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Jacopo Berti e le Banche Popolari Venete
Il capogruppo in Regione del Movimento 5 Stelle, Jacopo Berti, entra ancora una volta nella vicenda delle Banche Popolari venete e in sede istituzionale, cioè in Consiglio Regionale, nella seduta straordinaria appositamente indetta, pone sul piatto della discussione le sue proposte.
Tre, per la precisione, che hanno il merito di puntare dritto sul problema centrale, anche se manca, almeno in questa fase, di precisare alcuni particolari importanti. Ma va riconosciuto che al contrario di altre forze politiche, fin da subito Jacopo Berti si è interessato e si è attivato proprio per tentare di dare un suo contributo positivo alla triste, almeno per una grandissima parte dei soci delle due popolari venete, interessati. Chiede il Capogruppo del M5S che vi sia la (1) “Creazione di un organismo di tutela del risparmiatore”. Vicenza PIu’ riporta che “Ad oggi solo azionisti e banche sono tutelati, ma non esiste uno strumento diretto alla tutela del piccolo risparmiatore”. In realtà Berti dovrebbe a questo punto spiegare cosa intende per piccoli risparmiatori. Nelle Popolari i “piccoli risparmiatori”sono proprio i piccoli azionisti. Questo in virtù dell’impianto strutturale delle Popolari. Poi che vi sia la (2) “Creazione di un fondo di tutela legale per le persone truffate”. Questo pare sia anche nelle intenzioni del Presidente Zaia. È una buona cosa ma la “truffa”, sempre che la Magistratura la definisca così, non è stata solo quella legata a lettere fatte firmare a sprovveduti acquirenti di azioni o obbligazioni già malate, ma anche verso tutti coloro che in perfetta buona fede hanno acquistato, per tradizione e piena fiducia, azioni magari rimettendo alla banca i risparmi dell’anno, e questo per decenni, qualche volta per tutta una vita.
E ciò anno dietro anno. Va tenuto conto dei messaggi scritti che la Dirigenza della Banca Popolare di Vicenza e tanto per fare un esempio, fra tanti, uno che venne inviato ai soci, nel dicembre 2014, quindi un anno o poco più fa, che recita “qualche settimana fa la Banca Centrale Europea ci ha promosso in Europa fra i primi 13 e più importanti gruppi bancari italiani” e ancora “Dagli “stress test” a cui la BCE ha sottoposto i nostri bilanci siamo risultati una banca solida e fortemente patrimonializzata e che tale resterebbe anche a fronte a scenari macroeconomici ancora più avversi degli attuali”. Frasi di questo tipo, e ancora più tranquillizzanti, si possono ricavare tranquillamente dalle diverse lettere prodotte dalla dirigenza negli ultimi due anni. Per di più con un Consiglio di Amministrazione, un Collegio Sindacale, che ritengo avesse il compito di operare quale Revisore dei Conti, e un Collegio dei Probiviri che non hanno, almeno per quanto ne sanno i soci-piccoli risparmiatori-spina dorsale della banca, sollevato qualche interrogativo e portato a conoscenza della massa dei soci azionisti.
Infine Jacopo Berti propone la (3) Introduzione di una clausola di salvaguardia territoriale. In merito a questa terza richiesta vi sono già affermazioni, di autorevoli personalità, che indicano obbiettivi, per la BPdiVi di natura diversa. L’interrogativo che sorge spontaneo è proprio legato a due fattori: il primo è in relazione del silenzio della Magistratura. Una comunicazione della Magistratura avrebbe una forza molto maggiore di qualsiasi altra fonte per fare chiarezza e quindi ridare, eventualmente, speranza e fiducia. Il secondo dell’ancor meno comprensibile silenzio degli organi locali di controllo, quelli della Banca naturalmente, che, salvo smentita, hanno comunque avvallato, o per lo meno non denunciato, la situazione proposta ai soci in questi ultimi anni.
