Emilio Cavallini (San Miniato, Pisa-1945) utilizza per le opere materiali nuovi, fili bianchi e neri di tessuto lavorato in modo originale.
Le opere evidenziano le strutture realizzate da un unico filo tubolare lungo 60 metri mai spezzato, al quale, riferisce Monica Bonollo, curatrice dell’esposizione e del catalogo, sono imposti dei tragitti. Sono realizzate da materiali propri della moda, fili di nylon, tessuti di poliammide, stampati, calze, bobine per filati. Le calze tubolari di Cavallini negli anni Sessanta vestono le gambe femminili, stimolano nuovi valori percettivi affascinando il mondo internazionale della moda e Mary Quant, l’inventrice britannica della minigonna. Intrecciando i fili, su procedimenti prestabiliti, evitato il caso, derivano spazi dalle dimensioni variate, con degli esiti estetici. Moda e arte, per Cavallini “diventano sinonimi” fin dagli anni Settanta e l’invito della Triennale di Milano per una grande retrospettiva lo portano ad inserirsi fra i movimenti artistici della seconda metà del ‘900.
Le forme geometriche elementari, quadrati, cerchi, rettangoli, punti, linee, sono proprie degli artisti ottico cinetici. Le loro relazioni originali ed i passaggi si appoggiano su algoritmi matematici e geometrici, con una visione instabile, in continuo movimento per lo spettatore”. Ecco allora l’uso sapiente del bianco e del nero con cui costruisce un discorso cromatico. l’attenzione alle relazioni che interagiscono fra le diverse forme, fra figura e sfondo, fra negativo e positivo, fra luce e ombra, fra pieno e vuoto”. Le opere appartengono all’arte generativa che studia una struttura in trasformazione su un codice genetico stabilito, attraverso il quale si evolve e si trasforma, spiega Bonollo. Cavallini approfondisce la cultura della complessità, ricerche a livello matematico, il modello dei frattali, mai trascurando la dimensione temporale.
Oltre che alla permanente nel museo personale a San Miniato, le opere di Cavallini sono state esposte in un’ampia retrospettiva “Trasfigurazione” alla Triennale di Milano (2011). Altre due personali sono in corso a New York e a Parigi.
Catalogo con testo critico a cura di Monica Bonollo.