nei servizi afferenti le attività istituzionali”.
Cito questi dati solo per sottolineare che da anni, per le più complesse e a volte confuse situazioni, che non è questa la sede per cercare di affrontarle e comprenderle, l’Ipab è più nota per queste vicende lette, evidentemente e comprensibilmente, al negativo, con l’ultima tristissima vicenda del San Camillo, che per l’eredità, materiale e morale, che ha ereditato nel 2003. Anno questo della fusione delle “ due istituzioni assistenziali pubbliche presenti nella città di Vicenza, “I.P.A.B. Servizi Assistenziali” e “Istituto Salvi” che, a loro volta, erano nate dalla generosa carità di tanti vicentini, durata secoli. In questi giorni, dolorosa conseguenza dell’allontanamento dalla gestione del San Camillo della Cooperativa Bramasole, si evidenzia la vicenda che coinvolge circa una trentina di ex lavoratrici che si sono trovate disoccupate dalla riorganizzazione operata dall’attuale Consiglio di Amministrazione retto dal dott. Lucio Turra. Nemmeno mi inoltro in una valutazione giuridica e sindacale per assegnare a una o all’altra parte - Ipab e Sindacato- la ragione o il torto.
Ci pensano i sindacati e, a quanto pare, i tribunali. Per quello che mi riguarda ciò non mi compete e non ho gli elementi sufficienti per trarre una qualche valutazione, ma una considerazione va fatta, indipendentemente dalle ragioni. Trentadue persone, lavoratrici, perdono, per cause non loro, il lavoro e certamente questo non è un fattore trascurabile specialmente trattandosi di un lavoro svolto, direttamente o indirettamente, per un Istituto che ha come mandato morale quello della “carità”. Quindi anche l’essere “caricatevoli”, non tanto sul piano economico che riguarda precise norme e leggi, ma sul rapporto umano, mi sembra che sia assolutamente d’obbligo per una istituzione, e le sue rappresentanze, trovandosi di fronte a quella che, per le vittime, le lavoratrici disoccupate, è certamente un dramma. Penso anche che il sottotitolo scritto dal Giornale di Vicenza” Senza soldi per mangiare” dovrebbe far riflettere. Fosse solo per carità cristiana e per rispettare lo spirito del Santo Natale.